Lo studio si propone di affrontare il tema dell’orientamento spaziale approfondendo in quale modo l’Intelligenza Artificiale possa essere in grado di suggerire nuove metodologie progettuali per generare sistemi di wayfinding inclusivi e con focus sull’utente. L’intelletto umano è solito generare mappe cognitive dei luoghi che sono stati visitati: in seguito all’esperienza sensoriale vengono infatti immagazzinati e codificati una serie di stimoli che, se associati, costituiscono l’immagine più o meno nitida dello spazio in questione. Questo processo, come dimostrano le ricerche di May-Britt Moser ed Edvard Moser (2015), è legato all’attività di una complessa rete neurale capace di stoccare rapidamente grandi quantità di informazioni spaziali non correlate. In alcuni casi, però, le mappe cognitive che rievochiamo possono essere contaminate da falsi ricordi, ossia da somiglianze percettive, associazioni semantiche e influenze illusorie, che contribuiscono a produrre immagini distorte della realtà (Diodoro & Meli, 2022). Qualora la segnaletica di un ambiente non fosse stata progettata a dovere può contribuire dunque a inviare impulsi confusi al sistema nervoso che, durante l’azione di stoccaggio delle informazioni, non sarà in grado di catalogare a dovere; è dunque evidente che un sistema di wayfinding “fisico” può essere capace di influenzare quello “mentale” producendo nell’utente una visione distorta del medesimo ambiente. In questo contesto l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale potrebbe agevolare e velocizzare la riprogettazione della segnaletica tenendo conto dei requisiti di accessibilità e inclusività per uno studio centrato sull’utente. Si propone tuttavia di non utilizzare la tecnologia per raggiungere l’output finale, bensì, come suggerisce il filosofo Luciano Floridi nel libro “Etica dell’intelligenza artificiale” (2022), di adoperarla come strumento a servizio dell’uomo. La forma di Intelligenza Artificiale che si intende impiegare è di tipo “generativa”, quella cioè in grado di produrre nuovo materiale, in questo caso immagini. Il lavoro del progettista prevede dunque l'elaborazione di un prompt in grado di riflettere i ricordi che l’utente custodisce riguardo a uno spazio precedentemente navigato, per poi fornirlo all’AI e ottenerne una restituzione grafica. Quest’ultima viene poi messa a confronto con la realtà per andare a evidenziare eventuali errori di percezione che l’essere umano elabora in seguito a stimoli esterni confusi, quali il sistema di orientamento spaziale. Sebbene vi siano idee controverse sull’ipotesi di collezionare ricordi attraverso l’uso di questa tecnologia (Fui-Hoon Nah et al., 2023), l’applicazione proposta non trova alcuna controindicazione: non solo consente di eliminare nel visitatore l’errore di percezione e fruizione dello spazio, ma garantisce una riprogettazione tempestiva e efficace della segnaletica errata al fine di offrire una migliore esperienza utente.

Mappa reale o cognitiva? AI generativa a supporto dei ricordi

Francesca Rocca
In corso di stampa

Abstract

Lo studio si propone di affrontare il tema dell’orientamento spaziale approfondendo in quale modo l’Intelligenza Artificiale possa essere in grado di suggerire nuove metodologie progettuali per generare sistemi di wayfinding inclusivi e con focus sull’utente. L’intelletto umano è solito generare mappe cognitive dei luoghi che sono stati visitati: in seguito all’esperienza sensoriale vengono infatti immagazzinati e codificati una serie di stimoli che, se associati, costituiscono l’immagine più o meno nitida dello spazio in questione. Questo processo, come dimostrano le ricerche di May-Britt Moser ed Edvard Moser (2015), è legato all’attività di una complessa rete neurale capace di stoccare rapidamente grandi quantità di informazioni spaziali non correlate. In alcuni casi, però, le mappe cognitive che rievochiamo possono essere contaminate da falsi ricordi, ossia da somiglianze percettive, associazioni semantiche e influenze illusorie, che contribuiscono a produrre immagini distorte della realtà (Diodoro & Meli, 2022). Qualora la segnaletica di un ambiente non fosse stata progettata a dovere può contribuire dunque a inviare impulsi confusi al sistema nervoso che, durante l’azione di stoccaggio delle informazioni, non sarà in grado di catalogare a dovere; è dunque evidente che un sistema di wayfinding “fisico” può essere capace di influenzare quello “mentale” producendo nell’utente una visione distorta del medesimo ambiente. In questo contesto l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale potrebbe agevolare e velocizzare la riprogettazione della segnaletica tenendo conto dei requisiti di accessibilità e inclusività per uno studio centrato sull’utente. Si propone tuttavia di non utilizzare la tecnologia per raggiungere l’output finale, bensì, come suggerisce il filosofo Luciano Floridi nel libro “Etica dell’intelligenza artificiale” (2022), di adoperarla come strumento a servizio dell’uomo. La forma di Intelligenza Artificiale che si intende impiegare è di tipo “generativa”, quella cioè in grado di produrre nuovo materiale, in questo caso immagini. Il lavoro del progettista prevede dunque l'elaborazione di un prompt in grado di riflettere i ricordi che l’utente custodisce riguardo a uno spazio precedentemente navigato, per poi fornirlo all’AI e ottenerne una restituzione grafica. Quest’ultima viene poi messa a confronto con la realtà per andare a evidenziare eventuali errori di percezione che l’essere umano elabora in seguito a stimoli esterni confusi, quali il sistema di orientamento spaziale. Sebbene vi siano idee controverse sull’ipotesi di collezionare ricordi attraverso l’uso di questa tecnologia (Fui-Hoon Nah et al., 2023), l’applicazione proposta non trova alcuna controindicazione: non solo consente di eliminare nel visitatore l’errore di percezione e fruizione dello spazio, ma garantisce una riprogettazione tempestiva e efficace della segnaletica errata al fine di offrire una migliore esperienza utente.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/547525
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