La chiesa di Santa Maria della Vita a Napoli rappresenta un chiaro esempio di come descrizioni documentali, di tipo testuale e visuale, debbano combinarsi mediante un approccio critico-interpretativo al fine di ricostruire la memoria di un edificio complesso e stratificato che, a fronte di un iniziale periodo di prosperità, ha poi lentamente vissuto uno stato di abbandono. L’edificio, fondato nel 1577, e attualmente inaccessibile, è descritto in molte guide storiche della città di Napoli dal Seicento all’Ottocento, in virtù della sua strategica posizione in percorso di culto e per la comprovata importanza del luogo come sperimentazione di nuove ‘forme’ architettoniche extra moenia. Negli ultimi secoli, tuttavia, al progressivo abbandono della chiesa è seguita un’opera più o meno lecita di spoliazione interna, dove tutte le opere d’arte contenute nello spazio liturgico sono state spostate in altri contesti e, in ambito architettonico, mai ricondotte alla chiesa in esame. L’analisi critica delle descrizioni presenti nelle guide storiche e il raffronto visuale con dipinti conservati presso musei ed enti partenopei hanno permesso una parziale, ma promettente, operazione di ricostruzione iconografica dello spazio liturgico interno alla chiesa. Le informazioni desunte dalla ricerca, validate metricamente attraverso il confronto con il rilievo digitale integrato, hanno permesso la creazione di un modello digitale esplorabile in cui lo spazio del Sacro appare riconfigurato.

The church of Santa Maria della Vita in Naples represents a clear example of how documentary descriptions, both of textual and visual nature, should be combined through a critical-interpretative approach to reconstruct the memory of a complex and stratified building which, in the face of an initial period of prosperity, then slowly experienced a state of abandonment and neglect. The building, founded in 1577, and currently inaccessible, is described in many historical guides of the city of Naples from the seventeenth to the nineteenth century, by virtue of its strategic position on a path of worship and for the proven importance of the place as an experimentation of new architectural forms outside the city walls. In recent centuries, however, the progressive abandonment of the church has been followed by a legitimate process of internal spoliation, where all the works of art contained in the liturgical space have been moved to other places and, in the architectural context, never brought back to the church under consideration within this study. The critical analysis of the descriptions present in the historical guides and the visual comparison with paintings preserved in Neapolitan museums and institutions have allowed a partial, but promising, operation of iconographic reconstruction of the liturgical space inside the church. The information deduced from the research, validated metrically through comparison with the integrated digital survey, allowed the creation of an explorable digital model where the space of the Sacred appears reconfigured.

Santa Maria della Vita a Napoli. L’èkphrasis per la ricostruzione digitale dell’ambiente liturgico ‘scomparso’ | Santa Maria della Vita in Naples. The Èkphrasis for the Digital Reconstruction of the ‘Disappeared’ Liturgical Environment

Vincenzo Cirillo
;
Rosina Iaderosa;Veronica Tronconi;Carlo Di Rienzo
2025

Abstract

La chiesa di Santa Maria della Vita a Napoli rappresenta un chiaro esempio di come descrizioni documentali, di tipo testuale e visuale, debbano combinarsi mediante un approccio critico-interpretativo al fine di ricostruire la memoria di un edificio complesso e stratificato che, a fronte di un iniziale periodo di prosperità, ha poi lentamente vissuto uno stato di abbandono. L’edificio, fondato nel 1577, e attualmente inaccessibile, è descritto in molte guide storiche della città di Napoli dal Seicento all’Ottocento, in virtù della sua strategica posizione in percorso di culto e per la comprovata importanza del luogo come sperimentazione di nuove ‘forme’ architettoniche extra moenia. Negli ultimi secoli, tuttavia, al progressivo abbandono della chiesa è seguita un’opera più o meno lecita di spoliazione interna, dove tutte le opere d’arte contenute nello spazio liturgico sono state spostate in altri contesti e, in ambito architettonico, mai ricondotte alla chiesa in esame. L’analisi critica delle descrizioni presenti nelle guide storiche e il raffronto visuale con dipinti conservati presso musei ed enti partenopei hanno permesso una parziale, ma promettente, operazione di ricostruzione iconografica dello spazio liturgico interno alla chiesa. Le informazioni desunte dalla ricerca, validate metricamente attraverso il confronto con il rilievo digitale integrato, hanno permesso la creazione di un modello digitale esplorabile in cui lo spazio del Sacro appare riconfigurato.
2025
9788835182412
The church of Santa Maria della Vita in Naples represents a clear example of how documentary descriptions, both of textual and visual nature, should be combined through a critical-interpretative approach to reconstruct the memory of a complex and stratified building which, in the face of an initial period of prosperity, then slowly experienced a state of abandonment and neglect. The building, founded in 1577, and currently inaccessible, is described in many historical guides of the city of Naples from the seventeenth to the nineteenth century, by virtue of its strategic position on a path of worship and for the proven importance of the place as an experimentation of new architectural forms outside the city walls. In recent centuries, however, the progressive abandonment of the church has been followed by a legitimate process of internal spoliation, where all the works of art contained in the liturgical space have been moved to other places and, in the architectural context, never brought back to the church under consideration within this study. The critical analysis of the descriptions present in the historical guides and the visual comparison with paintings preserved in Neapolitan museums and institutions have allowed a partial, but promising, operation of iconographic reconstruction of the liturgical space inside the church. The information deduced from the research, validated metrically through comparison with the integrated digital survey, allowed the creation of an explorable digital model where the space of the Sacred appears reconfigured.
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