Il verificarsi di fenomeni connotati da ‘attualità’ è incessante, si producono con traiettorie che spesso sfuggono al tentativo di rintracciarne un senso generale, così come l’individuazione dei caratteri che accomunano il meccanismo che li sottende, fino alla dinamica che pervade tutte le attività e ne determina la capacità di assorbimento. Un sottile strato di demarcazione tra ciò che è attuale e ciò che non lo è più, stabilisce definitivamente il senso e quindi il grado di ‘attualità’ di una produzione rispetto ad un’altra, sia essa di contenuti, di merci, di servizi o di spazi. Una superficie dalla natura mobile e adattativa, terrain vague che prende corpo e significati propri; si forma uno strato, si sovrappone ad altri, si accumulano, si addensano, da questa configurazione emergono i punti di contatto tra i diversi strati da dove si generano i fenomeni dell’attualità. Hans Magnus Enzensberg definisce la stratificazione la “pastasfoglia della storia”. Dipendendo dal contenuto al quale appartengono, i diversi strati-configurazione sono la rappresentazione di realtà di fatto prodotte in un determinato spazio di tempo espressione concreta del manifestarsi della contemporaneità. Il piano di demarcazione è una sorta di algoritmo, quando finalmente si costituisce racchiude e si anima di traiettorie, di punti nodali che aprono a ulteriori piani; un universo multidimensionale di linguaggi, di contenuti completamente rinnovati, significati che pur evocando tratti distinguibili dal passato, trasformano il senso comune e la cultura del tempo. Traslazioni, recuperi, citazioni, balzi sostanziali, sono tutti meccanismi interni ai diversi piani, esplicitazione dei sistemi creativi che contribuiscono alla sostanza dell’identità estetica del quotidiano. Costruzione complessa che contribuisce alla formazione di superfici articolate, dove si evidenziano increspature, punti di contatto, discontinuità, Enzensberger (1999) li definisce “non-contemporaneità”. Episodi che rimbalzano affiorando dal passato o sono in anticipo sul futuro, esprimono la capacità di riconfigurare le direzioni da intraprendere nella produzione di contenuti e di conseguenza dell’influenza che eserciteranno sull’identità delle merci. La Moda assume un ruolo centrale nella realizzazione di quel serbatoio di “generi” da cui attingere per rinnovare e rinnovarsi; il carattere contaminativo e anticipativo agisce da propulsore rispetto a quei processi immanenti, riuscendo a invadere altri campi di conoscenze e ad estrapolare saperi pratici da utilizzare. Merci che nascono dall’ibridazione di concept, di metodi, di modelli, di pratiche, sono ricomposti all’interno dei propri ambiti di progetto e di applicazione pratica, rinnovando i propri strumenti, suggerendo e disponendosi ad una sostanziale interazione con altri settori produttivi. Se la Moda assurge al ruolo di industria manifatturiera con capacità di produzioni e distribuzione in grandi numeri, detenendo allo stesso tempo un ruolo privilegiato di termometro del gusto e dell’avanzamento culturale ed estetico della società, diventa automatico ritenere che appartenga alle cosiddette “industrie creative e culturali”. La Commissione Europea, nel Libro Verde (2010) sulle industrie culturali e creative riconosce un ruolo potenziale nello switch dalle fabbriche alle comunità creative; la cui materia prima individuata nella capacità immaginativa di innovare attraverso la creazione è alla base di produzioni e distribuzione di beni o servizi in cui si trasmettono valori culturali. La Moda, annoverata tra le “industrie creative”, attinge dalla cultura come motore per innovare svolgendo un ruolo critico e distintivo all’interno della società, traducendo la cultura come carattere preminentemente funzionale all’interno del processo produttivo culturale. La produzione di merci nella Moda non è solo e semplicemente un affaire de goût incontestable, un precetto, rappresenta bensì un valore che percorre la società intera e che rende tangibile la cultura di un’epoca, la dilata, la interpreta, la declina, in poche parole la rende materia “viva” e “usabile”.

