Il contributo si focalizza sulle scelte, difensive in primis, che portarono dal secondo quarto del XVI secolo al ridisegno dell’immagine di Napoli. Oltre al complessivo – ma non risolutivo – miglioramento del tessuto urbano consolidato, l’ampliamento delle mura sino ad inglobare i poggi occidentali di San Martino, di Pizzofalcone e delle Mortelle, avviato da don Pedro de Toledo e proseguito poi dai suoi successori, avrebbe infatti portato alla definizione di una vera e propria ‘città degli Spagnoli’ volutamente separata dal resto della capitale. Ispirato alle cittadelle fortificate teorizzate dai trattatisti contemporanei, questo ‘cuartel’ autosufficiente e ben protetto sarebbe dovuto essere destinato all’acquartieramento delle truppe vicereali e, soprattutto, alla popolazione spagnola che, sempre più numerosa, si trasferiva in città. A dispetto delle premesse, dalla seconda metà del secolo successivo iniziò tuttavia a tramontare il disegno dell’insediamento autonomo, oramai troppo densamente abitato e irrimediabilmente privato di quelle «belle attitudini» che per oltre un secolo ne avevano fatto «la parte mejor de la ciudad».
«Una nuova e grossa città». L’immagine di Napoli tra Cinque e Seicento
PIGNATELLI SPINAZZOLA, Giuseppe
2016
Abstract
Il contributo si focalizza sulle scelte, difensive in primis, che portarono dal secondo quarto del XVI secolo al ridisegno dell’immagine di Napoli. Oltre al complessivo – ma non risolutivo – miglioramento del tessuto urbano consolidato, l’ampliamento delle mura sino ad inglobare i poggi occidentali di San Martino, di Pizzofalcone e delle Mortelle, avviato da don Pedro de Toledo e proseguito poi dai suoi successori, avrebbe infatti portato alla definizione di una vera e propria ‘città degli Spagnoli’ volutamente separata dal resto della capitale. Ispirato alle cittadelle fortificate teorizzate dai trattatisti contemporanei, questo ‘cuartel’ autosufficiente e ben protetto sarebbe dovuto essere destinato all’acquartieramento delle truppe vicereali e, soprattutto, alla popolazione spagnola che, sempre più numerosa, si trasferiva in città. A dispetto delle premesse, dalla seconda metà del secolo successivo iniziò tuttavia a tramontare il disegno dell’insediamento autonomo, oramai troppo densamente abitato e irrimediabilmente privato di quelle «belle attitudini» che per oltre un secolo ne avevano fatto «la parte mejor de la ciudad».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.