Ma le femmine? Dove sono state confinate, offuscate, occultate, addirittura sepolte nella storia fatta e scritta da maschi per i maschi? A parte la corrente emancipazionista che, dalla seconda metà del XIX secolo ha rappresentato l’anima del primo femminismo e grazie alla quale le femmine hanno iniziato ad assumere un ruolo da protagonista, la storia dell’Occidente è caratterizzata dal paradigma socio-antropologico del primato della maschio che ha relegato la donna alla cura della famiglia e della casa, una condizione ‘avvallata’ dalla Chiesa e ‘perimetrata’ dal diritto: una concezione che, a fronte di alcune indiscutibili conquiste, continua a sussistere – in forme più velate e conformiste – in molti ambienti, segnatamente in quelli professionali e dirigenziali. La storia, nella quale è più visibile l’autoritarismo maschile, scolpito in leggi e descritto in teorie filosofiche può rivelarsi uno scomodo specchio nel quale l’uomo contemporaneo può guardare i suoi difetti in tutta la loro consistenza, portando ad una riflessione utile al presente: insomma, sulla condizione femminile la storia può esercitare al meglio la sua funzione pedagogica. Se il trascorrere dei secoli porterà a rivedere qualcosa, sarà certamente anche grazie alla rivisitazione di un passato che ha concesso poco spazio alle donne e dove molte di esse, per il sol fatto di volersi ribellare alla loro condizione, sono state additate come malefemmine. Forse proprio questa assenza dalla storia giustifica una storia delle donne come percorso evolutivo che ha portato il genere ad uscire da questa situazione passando per la consapevolezza di una condizione collettiva di marginalità e di sottomissione. Ma questa impostazione – fortemente idealistica perché incentrata su una crociana dimensione etica – pur imprescindibile per orientare un presente che ancora arranca nel riconoscere una effettiva parità di genere, rischia di oscurare le vicende di una miriade di donne che hanno accettato e subito il loro destino e che attraverso la loro esperienza umana, fatta di ingiustizia e di sopraffazione, hanno contribuito alla formazione di una coscienza collettiva di genere. Lo spirito di questo volume è anche quello di recuperare le ‘biografie’ x presentazione di femmine mortificate e violentate in tutti i sensi le cui vicende solo le polverose carte degli archivi possono restituire: fuori dalla Histoire evenementielle esse trovano posto nella storia minima accanto a quella dei contadini, dei poveri, degli esclusi. I contributi provengono da storici e storiche del diritto e storici e storiche delle istituzioni e hanno come elemento centrale il rapporto, conflittuale, tra le donne e il diritto, un diritto che, senza soluzione di continuità tra antico e nuovo regime, le imprigionava in una condizione servile e di minorata capacità sia sotto il profilo privatistico che sotto quello pubblicistico.

MaLeFemmine? Itinerari storico-giuridici di una parità ‘incompiuta’

marianna pignata
2023

Abstract

Ma le femmine? Dove sono state confinate, offuscate, occultate, addirittura sepolte nella storia fatta e scritta da maschi per i maschi? A parte la corrente emancipazionista che, dalla seconda metà del XIX secolo ha rappresentato l’anima del primo femminismo e grazie alla quale le femmine hanno iniziato ad assumere un ruolo da protagonista, la storia dell’Occidente è caratterizzata dal paradigma socio-antropologico del primato della maschio che ha relegato la donna alla cura della famiglia e della casa, una condizione ‘avvallata’ dalla Chiesa e ‘perimetrata’ dal diritto: una concezione che, a fronte di alcune indiscutibili conquiste, continua a sussistere – in forme più velate e conformiste – in molti ambienti, segnatamente in quelli professionali e dirigenziali. La storia, nella quale è più visibile l’autoritarismo maschile, scolpito in leggi e descritto in teorie filosofiche può rivelarsi uno scomodo specchio nel quale l’uomo contemporaneo può guardare i suoi difetti in tutta la loro consistenza, portando ad una riflessione utile al presente: insomma, sulla condizione femminile la storia può esercitare al meglio la sua funzione pedagogica. Se il trascorrere dei secoli porterà a rivedere qualcosa, sarà certamente anche grazie alla rivisitazione di un passato che ha concesso poco spazio alle donne e dove molte di esse, per il sol fatto di volersi ribellare alla loro condizione, sono state additate come malefemmine. Forse proprio questa assenza dalla storia giustifica una storia delle donne come percorso evolutivo che ha portato il genere ad uscire da questa situazione passando per la consapevolezza di una condizione collettiva di marginalità e di sottomissione. Ma questa impostazione – fortemente idealistica perché incentrata su una crociana dimensione etica – pur imprescindibile per orientare un presente che ancora arranca nel riconoscere una effettiva parità di genere, rischia di oscurare le vicende di una miriade di donne che hanno accettato e subito il loro destino e che attraverso la loro esperienza umana, fatta di ingiustizia e di sopraffazione, hanno contribuito alla formazione di una coscienza collettiva di genere. Lo spirito di questo volume è anche quello di recuperare le ‘biografie’ x presentazione di femmine mortificate e violentate in tutti i sensi le cui vicende solo le polverose carte degli archivi possono restituire: fuori dalla Histoire evenementielle esse trovano posto nella storia minima accanto a quella dei contadini, dei poveri, degli esclusi. I contributi provengono da storici e storiche del diritto e storici e storiche delle istituzioni e hanno come elemento centrale il rapporto, conflittuale, tra le donne e il diritto, un diritto che, senza soluzione di continuità tra antico e nuovo regime, le imprigionava in una condizione servile e di minorata capacità sia sotto il profilo privatistico che sotto quello pubblicistico.
2023
979-12-5976-541-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/492408
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