Scopo del lavoro è stato verificare il rapporto tra l’astratta previsione di cui agli articoli 22 e seguenti dello Statuto con il concetto di legalità penale sviluppatasi nel diritto internazionale. Data la peculiarità normativa del diritto internazionale, il principio del nullum crimen, nulla poena sine lege ha in tale ambito assunto un significato autonomo rispetto alla sua operatività nei diritti nazionali. Inizialmente, è stato configurante quasi come principio di giustizia dal valore, più che giuridico, etico, autorizzante la punizione di condotte non espressamente vietate al momento della loro realizzazione. Si trattava, quindi, di un principio morale destinato a cedere di fronte a superiori esigenze di giustizia. Oggi, i profili di novità sono fondamentalmente due e attengono alle fonti di produzione legittimate a definire le condotte costituenti crimini internazionali e alla qualità della descrizioni delle condotte del cd. diritto applicabile. In sede europea, l’evoluzione di tale concetto è frutto soprattutto dall’attività interpretativa ed applicativa della Corte europea dei diritti dell’uomo. Preziosa è stata, poi, la giurisprudenza dei Tribunali internazionali penali ad hoc, che, principalmente in alcune sue più recenti pronunce, ha poi dimostrato di aderire alla ricostruzione di legalità della Corte europea. La conclusione cui si è pervenuti nel lavoro è la prospettazione della possibilità, tutt’altro che astratta, che i giudici, nella prassi giurisprudenziale, possano definire i contorni della legalità secondo canoni più consueti al diritto internazionale. Nel sistema della Corte penale internazionale, l’interpretazione tassativa, le regola del in dubio pro reo, l’analogia in bonam partem sono riferibili all’esigenza che i presupposti della responsabilità penale siano certi e determinati, all’esigenza, cioè, della prevedibilità dell’intervento penale. Quelle indicazioni, allora, sono anche in tale ambito condizioni per la prevedibilità delle conseguenze giuridiche delle proprie condotte.

Il principio di legalità

ESPOSITO, Andreana
2006

Abstract

Scopo del lavoro è stato verificare il rapporto tra l’astratta previsione di cui agli articoli 22 e seguenti dello Statuto con il concetto di legalità penale sviluppatasi nel diritto internazionale. Data la peculiarità normativa del diritto internazionale, il principio del nullum crimen, nulla poena sine lege ha in tale ambito assunto un significato autonomo rispetto alla sua operatività nei diritti nazionali. Inizialmente, è stato configurante quasi come principio di giustizia dal valore, più che giuridico, etico, autorizzante la punizione di condotte non espressamente vietate al momento della loro realizzazione. Si trattava, quindi, di un principio morale destinato a cedere di fronte a superiori esigenze di giustizia. Oggi, i profili di novità sono fondamentalmente due e attengono alle fonti di produzione legittimate a definire le condotte costituenti crimini internazionali e alla qualità della descrizioni delle condotte del cd. diritto applicabile. In sede europea, l’evoluzione di tale concetto è frutto soprattutto dall’attività interpretativa ed applicativa della Corte europea dei diritti dell’uomo. Preziosa è stata, poi, la giurisprudenza dei Tribunali internazionali penali ad hoc, che, principalmente in alcune sue più recenti pronunce, ha poi dimostrato di aderire alla ricostruzione di legalità della Corte europea. La conclusione cui si è pervenuti nel lavoro è la prospettazione della possibilità, tutt’altro che astratta, che i giudici, nella prassi giurisprudenziale, possano definire i contorni della legalità secondo canoni più consueti al diritto internazionale. Nel sistema della Corte penale internazionale, l’interpretazione tassativa, le regola del in dubio pro reo, l’analogia in bonam partem sono riferibili all’esigenza che i presupposti della responsabilità penale siano certi e determinati, all’esigenza, cioè, della prevedibilità dell’intervento penale. Quelle indicazioni, allora, sono anche in tale ambito condizioni per la prevedibilità delle conseguenze giuridiche delle proprie condotte.
2006
Esposito, Andreana
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