La sostanza esperienziale e transestetica della Moda Modelli e processi culture& creative based

Maria Antonietta Sbordone
2018

Abstract

Il verificarsi di fenomeni connotati da ‘attualità’ è incessante, si producono con traiettorie che spesso sfuggono al tentativo di rintracciarne un senso generale, così come l’individuazione dei caratteri che accomunano il meccanismo che li sottende, fino alla dinamica che pervade tutte le attività e ne determina la capacità di assorbimento. Un sottile strato di demarcazione tra ciò che è attuale e ciò che non lo è più, stabilisce definitivamente il senso e quindi il grado di ‘attualità’ di una produzione rispetto ad un’altra, sia essa di contenuti, di merci, di servizi o di spazi. Una superficie dalla natura mobile e adattativa, terrain vague che prende corpo e significati propri; si forma uno strato, si sovrappone ad altri, si accumulano, si addensano, da questa configurazione emergono i punti di contatto tra i diversi strati da dove si generano i fenomeni dell’attualità. Hans Magnus Enzensberg definisce la stratificazione la “pastasfoglia della storia”. Dipendendo dal contenuto al quale appartengono, i diversi strati-configurazione sono la rappresentazione di realtà di fatto prodotte in un determinato spazio di tempo espressione concreta del manifestarsi della contemporaneità. Il piano di demarcazione è una sorta di algoritmo, quando finalmente si costituisce racchiude e si anima di traiettorie, di punti nodali che aprono a ulteriori piani; un universo multidimensionale di linguaggi, di contenuti completamente rinnovati, significati che pur evocando tratti distinguibili dal passato, trasformano il senso comune e la cultura del tempo. Traslazioni, recuperi, citazioni, balzi sostanziali, sono tutti meccanismi interni ai diversi piani, esplicitazione dei sistemi creativi che contribuiscono alla sostanza dell’identità estetica del quotidiano. Costruzione complessa che contribuisce alla formazione di superfici articolate, dove si evidenziano increspature, punti di contatto, discontinuità, Enzensberger (1999) li definisce “non-contemporaneità”. Episodi che rimbalzano affiorando dal passato o sono in anticipo sul futuro, esprimono la capacità di riconfigurare le direzioni da intraprendere nella produzione di contenuti e di conseguenza dell’influenza che eserciteranno sull’identità delle merci. La Moda assume un ruolo centrale nella realizzazione di quel serbatoio di “generi” da cui attingere per rinnovare e rinnovarsi; il carattere contaminativo e anticipativo agisce da propulsore rispetto a quei processi immanenti, riuscendo a invadere altri campi di conoscenze e ad estrapolare saperi pratici da utilizzare. Merci che nascono dall’ibridazione di concept, di metodi, di modelli, di pratiche, sono ricomposti all’interno dei propri ambiti di progetto e di applicazione pratica, rinnovando i propri strumenti, suggerendo e disponendosi ad una sostanziale interazione con altri settori produttivi. Se la Moda assurge al ruolo di industria manifatturiera con capacità di produzioni e distribuzione in grandi numeri, detenendo allo stesso tempo un ruolo privilegiato di termometro del gusto e dell’avanzamento culturale ed estetico della società, diventa automatico ritenere che appartenga alle cosiddette “industrie creative e culturali”. La Commissione Europea, nel Libro Verde (2010) sulle industrie culturali e creative riconosce un ruolo potenziale nello switch dalle fabbriche alle comunità creative; la cui materia prima individuata nella capacità immaginativa di innovare attraverso la creazione è alla base di produzioni e distribuzione di beni o servizi in cui si trasmettono valori culturali. La Moda, annoverata tra le “industrie creative”, attinge dalla cultura come motore per innovare svolgendo un ruolo critico e distintivo all’interno della società, traducendo la cultura come carattere preminentemente funzionale all’interno del processo produttivo culturale. La produzione di merci nella Moda non è solo e semplicemente un affaire de goût incontestable, un precetto, rappresenta bensì un valore che percorre la società intera e che rende tangibile la cultura di un’epoca, la dilata, la interpreta, la declina, in poche parole la rende materia “viva” e “usabile”.
2018
Sbordone, Maria Antonietta
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/397174
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