Questo contributo propone una lettura dei paesaggi culturali del Mediterraneo – intesi nell’accezione della Convenzione Europea del Paesaggio come “opere combinate della natura e dell’uomo” – analizzando in particolare i segni di lunga durata impressi dall’opera di colonizzazione dei romani. Questa scelta dipende da ragioni di ordine metodologico, ed in particolare dalla verifica dell’esistenza di un profondo legame di condizionamento a doppio senso, ovvero nella modifica del territorio e del paesaggio dovuta all’utilizzo da parte dei romani, e dall’altra parte nel condizionamento della morfologia dell’ambiente sull’impianto di fondazione delle città. La presenza degli impianti romani su un’estensione così vasta, infatti, ha comportato la necessità di inserirsi in contesti naturali, sociali, infrastrutturali, economici, molto differenti tra loro. D’altronde quella compiuta dai romani è stata la prima, ed anche l’unica unificazione politica del Mediterraneo. Nei secoli della costruzione dell’impero i romani lasciarono a mercanti specializzati (greci, siriaci, alessandrini, ebrei) le attività mercantili, e si dedicarono soprattutto all’impresa di unificazione culturale: l’esportazione del loro modello di città e dello stile di vita cittadino, della legislazione e dell’apparato amministrativo. Per questo le tracce di quella civiltà non sono solo quelle materiali, ma le ben più profonde e durature tracce culturali. L’eredità dell’unificazione politica romana si è tramandata molto oltre i limiti temporali della sua sopravvivenza. Ha posto le basi per un’organizzazione del territorio, dell’ordine politico, sociale e familiare, che caratterizza il mondo europeo non meno delle superbe rovine che ne attestano la presenza lungo tutte le sponde del Mediterraneo.
L'impronta di Roma nel paesaggio mediterraneo
PISCITELLI, Manuela
2011
Abstract
Questo contributo propone una lettura dei paesaggi culturali del Mediterraneo – intesi nell’accezione della Convenzione Europea del Paesaggio come “opere combinate della natura e dell’uomo” – analizzando in particolare i segni di lunga durata impressi dall’opera di colonizzazione dei romani. Questa scelta dipende da ragioni di ordine metodologico, ed in particolare dalla verifica dell’esistenza di un profondo legame di condizionamento a doppio senso, ovvero nella modifica del territorio e del paesaggio dovuta all’utilizzo da parte dei romani, e dall’altra parte nel condizionamento della morfologia dell’ambiente sull’impianto di fondazione delle città. La presenza degli impianti romani su un’estensione così vasta, infatti, ha comportato la necessità di inserirsi in contesti naturali, sociali, infrastrutturali, economici, molto differenti tra loro. D’altronde quella compiuta dai romani è stata la prima, ed anche l’unica unificazione politica del Mediterraneo. Nei secoli della costruzione dell’impero i romani lasciarono a mercanti specializzati (greci, siriaci, alessandrini, ebrei) le attività mercantili, e si dedicarono soprattutto all’impresa di unificazione culturale: l’esportazione del loro modello di città e dello stile di vita cittadino, della legislazione e dell’apparato amministrativo. Per questo le tracce di quella civiltà non sono solo quelle materiali, ma le ben più profonde e durature tracce culturali. L’eredità dell’unificazione politica romana si è tramandata molto oltre i limiti temporali della sua sopravvivenza. Ha posto le basi per un’organizzazione del territorio, dell’ordine politico, sociale e familiare, che caratterizza il mondo europeo non meno delle superbe rovine che ne attestano la presenza lungo tutte le sponde del Mediterraneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.