Dal mito platonico della biga alata alla colomba di Kant: per una rivoluzione nel rapporto tra corpo e conoscenza

Platone, parlando dell’anima nel Fedro, ricorre al mito della biga alata guidata da un auriga. Esprime così in immagini una tripartizione dell’anima. Questo mito dà a pensare non solo nel senso che ne emerge sotto traccia un modello, ma nel senso che ne possono emergere più modelli, a più strati. In generale, il mito – ogni mito - ha uno statuto che gli permette di essere guardato come struttura indipendente sia dalla presenza di una prospettiva storica sia dall’assenza di qualsiasi prospettiva storica. D’altra parte, se si osserva la prospettiva in cui Kant colloca il rapporto tra le forme trascendentali e l’esperienza, è rinvenibile quel modello metaforico della colomba in volo, in cui qualcosa di profondo dà a pensare, che coinvolge lo stesso problema della ragione legislatrice. Il modello platonico della biga e il modello kantiano della colomba possono essere oggi messi a confronto e opportunamente incrociati? Possono dirci qualcosa di nuovo sulla questione della conoscenza? Forse, nel mito platonico possono trovarsi le traccie per una rivoluzione nel modello della conoscenza.