Insieme alle loro caratteristiche connotative, i luoghi hanno la predisposizione a essere denotati quali segni identitari oltre che identificativi. Ma cosa accade quando un luogo è partecipe di una narrazione? Se la narrazione riguarda il luogo stesso, la sua pregnanza empirica e la sua storia possono essere, prima, lette – connettendo i dati di analisi – e poi interpretate, secondo categorie selezionate in base alle qualità dell’oggetto d’indagine; in tal senso la ricerca sui luoghi urbani segue una struttura narrativa in cui l’obiettivo è dato dalla definizione dell’identità del luogo, intesa quale connotazione necessaria perché un luogo persista, e dalla comunicazione dei risultati così trovati. In tal senso la ricerca urbana, che giunga a progetti trasformativi o conservativi, è il medium attraverso il quale il portato della storia, ossia quanto fa parte del nostro presente, sia anche parte del futuro; è la possibilità per cui i luoghi possano continuare a vivere, grazie a un processo d’indagine che, di volta in volta, li riporti a nuova vita, esprimendone l’intima vocazione e le conseguenti suggestioni progettuali. Se, invece, la narrazione non riguarda il luogo, ma esso ne partecipa in quanto scena, si apre una possibilità interpretativa che lo intenda quale immagine-narrante, alla quale appartengono significati sia propri della storia in questione sia più ampi. Ecco che l’oggetto-narrante esprime fatti del sedimentato presente, quindi anche la corrispondenza fra quell’immagine e l’immaginario comune, ma soprattutto quanto espressivo della poetica del narratore e della storia in questione. In tal senso si può ascrivere una funzione narrativa al ponte, intendendolo quale spazio demiurgico all’interno della storia; così la funzione del connettere – propria del ponte – ne contiene un’altra al suo interno: se il ponte è strumento-oggetto per il superamento di un limite, al tempo stesso è un elemento ordinatore della narrazione; intenderlo come demiurgico significa non accettare un’interpretazione del suo significato che sia indipendente, nell’approccio e nelle conclusioni, da un ambito speculativo più ampio; in tal senso il contesto di pertinenza del ponte all’interno della narrazione passa per la verifica di appartenenza a un sistema di riferimento dato dal confronto fra più opere, in generale e dello stesso autore e, soprattutto, da quelle che sono le categorie interpretative deducibili dalla struttura narrativa in generale. Da qui il ponte come luogo della sospensione diviene luogo deputato alla narrazione per immagini, in quanto fattore di separabilità, ovvero intervallo necessario alla percezione delle immagini-movimento date dai processi di differenziazione e specificazione.

Kinetic Landscapes | Paesaggi Cinetici

FIORENTINO, Caterina Cristina
2011

Abstract

Insieme alle loro caratteristiche connotative, i luoghi hanno la predisposizione a essere denotati quali segni identitari oltre che identificativi. Ma cosa accade quando un luogo è partecipe di una narrazione? Se la narrazione riguarda il luogo stesso, la sua pregnanza empirica e la sua storia possono essere, prima, lette – connettendo i dati di analisi – e poi interpretate, secondo categorie selezionate in base alle qualità dell’oggetto d’indagine; in tal senso la ricerca sui luoghi urbani segue una struttura narrativa in cui l’obiettivo è dato dalla definizione dell’identità del luogo, intesa quale connotazione necessaria perché un luogo persista, e dalla comunicazione dei risultati così trovati. In tal senso la ricerca urbana, che giunga a progetti trasformativi o conservativi, è il medium attraverso il quale il portato della storia, ossia quanto fa parte del nostro presente, sia anche parte del futuro; è la possibilità per cui i luoghi possano continuare a vivere, grazie a un processo d’indagine che, di volta in volta, li riporti a nuova vita, esprimendone l’intima vocazione e le conseguenti suggestioni progettuali. Se, invece, la narrazione non riguarda il luogo, ma esso ne partecipa in quanto scena, si apre una possibilità interpretativa che lo intenda quale immagine-narrante, alla quale appartengono significati sia propri della storia in questione sia più ampi. Ecco che l’oggetto-narrante esprime fatti del sedimentato presente, quindi anche la corrispondenza fra quell’immagine e l’immaginario comune, ma soprattutto quanto espressivo della poetica del narratore e della storia in questione. In tal senso si può ascrivere una funzione narrativa al ponte, intendendolo quale spazio demiurgico all’interno della storia; così la funzione del connettere – propria del ponte – ne contiene un’altra al suo interno: se il ponte è strumento-oggetto per il superamento di un limite, al tempo stesso è un elemento ordinatore della narrazione; intenderlo come demiurgico significa non accettare un’interpretazione del suo significato che sia indipendente, nell’approccio e nelle conclusioni, da un ambito speculativo più ampio; in tal senso il contesto di pertinenza del ponte all’interno della narrazione passa per la verifica di appartenenza a un sistema di riferimento dato dal confronto fra più opere, in generale e dello stesso autore e, soprattutto, da quelle che sono le categorie interpretative deducibili dalla struttura narrativa in generale. Da qui il ponte come luogo della sospensione diviene luogo deputato alla narrazione per immagini, in quanto fattore di separabilità, ovvero intervallo necessario alla percezione delle immagini-movimento date dai processi di differenziazione e specificazione.
2011
Fiorentino, Caterina Cristina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/225768
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