Dopo la stagione dei grandi pittori del Rinascimento, il prestigio delle arti figurative cresce come mai prima nella storia; nel corso del Cinquecento l’artista figurativo passa dall’essere un artigiano a ricoprire uno status pari a quello dei maggiori intellettuali del tempo. Il rapporto tra poesia e pittura si stringe e si consolida nel Seicento, e diviene vicendevole, persino competitivo quando artisti e letterati si confrontano con i medesimi temi sull’agone delle arti. In questa cornice gioca un ruolo fondamentale la poesia di Giovan Battista Marino (1569-1625), i cui componimenti vivono di scambi continui con la pittura e la scultura contemporanei. La sua produzione poetica è ricca di suggestioni visive, derivate tanto dal contatto diretto con le collezioni d’arte visitate nel corso della sua vita itinerante, quanto dalla memoria delle immagini dei grandi artisti del passato, a partire dalla Galeria (1620), che proietta sulle pareti di un’immaginaria galleria i nomi degli artisti e le opere d’arte che hanno segnato l’esperienza cortigiana del poeta, pur non tralasciando i numerosi rapporti figurativi dell'Adone (1623) e della Strage de gl'innocenti (1632). Seguendo la traccia offerta dai testi di Marino (1569-1625), la mostra e il catalogo hanno disegnatoin cinque sezioni un percorso attraverso la grande arte da Tiziano a Tintoretto, da Correggio ai Carracci, da Rubens a Poussin, raccontando il più grande poeta italiano del Seicento e la sua “meravigliosa” passione e insieme rivedendo una delle stagioni più creative per l'arte italiana attraverso gli occhi e le parole di un contemporaneo straordinariamente competente. Il volume è arricchito anche da un'antologia di testi mariniani in dialogo con opere d'arte, collezioni, pratiche artistiche.
Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la "meravigliosa" passione.
A. Zezza
2024
Abstract
Dopo la stagione dei grandi pittori del Rinascimento, il prestigio delle arti figurative cresce come mai prima nella storia; nel corso del Cinquecento l’artista figurativo passa dall’essere un artigiano a ricoprire uno status pari a quello dei maggiori intellettuali del tempo. Il rapporto tra poesia e pittura si stringe e si consolida nel Seicento, e diviene vicendevole, persino competitivo quando artisti e letterati si confrontano con i medesimi temi sull’agone delle arti. In questa cornice gioca un ruolo fondamentale la poesia di Giovan Battista Marino (1569-1625), i cui componimenti vivono di scambi continui con la pittura e la scultura contemporanei. La sua produzione poetica è ricca di suggestioni visive, derivate tanto dal contatto diretto con le collezioni d’arte visitate nel corso della sua vita itinerante, quanto dalla memoria delle immagini dei grandi artisti del passato, a partire dalla Galeria (1620), che proietta sulle pareti di un’immaginaria galleria i nomi degli artisti e le opere d’arte che hanno segnato l’esperienza cortigiana del poeta, pur non tralasciando i numerosi rapporti figurativi dell'Adone (1623) e della Strage de gl'innocenti (1632). Seguendo la traccia offerta dai testi di Marino (1569-1625), la mostra e il catalogo hanno disegnatoin cinque sezioni un percorso attraverso la grande arte da Tiziano a Tintoretto, da Correggio ai Carracci, da Rubens a Poussin, raccontando il più grande poeta italiano del Seicento e la sua “meravigliosa” passione e insieme rivedendo una delle stagioni più creative per l'arte italiana attraverso gli occhi e le parole di un contemporaneo straordinariamente competente. Il volume è arricchito anche da un'antologia di testi mariniani in dialogo con opere d'arte, collezioni, pratiche artistiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.