Circondata da un’aura di eterea storicità, Ravenna contemporanea non ha avuto tutta l’attenzione che merita. A lei si sono rivolti storici, architetti, fotografi, animati dal desiderio di conoscerne il passato, meno inclini a recuperarne il palinsesto fino al presente. La faticosa transizione da una capitale antica, stratificata e riconoscibile, a una città nuova, dai lineamenti incerti e indeterminati, spiega solo in parte il sentimento di nostalgia che ha avvolto Ravenna e il rapido rarefarsi della sua fortuna critica nelle narrazioni contemporanee. Eppure nessun’altra città emiliano-romagnola è stata così gravata dalla presenza del passato, e al contempo altrettanto cosciente di dovere prendere parte al processo della Storia, assimilando e rielaborando i meccanismi di crescita della sua forma futura, per prove e per errori. Alla qualità non trascurabile di opere e progetti di secondo Novecento, espressione di un’architettura autoriale, colta e complessa, è corrisposto a Ravenna una diffuso professionismo, apertamente libero al dialogo con l’antico, più rilassato e disponibile alle sperimentazioni. In essa da un lato risaltano l’individualità dell’evento architettonico e l’eccellenza qualitativa dell’opera urbana, dall’altro riemerge la questione della quantità, enunciata in molteplici variazioni progettuali e nella riscrittura delle parti connettive della città, dalle reti infrastrutturali e industriali al più recente sistema dei parchi e del verde attrezzato. Monumenti della contemporaneità i primi, tra esemplarità e incertezze, modelli ricorrenti ed esiti di aggiornate interpretazioni i secondi. Il percorso di indagine e analisi ha inteso intrecciarli entrambi, ripercorrendo l’architettura “alta” e “altra” della città e della sua estesa provincia.
AER. Architettura Emilia Romagna, Ravenna
CASTANO FRANCESCA
2023
Abstract
Circondata da un’aura di eterea storicità, Ravenna contemporanea non ha avuto tutta l’attenzione che merita. A lei si sono rivolti storici, architetti, fotografi, animati dal desiderio di conoscerne il passato, meno inclini a recuperarne il palinsesto fino al presente. La faticosa transizione da una capitale antica, stratificata e riconoscibile, a una città nuova, dai lineamenti incerti e indeterminati, spiega solo in parte il sentimento di nostalgia che ha avvolto Ravenna e il rapido rarefarsi della sua fortuna critica nelle narrazioni contemporanee. Eppure nessun’altra città emiliano-romagnola è stata così gravata dalla presenza del passato, e al contempo altrettanto cosciente di dovere prendere parte al processo della Storia, assimilando e rielaborando i meccanismi di crescita della sua forma futura, per prove e per errori. Alla qualità non trascurabile di opere e progetti di secondo Novecento, espressione di un’architettura autoriale, colta e complessa, è corrisposto a Ravenna una diffuso professionismo, apertamente libero al dialogo con l’antico, più rilassato e disponibile alle sperimentazioni. In essa da un lato risaltano l’individualità dell’evento architettonico e l’eccellenza qualitativa dell’opera urbana, dall’altro riemerge la questione della quantità, enunciata in molteplici variazioni progettuali e nella riscrittura delle parti connettive della città, dalle reti infrastrutturali e industriali al più recente sistema dei parchi e del verde attrezzato. Monumenti della contemporaneità i primi, tra esemplarità e incertezze, modelli ricorrenti ed esiti di aggiornate interpretazioni i secondi. Il percorso di indagine e analisi ha inteso intrecciarli entrambi, ripercorrendo l’architettura “alta” e “altra” della città e della sua estesa provincia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.