Antimo Cesaro, Stupor mundi o sull’ermeneutica simbolico politica dell’opera d’arte, in A. Cesaro (a cura di), L’angelo e la fenice. Percorsi di ermeneutica simbolica, Luciano Editore, Napoli 2007, pp. 45-86. Il saggio intende proporre, nella sua prima parte (con ampi riferimenti alle prospettive d’indagine di Jacques Le Goff, Ernst Kantorowicz ed Ervin Panofsky), le coordinate epistemologiche per la ricerca simbolico-politica, con particolare attenzione alle “evidenze materiali” delle opere d’arte come testimonianza concreta di un determinata ideologia del potere e di un determinato contesto socio-politico. Successivamente intende proporre possibili definizioni per una serie di concetti (rappresentazione, immaginario, simbolico, ideologico) il cui statuto epistemico viene opportunamente perimetrato anche alla luce degli studi di Giulio Maria Chiodi che, nell’ambito della filosofia politica italiana, ha per primo evidenziato le potenzialità e la fertilità della ricerca simbolica. Infine, la prospettiva d’indagine è applicata alla temperie culturale e politica del medioevo (con specifico riferimento all’età federiciana) nella quale ogni evento, ogni fenomeno e ogni gesto assumeva un significato “simbolico” che lo riconnetteva immediatamente ad una dimensione di valore superiore, trascendente, mitica e totalizzante. In un tale contesto, i differenti significati cui rimandava una realtà naturale o artificiale erano da iscriversi, da un lato, nei diversi contesti culturali (latino, greco, ebraico, ma anche gallo-romanico, celtico e germanico) che, mescolati, costituivano il bagaglio culturale dell’autore medievale; dall’altro, nella dimensione simbolica, di cui la natura era considerata maschera sensibile e in cui tutto assumeva un significato ulteriore, una spiegazione complessiva e un orizzonte di senso. Sulla base di queste premesse, anche alla luce delle interessanti intuizioni di Percy Ernst Schramm, vengono considerate tutte le potenzialità della simbolica del potere, atte a dimostrare e sostenere la sovranità, il potere, la potenza legittima, che si percepiscono sensibilmente per mezzo di segni, gesti e azioni visibili, udibili e tangibili. Infine, in una prospettiva di studio dal carattere fortemente interdisciplinare, viene valutata l’enorme capacità coinvolgente e pervasiva del simbolo che, nelle dinamiche del potere, si pone come strumento ineludibile di coesione sociale nel manifestarsi di un vissuto identitario che può giungere fino a forme di vera e propria possessione. Abstract in inglese The essay aims to propose in its first part (with ample references to the perspectives of Jacques Le Goff, Erwin Panofsky and Ernst Kantorowicz) the epistemological coordinates for symbolic political research, particularly focusing on the “material evidences” of artworks as the concrete proofs of a certain ideology of power and a specific socio-political context. Subsequently, it intends to suggest possible definitions for a series of concepts (representation, imaginary, symbolic, ideological) whose epistemic statute is appropriately defined in the light of Giulio Maria Chiodi analysis; within the Italian political philosophy, he was the first to reveal the potential and the fertility of symbolic research. Finally, the perspective of studies is applied to the political and cultural ambience of the Middle Ages (with a specific reference to the Frederician age), in which every event, every phenomenon and every gesture took on a “symbolic” meaning that immediately linked it to a higher, transcendent, mythical and all-encompassing dimension. In this context, the different meanings which referred to a natural or artificial reality had to be registered, on the one hand, in different cultural contexts (Latin, Greek, Hebrew, but also Gallo-Roman, Celtic and Germanic), which, mixed, made up the cultural background of medieval authors; and on the other hand, in the symbolic dimension, whose nature was considered a sensitive form and in which everything assumed a further meaning, an overall explanation and an horizon of meaning. On this basis, also in the light of Percy Ernst Schramm interesting intuitions, we consider all the potentials of the symbolic power, able to demonstrate and support the sovereignty, the power, the legitimate power, sensitively perceived through signs, gestures and visible, audible and tangible actions. Finally, from a highly interdisciplinary viewpoint, we considered the enormous capacity of the symbol to be immersive and pervasive, which, in the dynamics of power, is an unavoidable instrument of social cohesion in the manifestation of identity experiences that can reach up to forms of real possession.

