Il centocinquantenario dell'Unità italiana ha coinciso con una congiuntura che ha visto i paesi dell’Occidente sviluppato in gravi difficoltà finanziarie. È ben noto che tale congiuntura si è ripercossa in misura elevata sull’Italia, dove già da decenni il debito pubblico superava il Pil e dove, dopo l’adesione all’euro, è divenuto stringente il vincolo dell’Unione Europea al bilancio dello Stato italiano. L’esigenza del contenimento della spesa pubblica ha riportato d’attualità il costo elevato dell’apparato pubblico e, segnatamente, l’incidenza che su tale costo è determinata dagli oneri connessi al funzionamento di Enti pubblici territoriali. Tra questi, non da oggi, i costi delle Province, il cui numero in obbedienza a pressioni localistiche è venuto crescendo notevolmente nell’ultimo decennio. E ampiamente diffusa la tesi, a livello di opinione pubblica e suffragata da esperti di amministrazione pubblica, della sostanziale inutilità di questo Ente, le cui competenze meglio, e con risparmio di spesa pubblica, potrebbero essere ripartite tra Comuni e Regioni. Il tema è riemerso nella fase di discussione dell’ultima manovra finanziaria bis (DL 138/2011), allorché si è prospettata l’abolizione delle Province che non raggiungessero determinate soglie demografiche o territoriali. Il testo definitivo del DL 138/2011 (insieme con il DL “Salva Italia” 201/2011) ha accolto parzialmente tale impostazione, rimandando ad una legge di modifica costituzionale l’eventuale abolizione di tale Ente. Nel contributo, si cerca di svolgere, in ottica di geografia amministrativa, qualche considerazione sulle variazioni intervenute dal 1861 ad oggi nella suddivisione in province del nostro paese.

Le province nel complesso sistema politico amministrativo italiano: quale futuro?

PELLICANO, Astrid
2011

Abstract

Il centocinquantenario dell'Unità italiana ha coinciso con una congiuntura che ha visto i paesi dell’Occidente sviluppato in gravi difficoltà finanziarie. È ben noto che tale congiuntura si è ripercossa in misura elevata sull’Italia, dove già da decenni il debito pubblico superava il Pil e dove, dopo l’adesione all’euro, è divenuto stringente il vincolo dell’Unione Europea al bilancio dello Stato italiano. L’esigenza del contenimento della spesa pubblica ha riportato d’attualità il costo elevato dell’apparato pubblico e, segnatamente, l’incidenza che su tale costo è determinata dagli oneri connessi al funzionamento di Enti pubblici territoriali. Tra questi, non da oggi, i costi delle Province, il cui numero in obbedienza a pressioni localistiche è venuto crescendo notevolmente nell’ultimo decennio. E ampiamente diffusa la tesi, a livello di opinione pubblica e suffragata da esperti di amministrazione pubblica, della sostanziale inutilità di questo Ente, le cui competenze meglio, e con risparmio di spesa pubblica, potrebbero essere ripartite tra Comuni e Regioni. Il tema è riemerso nella fase di discussione dell’ultima manovra finanziaria bis (DL 138/2011), allorché si è prospettata l’abolizione delle Province che non raggiungessero determinate soglie demografiche o territoriali. Il testo definitivo del DL 138/2011 (insieme con il DL “Salva Italia” 201/2011) ha accolto parzialmente tale impostazione, rimandando ad una legge di modifica costituzionale l’eventuale abolizione di tale Ente. Nel contributo, si cerca di svolgere, in ottica di geografia amministrativa, qualche considerazione sulle variazioni intervenute dal 1861 ad oggi nella suddivisione in province del nostro paese.
2011
Pellicano, Astrid
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/168226
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact