Il saggio ricostruisce la storia dell’attuale sede della facoltà di Lettere e Filosofia della Seconda Università di Napoli dalla fondazione del convento di S. Maria Via Coeli sino alla costruzione del carcere borbonico. Il convento dei Minimi fu fondato nel 1604 dal padre predicatore dell’Ordine don Ignazio da Capua. Poiché non rimangono tracce materiali di questa prima costruzione, è stato necessario consultare le fonti archivistiche per definirne l’originaria configurazione. L’edificio religioso fu demolito nel 1819 quando iniziò la costruzione del nuovo Carcere centrale di Terra di Lavoro: fondato sulle strutture del criptoportico romano, l’impianto seguiva la forma bloccata di un rigido quadrilatero. Il saggio descrive le articolate vicende del cantiere borbonico fino all’Unità d’Italia precisando anche le originarie destinazioni d’uso degli ambienti. La lunga durata dei lavori, per i problemi insorti con l’appaltatore sin dall’inizio, rese inadeguato e anacronistico il carcere di S. Maria molto prima della sua conclusione (negli anni ’40 dell’Ottocento), soprattutto al confronto con i contemporanei edifici di Avellino e Campobasso che seguirono le norme costruttive del panopticon. La lettura delle carte dell’epoca relative alla costruzione della prigione borbonica riflette efficacemente anche il vivace dibattito sull’edilizia carceraria che impegnò gli ambienti del Corpo di Ponti e Strade in quegli anni.

S. Maria Capua Vetere. Il carcere borbonico. Facoltà di Lettere

PEZONE, Maria Gabriella
2010

Abstract

Il saggio ricostruisce la storia dell’attuale sede della facoltà di Lettere e Filosofia della Seconda Università di Napoli dalla fondazione del convento di S. Maria Via Coeli sino alla costruzione del carcere borbonico. Il convento dei Minimi fu fondato nel 1604 dal padre predicatore dell’Ordine don Ignazio da Capua. Poiché non rimangono tracce materiali di questa prima costruzione, è stato necessario consultare le fonti archivistiche per definirne l’originaria configurazione. L’edificio religioso fu demolito nel 1819 quando iniziò la costruzione del nuovo Carcere centrale di Terra di Lavoro: fondato sulle strutture del criptoportico romano, l’impianto seguiva la forma bloccata di un rigido quadrilatero. Il saggio descrive le articolate vicende del cantiere borbonico fino all’Unità d’Italia precisando anche le originarie destinazioni d’uso degli ambienti. La lunga durata dei lavori, per i problemi insorti con l’appaltatore sin dall’inizio, rese inadeguato e anacronistico il carcere di S. Maria molto prima della sua conclusione (negli anni ’40 dell’Ottocento), soprattutto al confronto con i contemporanei edifici di Avellino e Campobasso che seguirono le norme costruttive del panopticon. La lettura delle carte dell’epoca relative alla costruzione della prigione borbonica riflette efficacemente anche il vivace dibattito sull’edilizia carceraria che impegnò gli ambienti del Corpo di Ponti e Strade in quegli anni.
2010
Pezone, Maria Gabriella
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/222213
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact