«Fondare una città di parecchie migliaia di abitanti, tutti sofferenti»: questo l’obbiettivo individuato da Don Pasquale Uva, definito «infaticabile, intelligentissimo fiancheggiatore della Psichiatria». Le Case della Divina Provvidenza, quattro ospedali psichiatrici da lui fondati, con sedi in Puglia (Bisceglie e Foggia), Basilicata (Potenza) e Lazio (Guidonia), vengono realizzate a partire dal 1921 fino ai primi anni Settanta. Nella pubblicazione del 1948: "La mancanza dell’assistenza psichiatrica nell’Italia meridionale", don Uva denuncia, infatti, la carenza degli ospedali psichiatrici al Sud, proponendosi quale portavoce di una delicata condizione sociale e come propulsore per la costruzione di adeguate sedi. Queste ultime nascono dalla collaborazione fra alienisti e tecnici, tra cui, oltre alla originale opera degli ingegneri della Casa, Libero e Demetrio Martucci, si segnala l’inedito contributo di Marcello D’Olivo, sia a Guidonia che nel fabbricato neo espressionista di Potenza. In particolare, i complessi di Don Uva, nell’ambito dell’architettura manicomiale tra Otto e Novecento (che si configura oggi come un consistente patrimonio nazionale urbano da recuperare), si inseriscono nella fase della trasformazione da cittadelle autonome e chiuse a complessi open door e infine a strutture ospedaliere, sulla base dell’evoluzione della psichiatria e della psicopedagogia.
Le Case della Divina Provvidenza nell’Italia Meridionale
DE FALCO, Carolina
2013
Abstract
«Fondare una città di parecchie migliaia di abitanti, tutti sofferenti»: questo l’obbiettivo individuato da Don Pasquale Uva, definito «infaticabile, intelligentissimo fiancheggiatore della Psichiatria». Le Case della Divina Provvidenza, quattro ospedali psichiatrici da lui fondati, con sedi in Puglia (Bisceglie e Foggia), Basilicata (Potenza) e Lazio (Guidonia), vengono realizzate a partire dal 1921 fino ai primi anni Settanta. Nella pubblicazione del 1948: "La mancanza dell’assistenza psichiatrica nell’Italia meridionale", don Uva denuncia, infatti, la carenza degli ospedali psichiatrici al Sud, proponendosi quale portavoce di una delicata condizione sociale e come propulsore per la costruzione di adeguate sedi. Queste ultime nascono dalla collaborazione fra alienisti e tecnici, tra cui, oltre alla originale opera degli ingegneri della Casa, Libero e Demetrio Martucci, si segnala l’inedito contributo di Marcello D’Olivo, sia a Guidonia che nel fabbricato neo espressionista di Potenza. In particolare, i complessi di Don Uva, nell’ambito dell’architettura manicomiale tra Otto e Novecento (che si configura oggi come un consistente patrimonio nazionale urbano da recuperare), si inseriscono nella fase della trasformazione da cittadelle autonome e chiuse a complessi open door e infine a strutture ospedaliere, sulla base dell’evoluzione della psichiatria e della psicopedagogia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.