Del Winter’s Tale (1608/11), opera cupa e ambigua, si propone in questo saggio una lettura che individua affinità fra l’immagine del tirannico sovrano Leonte e il monarca quale lo avrebbe definito Hobbes nel Leviathan (1651) alcuni decenni più tardi. Affinità ricorrenti anche in altri testi shakespeariani. Il monarca di Hobbes è il segno della necessità di ripensare – dopo le angosciose vicende del Seicento Inglese – i rapporti sociali in modo spregiudicato e realistico. La monarchia assoluta è considerata dal filosofo la modalità di governo più adeguata a tenere a freno gli istinti aggressivi e individualistici. Al sovrano divino e luminoso, descritto da storici e drammaturghi di età Tudor e Stuart come incarnazione di un corpo politico sacro a cui si deve obbedienza e amore, Hobbes sostituiva un uomo opaco e artificiale a cui si deve obbedienza solo per evitare uno stato di guerra generale (bellum omnium contra omnes). Numerosi e variamente caratterizzati appaiono i re della drammaturgia shakespeariana, nel caso di Leonte, accecato da gelosie immotivate, si assiste al sovvertimento distruttivo dei ritmi e dell’ordine naturale. La sua collera immobilizza o distrugge persone care, creando un inquietante tempo artificiale. La lettura del dramma qui proposta evidenzia il distacco fra il tempo cronologico e quello artefatto della collera del tiranno, e anche le molteplici funzioni del tempo che è presente anche come narratore, elemento ordinatore, tempo verbale, e come personaggio. In certa misura il Tempo agisce da regista, utilizzando un linguaggio performativo fatto di atti di parola e di parole che creano la scena. Il finale ristabilisce la situazione di partenza, senza però elidere la coscienza dell’errore del re, rappresentando così il lato oscuro della recita del potere. I sovrani di Shakespeare non sono i semidei del teatro di corte ma sovente sono già i re del disincanto e sembrano anticipare il minaccioso e pur necessario Leviatano di Hobbes.

The Winter’s Tale, ovvero del tempo del tiranno

ABBAMONTE, Lucia
2001

Abstract

Del Winter’s Tale (1608/11), opera cupa e ambigua, si propone in questo saggio una lettura che individua affinità fra l’immagine del tirannico sovrano Leonte e il monarca quale lo avrebbe definito Hobbes nel Leviathan (1651) alcuni decenni più tardi. Affinità ricorrenti anche in altri testi shakespeariani. Il monarca di Hobbes è il segno della necessità di ripensare – dopo le angosciose vicende del Seicento Inglese – i rapporti sociali in modo spregiudicato e realistico. La monarchia assoluta è considerata dal filosofo la modalità di governo più adeguata a tenere a freno gli istinti aggressivi e individualistici. Al sovrano divino e luminoso, descritto da storici e drammaturghi di età Tudor e Stuart come incarnazione di un corpo politico sacro a cui si deve obbedienza e amore, Hobbes sostituiva un uomo opaco e artificiale a cui si deve obbedienza solo per evitare uno stato di guerra generale (bellum omnium contra omnes). Numerosi e variamente caratterizzati appaiono i re della drammaturgia shakespeariana, nel caso di Leonte, accecato da gelosie immotivate, si assiste al sovvertimento distruttivo dei ritmi e dell’ordine naturale. La sua collera immobilizza o distrugge persone care, creando un inquietante tempo artificiale. La lettura del dramma qui proposta evidenzia il distacco fra il tempo cronologico e quello artefatto della collera del tiranno, e anche le molteplici funzioni del tempo che è presente anche come narratore, elemento ordinatore, tempo verbale, e come personaggio. In certa misura il Tempo agisce da regista, utilizzando un linguaggio performativo fatto di atti di parola e di parole che creano la scena. Il finale ristabilisce la situazione di partenza, senza però elidere la coscienza dell’errore del re, rappresentando così il lato oscuro della recita del potere. I sovrani di Shakespeare non sono i semidei del teatro di corte ma sovente sono già i re del disincanto e sembrano anticipare il minaccioso e pur necessario Leviatano di Hobbes.
2001
Abbamonte, Lucia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/167382
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