Si illustra in questo studio un particolare itinerario italo-inglese di Pulcinella – maschera versatile e ubiqua, interprete di messaggi complessi, semiseri o tragi-/comici. Articolata è la letteratura sulle sue origini, riconducibili alla commedia popolare latina, ma anche a culture più remote ed esoteriche, identificabili semioticamente nel costume e nella peculiare fisicità della sua persona (il berretto frigio, l’ampia camicia sullo sterno carenato, il priapico naso adunco, la voce-pivetta, la cintura/serpente sotto il ventre). Più spesso alleato dei diavoli che dei santi, Pulcinella è maschera/persona dagli appetiti insaziabili e dalla proliferazione incontrollata, di cui e F.C. Greco (1988, 1990) e J. Starobinski (2000) esaltano i significati estremi. L’occasione del “viaggio” in Inghilterra è il Carnevale del 1770, quando il sacerdote calabrese Antonio Jerocades compose e fece rappresentare nel collegio di Sora l’intermezzo teatrale satirico Pulcinella da qua(c)quero. La scena è ambientata a Londra, dove Pulcinella aveva seguito il suo padrone francese. Il cibo, la miseria, le stravaganze d’Italia e del Regno di Napoli sono gli argomenti centrali, e gradualmente Pulcinella è allettato ad abbandonare la religione cattolica per convertirsi al credo quacchero. Nel proliferare di sette protestanti nell’Inghilterra del XVII, i quaccheri si distinsero sia per l’intenso misticismo, sia per la spinta a diffondere nel mondo la loro fede, organizzando missioni persino nell’impervio territorio dell’Italia della Controriforma. Non ebbero successo, ma lasciarono traccia durevole nell’immaginario delle popolazioni. A Sora, città borbonica e clericale, Jerocades aveva osato rappresentare un cristiano cattolico – Pulcinella – che per miseria diventa quacchero, alimentando così il timore che i ricchi protestanti seducessero con il danaro poveri italiani per affiliarli alle loro sette. Seguì un processo conclusosi con la sospensione dall’insegnamento dell’abate. In questo contestato intermezzo teatrale, giocato su due parole polimorfe e in transito lingua- culturale, Quaker/quequero/quacchero, e Punchinello/Polichinello/Punch, la maschera di Pulcinella veicolava una satira politico-religiosa di cui non fu sottovalutato il potenziale destabilizzante, insieme all’astuzia comica e alla ineludibile malinconia della commedia popolare campana.

Dal Regno delle due Sicilie a Londra: Pulcinella da qua(c)quero. Parole e maschere in transito

ABBAMONTE, Lucia
2012

Abstract

Si illustra in questo studio un particolare itinerario italo-inglese di Pulcinella – maschera versatile e ubiqua, interprete di messaggi complessi, semiseri o tragi-/comici. Articolata è la letteratura sulle sue origini, riconducibili alla commedia popolare latina, ma anche a culture più remote ed esoteriche, identificabili semioticamente nel costume e nella peculiare fisicità della sua persona (il berretto frigio, l’ampia camicia sullo sterno carenato, il priapico naso adunco, la voce-pivetta, la cintura/serpente sotto il ventre). Più spesso alleato dei diavoli che dei santi, Pulcinella è maschera/persona dagli appetiti insaziabili e dalla proliferazione incontrollata, di cui e F.C. Greco (1988, 1990) e J. Starobinski (2000) esaltano i significati estremi. L’occasione del “viaggio” in Inghilterra è il Carnevale del 1770, quando il sacerdote calabrese Antonio Jerocades compose e fece rappresentare nel collegio di Sora l’intermezzo teatrale satirico Pulcinella da qua(c)quero. La scena è ambientata a Londra, dove Pulcinella aveva seguito il suo padrone francese. Il cibo, la miseria, le stravaganze d’Italia e del Regno di Napoli sono gli argomenti centrali, e gradualmente Pulcinella è allettato ad abbandonare la religione cattolica per convertirsi al credo quacchero. Nel proliferare di sette protestanti nell’Inghilterra del XVII, i quaccheri si distinsero sia per l’intenso misticismo, sia per la spinta a diffondere nel mondo la loro fede, organizzando missioni persino nell’impervio territorio dell’Italia della Controriforma. Non ebbero successo, ma lasciarono traccia durevole nell’immaginario delle popolazioni. A Sora, città borbonica e clericale, Jerocades aveva osato rappresentare un cristiano cattolico – Pulcinella – che per miseria diventa quacchero, alimentando così il timore che i ricchi protestanti seducessero con il danaro poveri italiani per affiliarli alle loro sette. Seguì un processo conclusosi con la sospensione dall’insegnamento dell’abate. In questo contestato intermezzo teatrale, giocato su due parole polimorfe e in transito lingua- culturale, Quaker/quequero/quacchero, e Punchinello/Polichinello/Punch, la maschera di Pulcinella veicolava una satira politico-religiosa di cui non fu sottovalutato il potenziale destabilizzante, insieme all’astuzia comica e alla ineludibile malinconia della commedia popolare campana.
2012
Abbamonte, Lucia
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