L’istituto della proprietà è oggetto di una disciplina multilivello: nazionale, comunitaria e di altri organismi sovranazionali, si pensi alla CEDU, alla Carta di Nizza e al Trattato di Lisbona, nonché alla Banca mondiale, ove la proprietà viene configurata quale diritto fondamentale della personalità. Esso, infatti, non costituisce un diritto astratto, a sé stante, ma parte integrante e irrinunciabile di un più complesso sistema di diritti che si inserisce in un nuovo sistema delle fonti che permea l’intera vita sociale ed economica, contribuendone allo sviluppo. Alla luce di tali premesse, un’analisi dell’istituto della proprietà non può, oggi, prescindere dal contesto di integrazione europea e globale in cui viene a trovarsi. La pluralità di ordinamenti , in un sistema italo-comunitario delle fonti, non determina sovrapposizioni né, tantomeno, una gerarchia ma rapporti di interazione con integrazione reciproca che, proprio nella proprietà privata, trovano massima espressione. La promozione, infatti, dell’unione economica, monetaria e dello sviluppo equilibrato delle attività economiche dei Paesi membri si è, inevitabilmente, tradotta in una normativa che incide sulla proprietà, non nel senso di limitarla ma nel senso di renderne necessaria la modulazione in funzione del conseguimento del contemperamento degli interessi sottesi. Di qui lo scopo del lavoro che dell’esame della giurisprudenza costituzionale, comunitaria, della Cedu e, soprattutto del Trattato di Lisbona, propone un’interpretazione sistematico assiologica, ove la proprietà privata viene ricostruita quale istituto centrale dell’ordinamento giuridico, sintesi dei valori di solidarietà e sussidiarietà propugnati dalla Costituzione che, dell’unitario sistema delle fonti, rappresenta un pilastro.
Il diritto di proprietà tra pluralismo delle fonti e unitarietà dell'ordinamento
MIGNOZZI, Alessia
2009
Abstract
L’istituto della proprietà è oggetto di una disciplina multilivello: nazionale, comunitaria e di altri organismi sovranazionali, si pensi alla CEDU, alla Carta di Nizza e al Trattato di Lisbona, nonché alla Banca mondiale, ove la proprietà viene configurata quale diritto fondamentale della personalità. Esso, infatti, non costituisce un diritto astratto, a sé stante, ma parte integrante e irrinunciabile di un più complesso sistema di diritti che si inserisce in un nuovo sistema delle fonti che permea l’intera vita sociale ed economica, contribuendone allo sviluppo. Alla luce di tali premesse, un’analisi dell’istituto della proprietà non può, oggi, prescindere dal contesto di integrazione europea e globale in cui viene a trovarsi. La pluralità di ordinamenti , in un sistema italo-comunitario delle fonti, non determina sovrapposizioni né, tantomeno, una gerarchia ma rapporti di interazione con integrazione reciproca che, proprio nella proprietà privata, trovano massima espressione. La promozione, infatti, dell’unione economica, monetaria e dello sviluppo equilibrato delle attività economiche dei Paesi membri si è, inevitabilmente, tradotta in una normativa che incide sulla proprietà, non nel senso di limitarla ma nel senso di renderne necessaria la modulazione in funzione del conseguimento del contemperamento degli interessi sottesi. Di qui lo scopo del lavoro che dell’esame della giurisprudenza costituzionale, comunitaria, della Cedu e, soprattutto del Trattato di Lisbona, propone un’interpretazione sistematico assiologica, ove la proprietà privata viene ricostruita quale istituto centrale dell’ordinamento giuridico, sintesi dei valori di solidarietà e sussidiarietà propugnati dalla Costituzione che, dell’unitario sistema delle fonti, rappresenta un pilastro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.