Per la prima volta è analizzata l'opera completa di un originale protagonista della pittura italiana tra '800 e '900, Pietro Bortoluzzi detto Pieretto Bianco. Formatosi nell'ambito delle prime Biennali veneziane, in contatto con i maggiori critici e artisti del tempo (da Ugo Ojetti a Giulio Aristide Sartorio), e dopo un'importante esperienza di vita e arte a Burano, Pieretto Bianco decorò nel 1912 il Salone Centrale dell'Esposizione Internazionale, con un ciclo monumentale dedicato al "Risveglio di Venezia". A seguito di questo exploit, il pittore si trasferì a Roma, partecipando alla Secessione e fornendo i cartoni per i mosaici del mausoleo di Villa Doria Pamphilj. Con lo scoppio della Grande Guerra, Pieretto partì per New York, dove divenne scenografo al Metropolitan Opera Theatre e strinse amicizia con Enrico Caruso, con il quale nel 1920 approdò a Cuba. A causa della malattia e della morte dell'amico tenore, e della crisi economica nell'isola caraibica, Bianco rientrò in Italia l'anno seguente, trovando impiego come scenografo alla Scala e poi al Teatro dell'Opera di Roma, lavorando per Riccardo Zandonai ed Ermanno Wolf-Ferrari. Pittore versatile e colorista istintivo, Pieretto Bianco ci ha lasciato numerosi dipinti su cavalletto, dalle vedute veneziane alle nature morte, dalle scene di nudo ai ritratti: il suo autoritratto è agli Uffizi.

Dalla Biennale a Caruso. Pieretto Bianco 1875-1937

LUCCHESE E;
2013

Abstract

Per la prima volta è analizzata l'opera completa di un originale protagonista della pittura italiana tra '800 e '900, Pietro Bortoluzzi detto Pieretto Bianco. Formatosi nell'ambito delle prime Biennali veneziane, in contatto con i maggiori critici e artisti del tempo (da Ugo Ojetti a Giulio Aristide Sartorio), e dopo un'importante esperienza di vita e arte a Burano, Pieretto Bianco decorò nel 1912 il Salone Centrale dell'Esposizione Internazionale, con un ciclo monumentale dedicato al "Risveglio di Venezia". A seguito di questo exploit, il pittore si trasferì a Roma, partecipando alla Secessione e fornendo i cartoni per i mosaici del mausoleo di Villa Doria Pamphilj. Con lo scoppio della Grande Guerra, Pieretto partì per New York, dove divenne scenografo al Metropolitan Opera Theatre e strinse amicizia con Enrico Caruso, con il quale nel 1920 approdò a Cuba. A causa della malattia e della morte dell'amico tenore, e della crisi economica nell'isola caraibica, Bianco rientrò in Italia l'anno seguente, trovando impiego come scenografo alla Scala e poi al Teatro dell'Opera di Roma, lavorando per Riccardo Zandonai ed Ermanno Wolf-Ferrari. Pittore versatile e colorista istintivo, Pieretto Bianco ci ha lasciato numerosi dipinti su cavalletto, dalle vedute veneziane alle nature morte, dalle scene di nudo ai ritratti: il suo autoritratto è agli Uffizi.
2013
88-98639-00-7
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/480064
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