Le ragioni dell’attuale ‘domanda’ di paesaggio, lungi dal rappresentare la preoccupazione estetica di un élite minoritaria si configurano, piuttosto, come l’espressione di un disagio diffuso, certamente connesso a quello che Harvey ha definito come il drammatico passaggio “dalla società dei luoghi alla società dei flussi”(D. Harvey 1993); un processo che tende a recidere i legami della gente con i luoghi, a minare alla radice l’ancoraggio territoriale delle società, ad accelerarne i processi di deterritorializzazione. La questione del rapporto con il patrimonio paesistico appare, dunque, oggi centrale e strategica nella ricerca di ‘qualità’ della vita soprattutto in relazione alla sua dimensione percettiva. La stessa Convenzione Europea nel definire il paesaggio come “l’aspetto visibile di un sistema ecologico naturale o antropico o di un determinato territorio così come è percepito dalle popolazioni che a viario titolo lo frequentano” ne fornisce una definizione eminentemente percettiva. L’articolo sottolinea il ruolo che proprio la dimensione percettiva assume nella definizione del ‘valore’ di un paesaggio e indaga contributo che l’analisi visiva può svolgere nella definizione della qualità di un territorio in vista soprattutto della individuazione delle possibili azioni da intraprendere per valorizzare o tutelare le sue peculiarità percettive. Lo scopo delle riflessioni che si propongono è proprio quello di riconoscere a questa particolare ‘forma d’uso’ del territorio l’importanza che sempre più va assumendo, anche in relazione allo sviluppo locale, per poi mettere a punto percorsi metodologici e procedure di rilievo capaci di produrre specifiche letture e rappresentazioni delle qualità percettive di un paesaggio, la cui identificazione è momento essenziale per il controllo della sua possibile trasformazione o per la definizioni di strategie atte alla valorizzazione della sua dimensione figurativa.

Cilento: paesaggi percettivi. Percezione, figurazione e rilievo dinamico

CIRAFICI, Alessandra
2009

Abstract

Le ragioni dell’attuale ‘domanda’ di paesaggio, lungi dal rappresentare la preoccupazione estetica di un élite minoritaria si configurano, piuttosto, come l’espressione di un disagio diffuso, certamente connesso a quello che Harvey ha definito come il drammatico passaggio “dalla società dei luoghi alla società dei flussi”(D. Harvey 1993); un processo che tende a recidere i legami della gente con i luoghi, a minare alla radice l’ancoraggio territoriale delle società, ad accelerarne i processi di deterritorializzazione. La questione del rapporto con il patrimonio paesistico appare, dunque, oggi centrale e strategica nella ricerca di ‘qualità’ della vita soprattutto in relazione alla sua dimensione percettiva. La stessa Convenzione Europea nel definire il paesaggio come “l’aspetto visibile di un sistema ecologico naturale o antropico o di un determinato territorio così come è percepito dalle popolazioni che a viario titolo lo frequentano” ne fornisce una definizione eminentemente percettiva. L’articolo sottolinea il ruolo che proprio la dimensione percettiva assume nella definizione del ‘valore’ di un paesaggio e indaga contributo che l’analisi visiva può svolgere nella definizione della qualità di un territorio in vista soprattutto della individuazione delle possibili azioni da intraprendere per valorizzare o tutelare le sue peculiarità percettive. Lo scopo delle riflessioni che si propongono è proprio quello di riconoscere a questa particolare ‘forma d’uso’ del territorio l’importanza che sempre più va assumendo, anche in relazione allo sviluppo locale, per poi mettere a punto percorsi metodologici e procedure di rilievo capaci di produrre specifiche letture e rappresentazioni delle qualità percettive di un paesaggio, la cui identificazione è momento essenziale per il controllo della sua possibile trasformazione o per la definizioni di strategie atte alla valorizzazione della sua dimensione figurativa.
2009
Cirafici, Alessandra
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