Stupor mundi o sull'ermeneutica simbolico-politica dell'opera d'arte

CESARO, Antimo
2007

Abstract

Antimo Cesaro, Stupor mundi o sull’ermeneutica simbolico politica dell’opera d’arte, in A. Cesaro (a cura di), L’angelo e la fenice. Percorsi di ermeneutica simbolica, Luciano Editore, Napoli 2007, pp. 45-86. Il saggio intende proporre, nella sua prima parte (con ampi riferimenti alle prospettive d’indagine di Jacques Le Goff, Ernst Kantorowicz ed Ervin Panofsky), le coordinate epistemologiche per la ricerca simbolico-politica, con particolare attenzione alle “evidenze materiali” delle opere d’arte come testimonianza concreta di un determinata ideologia del potere e di un determinato contesto socio-politico. Successivamente intende proporre possibili definizioni per una serie di concetti (rappresentazione, immaginario, simbolico, ideologico) il cui statuto epistemico viene opportunamente perimetrato anche alla luce degli studi di Giulio Maria Chiodi che, nell’ambito della filosofia politica italiana, ha per primo evidenziato le potenzialità e la fertilità della ricerca simbolica. Infine, la prospettiva d’indagine è applicata alla temperie culturale e politica del medioevo (con specifico riferimento all’età federiciana) nella quale ogni evento, ogni fenomeno e ogni gesto assumeva un significato “simbolico” che lo riconnetteva immediatamente ad una dimensione di valore superiore, trascendente, mitica e totalizzante. In un tale contesto, i differenti significati cui rimandava una realtà naturale o artificiale erano da iscriversi, da un lato, nei diversi contesti culturali (latino, greco, ebraico, ma anche gallo-romanico, celtico e germanico) che, mescolati, costituivano il bagaglio culturale dell’autore medievale; dall’altro, nella dimensione simbolica, di cui la natura era considerata maschera sensibile e in cui tutto assumeva un significato ulteriore, una spiegazione complessiva e un orizzonte di senso. Sulla base di queste premesse, anche alla luce delle interessanti intuizioni di Percy Ernst Schramm, vengono considerate tutte le potenzialità della simbolica del potere, atte a dimostrare e sostenere la sovranità, il potere, la potenza legittima, che si percepiscono sensibilmente per mezzo di segni, gesti e azioni visibili, udibili e tangibili. Infine, in una prospettiva di studio dal carattere fortemente interdisciplinare, viene valutata l’enorme capacità coinvolgente e pervasiva del simbolo che, nelle dinamiche del potere, si pone come strumento ineludibile di coesione sociale nel manifestarsi di un vissuto identitario che può giungere fino a forme di vera e propria possessione. Abstract in inglese The essay aims to propose in its first part (with ample references to the perspectives of Jacques Le Goff, Erwin Panofsky and Ernst Kantorowicz) the epistemological coordinates for symbolic political research, particularly focusing on the “material evidences” of artworks as the concrete proofs of a certain ideology of power and a specific socio-political context. Subsequently, it intends to suggest possible definitions for a series of concepts (representation, imaginary, symbolic, ideological) whose epistemic statute is appropriately defined in the light of Giulio Maria Chiodi analysis; within the Italian political philosophy, he was the first to reveal the potential and the fertility of symbolic research. Finally, the perspective of studies is applied to the political and cultural ambience of the Middle Ages (with a specific reference to the Frederician age), in which every event, every phenomenon and every gesture took on a “symbolic” meaning that immediately linked it to a higher, transcendent, mythical and all-encompassing dimension. In this context, the different meanings which referred to a natural or artificial reality had to be registered, on the one hand, in different cultural contexts (Latin, Greek, Hebrew, but also Gallo-Roman, Celtic and Germanic), which, mixed, made up the cultural background of medieval authors; and on the other hand, in the symbolic dimension, whose nature was considered a sensitive form and in which everything assumed a further meaning, an overall explanation and an horizon of meaning. On this basis, also in the light of Percy Ernst Schramm interesting intuitions, we consider all the potentials of the symbolic power, able to demonstrate and support the sovereignty, the power, the legitimate power, sensitively perceived through signs, gestures and visible, audible and tangible actions. Finally, from a highly interdisciplinary viewpoint, we considered the enormous capacity of the symbol to be immersive and pervasive, which, in the dynamics of power, is an unavoidable instrument of social cohesion in the manifestation of identity experiences that can reach up to forms of real possession.
2007
Cesaro, Antimo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/218149
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