Il volume analizza le trasformazioni del diritto di proprietà sui beni pubblici a partire dai fenomeni di privatizzazione che hanno interessato il territorio nazionale nell’ultimo ventennio, con ampi approfondimenti di carattere storico e comparativo. In particolare, la ricerca si focalizza sul demanio marittimo e sullo strumento concessorio volto alla sua utilizzazione, evidenziando gli aspetti conflittuali che affliggono da tempo questo rapporto. La querelle è stata ulteriormente accesa da recenti interventi comunitari in materia, come la direttiva Bolkestein, rispetto alla quale diversi punti della normativa nazionale appaiono in forte contrasto. Da ultimo, nella giurisprudenza amministrativa nazionale il nodo è emerso con toni molto accentuati. L’analisi porta a sostenere la necessità di un non più procrastinabile intervento legislativo che, partendo dalla teoria dei beni comuni, ponga le basi per una riforma del demanio necessario. In una prospettiva de iure condendo, si propone l’inserimento del demanio marittimo nella categoria giuridica dei beni comuni, da gestire attraverso istituti che superino la mera privatizzazione e statalizzazione. Lo studio del caso “Città di Napoli” vale a supportare il percorso di indagine e le conclusioni raggiunte. Si tratta, infatti, della prima città italiana ad avere creato un assessorato ai beni comuni, e che, durante l’emergenza da COVID-19, ha gestito il demanio marittimo coinvolgendo i cittadini, le associazioni e gli enti no profit, questi ultimi selezionati mediante il principio dell’evidenza pubblica. Così agendo, il caso “Città di Napoli”, oltre ad essere in un esempio di gestione e valorizzazione dei beni comuni, si configura anche come concreta attuazione della direttiva Bolkestein là dove a livello nazionale ciò non è ancora avvenuto.

EVOLUZIONI DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ SUI BENI PUBBLICI. IL DEMANIO MARITTIMO, DA DEMANIO NECESSARIO A BENE COMUNE. “IL CASO NAPOLI”

Annamaria Abbruzzese
2023

Abstract

Il volume analizza le trasformazioni del diritto di proprietà sui beni pubblici a partire dai fenomeni di privatizzazione che hanno interessato il territorio nazionale nell’ultimo ventennio, con ampi approfondimenti di carattere storico e comparativo. In particolare, la ricerca si focalizza sul demanio marittimo e sullo strumento concessorio volto alla sua utilizzazione, evidenziando gli aspetti conflittuali che affliggono da tempo questo rapporto. La querelle è stata ulteriormente accesa da recenti interventi comunitari in materia, come la direttiva Bolkestein, rispetto alla quale diversi punti della normativa nazionale appaiono in forte contrasto. Da ultimo, nella giurisprudenza amministrativa nazionale il nodo è emerso con toni molto accentuati. L’analisi porta a sostenere la necessità di un non più procrastinabile intervento legislativo che, partendo dalla teoria dei beni comuni, ponga le basi per una riforma del demanio necessario. In una prospettiva de iure condendo, si propone l’inserimento del demanio marittimo nella categoria giuridica dei beni comuni, da gestire attraverso istituti che superino la mera privatizzazione e statalizzazione. Lo studio del caso “Città di Napoli” vale a supportare il percorso di indagine e le conclusioni raggiunte. Si tratta, infatti, della prima città italiana ad avere creato un assessorato ai beni comuni, e che, durante l’emergenza da COVID-19, ha gestito il demanio marittimo coinvolgendo i cittadini, le associazioni e gli enti no profit, questi ultimi selezionati mediante il principio dell’evidenza pubblica. Così agendo, il caso “Città di Napoli”, oltre ad essere in un esempio di gestione e valorizzazione dei beni comuni, si configura anche come concreta attuazione della direttiva Bolkestein là dove a livello nazionale ciò non è ancora avvenuto.
2023
978-88-495-5237-9
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