I comportamenti violenti nel cyberspazio sono parte del più ampio fenomeno della violenza a scuola. Da molto tempo, ormai, è stata riconosciuta l’importanza di prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo a scuola, da qui nasce la necessità di formare gli insegnanti all’identificazione e gestione dei casi di bullismo, promuovere un clima scolastico positivo e implementare azioni di educazione al corretto e consapevole uso di Internet. I pochi studi condotti nel contesto internazionale mostrano come solo pochi insegnanti ritengano di poter gestire e risolvere gli incidenti di (cyber)bullismo che coinvolgono i loro studenti. Rispetto alla percezione di gravità di tali incidenti, alcune ricerche evidenziano che gli insegnanti adottano criteri quali la ripetizione dei comportamenti di cyberbullismo, l’ampiezza del pubblico e la diffusione di immagini e/o foto. Laddove, rispetto all’attribuzione di colpa alla vittima, è stato trovato che gli insegnanti attribuiscono la colpa della cybervittimizzazione ai comportamenti provocatori della vittima. Considerando i pochi studi presenti in letteratura, l’obiettivo del presente studio è stato valutare se l’attribuzione di colpa alla vittima variasse in base al tipo immagine condivisa e al grado di responsabilità attribuito alla vittima, e analizzare il ruolo dei livelli di empatia in questo processo. Un totale di 379 docenti italiani di età media 49.55 anni (DS = 8.44) sono stati assegnati casualmente ad una delle 3 condizioni previste dallo studio in un disegno between-subjects. Nella condizione 1 (34.6%) alla vittima veniva sottratta una foto che a seguito di modifiche apportate dai compagni di classe veniva condivisa online, nella condizione 2 (31.7%) la vittima inviava una sua foto intima ad un amico che la diffondeva online, laddove nella condizione 3 (33.8%) la vittima condivideva una sua foto in vacanza con la famiglia su un gruppo online. L’analisi della varianza (F(2)=76.60, p = 0.000) ha mostrato che i partecipanti assegnati alla condizione 1 (M = 8.88, DS = 3.15) hanno attribuito meno colpa alla vittima rispetto ai partecipanti alle condizioni 2 (M = 13.43, DS = 2.69) e 3 (M = 10.09, DS = 3.11). Inoltre, la condizione ha significativamente moderato la relazione tra empatia e attribuzione di colpa: solo nella condizione 1 (t = -2.32, p = 0.02) alti livelli di empatia hanno predetto bassi livelli di attribuzione di colpa alla vittima. I risultati saranno discussi in termini di implicazioni teoriche e pratiche.
Teachers’ blaming cybervictims: an experimental study
Anna Sorrentino;Margherita Santamato
2023
Abstract
I comportamenti violenti nel cyberspazio sono parte del più ampio fenomeno della violenza a scuola. Da molto tempo, ormai, è stata riconosciuta l’importanza di prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo a scuola, da qui nasce la necessità di formare gli insegnanti all’identificazione e gestione dei casi di bullismo, promuovere un clima scolastico positivo e implementare azioni di educazione al corretto e consapevole uso di Internet. I pochi studi condotti nel contesto internazionale mostrano come solo pochi insegnanti ritengano di poter gestire e risolvere gli incidenti di (cyber)bullismo che coinvolgono i loro studenti. Rispetto alla percezione di gravità di tali incidenti, alcune ricerche evidenziano che gli insegnanti adottano criteri quali la ripetizione dei comportamenti di cyberbullismo, l’ampiezza del pubblico e la diffusione di immagini e/o foto. Laddove, rispetto all’attribuzione di colpa alla vittima, è stato trovato che gli insegnanti attribuiscono la colpa della cybervittimizzazione ai comportamenti provocatori della vittima. Considerando i pochi studi presenti in letteratura, l’obiettivo del presente studio è stato valutare se l’attribuzione di colpa alla vittima variasse in base al tipo immagine condivisa e al grado di responsabilità attribuito alla vittima, e analizzare il ruolo dei livelli di empatia in questo processo. Un totale di 379 docenti italiani di età media 49.55 anni (DS = 8.44) sono stati assegnati casualmente ad una delle 3 condizioni previste dallo studio in un disegno between-subjects. Nella condizione 1 (34.6%) alla vittima veniva sottratta una foto che a seguito di modifiche apportate dai compagni di classe veniva condivisa online, nella condizione 2 (31.7%) la vittima inviava una sua foto intima ad un amico che la diffondeva online, laddove nella condizione 3 (33.8%) la vittima condivideva una sua foto in vacanza con la famiglia su un gruppo online. L’analisi della varianza (F(2)=76.60, p = 0.000) ha mostrato che i partecipanti assegnati alla condizione 1 (M = 8.88, DS = 3.15) hanno attribuito meno colpa alla vittima rispetto ai partecipanti alle condizioni 2 (M = 13.43, DS = 2.69) e 3 (M = 10.09, DS = 3.11). Inoltre, la condizione ha significativamente moderato la relazione tra empatia e attribuzione di colpa: solo nella condizione 1 (t = -2.32, p = 0.02) alti livelli di empatia hanno predetto bassi livelli di attribuzione di colpa alla vittima. I risultati saranno discussi in termini di implicazioni teoriche e pratiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.