Il complesso di Sant’Ilario a Port’Aurea, ubicato a nord-est, poco all’esterno del centro storico di Benevento, negli anni 2000-2002 è stato oggetto di indagini archeologiche condotte dalla com - petente Soprintendenza di Salerno-Avellino-Benevento, d’intesa con la Provincia, proprietaria del sito-monumento, e col Co mune, nell’ambito del progetto per l’allestimento del Parco e del Museo dell’Arco di Traiano . Dallo scavo, diretto dalla compianta Giuseppina Bisogno, è emersa una complessa stratigrafia com - presa fra l’età romano-repubblicana e l’età contemporanea che ha restituito grandi quantità di reperti, soprattutto ceramici. L’équipe di archeologi medievisti del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania che svolge da tempo at - tività di ricerca a Benevento sotto la direzione scientifica di Ma r - cello Rotili, ottenuta l’a utorizzazione della Soprintendenza Ar - cheolo gica, ha condotto lo studio della documentazione di scavo rimasta a lungo inedita e dei materiali che nella seconda parte del volume vengono illustrati analiticamente, mentre la prima sezione è dedicata all’illustrazione del sito-monumento e della stratigrafia. La chiesa di Sant’Ilario fu edificata tra la fine del V II e i primi de - cenni dell’VIII secolo nei pressi dell’arco di Traiano , la Port ’Au - rea della cinta muraria di IV se c olo che trasse il nome dallo stra - ordinario monumento eretto in onore dell’optimus princep s fra il 109 e il 114, nel punto dal quale la via Traiana muoveva verso Brindisi. È stato proposto cheil santo a cui è dedicata la chiesa sia Sant’Ilario di Poitiers (31 0-367) che svolse un ruolo significativo nella condanna del movimento eretico di Ario; potrebbe essere stata orientata proprio da tale ruolo la scelta fatta da chi fondò l’edificio di culto dopo la conversione al cattolicesimo romano dei Longobardi di Benevento pr omossa dal duca Romualdo I, da sua moglie Teoderada e dal vescovo Barbato nel 663. L’edificio pr esenta un’originale cope rtura formata da due cupole in asse e trova stringenti confronti con le chiese altomedievali dell’area pugliese, c ome il tempietto di Seppannibale presso Fa - sano, San Pietro di Crepacuore, Sant’Apollinare di Rutigliano e San Pietro Mandurino. La prima menzione dell’edificio risale al novembre 1110, mentre nel dicembre 1148 è attestata la presenza del monastero «Sancti Ylari quod constructum est a foris prope Portam Auream»; alla fine del XII secolo Sant’Ilario risulta essere sede parrocchiale, mentre poco dopo venne annessa, col cenobio, al monastero di San Paolo extra moenia di Avellino. In questo periodo il primo nucleo, consistente in c ostruzioni piuttosto semplici e di picco - le dimensioni, collocate principalmente sul fronte occidentale, venne sensibilmente ampliato e raggiunse le dimensioni che po i mantenne fino all’epoca moderna. La dipendenza dal monastero avellinese terminò nel 1479, quando aveva già avuto inizio il declino che avrebbe rapidamente portato ad una condizione di semiabbandono dell’edificio religioso che fu ancora menziona - to negli atti di una visita apostolica del 1581; ma da tempo il complesso cenobitico era stato aggregato alla mensa del capitolo metropolitano in forza dei provvedimenti di papa Eugenio IV del 1° gennaio 1443 e di Giulio II del 1504. All’inizio del XVIII secolo la chiesa risultava sconsacrata e trasformata in casa c olo - nica e solo nella seconda metà del XX secolo è diventata oggetto di studio e di attività di restauro.

Archeologia e storia di un monastero Sant’ilario a Port’aurea di Benevento

Rapuano S.
2022

Abstract

Il complesso di Sant’Ilario a Port’Aurea, ubicato a nord-est, poco all’esterno del centro storico di Benevento, negli anni 2000-2002 è stato oggetto di indagini archeologiche condotte dalla com - petente Soprintendenza di Salerno-Avellino-Benevento, d’intesa con la Provincia, proprietaria del sito-monumento, e col Co mune, nell’ambito del progetto per l’allestimento del Parco e del Museo dell’Arco di Traiano . Dallo scavo, diretto dalla compianta Giuseppina Bisogno, è emersa una complessa stratigrafia com - presa fra l’età romano-repubblicana e l’età contemporanea che ha restituito grandi quantità di reperti, soprattutto ceramici. L’équipe di archeologi medievisti del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania che svolge da tempo at - tività di ricerca a Benevento sotto la direzione scientifica di Ma r - cello Rotili, ottenuta l’a utorizzazione della Soprintendenza Ar - cheolo gica, ha condotto lo studio della documentazione di scavo rimasta a lungo inedita e dei materiali che nella seconda parte del volume vengono illustrati analiticamente, mentre la prima sezione è dedicata all’illustrazione del sito-monumento e della stratigrafia. La chiesa di Sant’Ilario fu edificata tra la fine del V II e i primi de - cenni dell’VIII secolo nei pressi dell’arco di Traiano , la Port ’Au - rea della cinta muraria di IV se c olo che trasse il nome dallo stra - ordinario monumento eretto in onore dell’optimus princep s fra il 109 e il 114, nel punto dal quale la via Traiana muoveva verso Brindisi. È stato proposto cheil santo a cui è dedicata la chiesa sia Sant’Ilario di Poitiers (31 0-367) che svolse un ruolo significativo nella condanna del movimento eretico di Ario; potrebbe essere stata orientata proprio da tale ruolo la scelta fatta da chi fondò l’edificio di culto dopo la conversione al cattolicesimo romano dei Longobardi di Benevento pr omossa dal duca Romualdo I, da sua moglie Teoderada e dal vescovo Barbato nel 663. L’edificio pr esenta un’originale cope rtura formata da due cupole in asse e trova stringenti confronti con le chiese altomedievali dell’area pugliese, c ome il tempietto di Seppannibale presso Fa - sano, San Pietro di Crepacuore, Sant’Apollinare di Rutigliano e San Pietro Mandurino. La prima menzione dell’edificio risale al novembre 1110, mentre nel dicembre 1148 è attestata la presenza del monastero «Sancti Ylari quod constructum est a foris prope Portam Auream»; alla fine del XII secolo Sant’Ilario risulta essere sede parrocchiale, mentre poco dopo venne annessa, col cenobio, al monastero di San Paolo extra moenia di Avellino. In questo periodo il primo nucleo, consistente in c ostruzioni piuttosto semplici e di picco - le dimensioni, collocate principalmente sul fronte occidentale, venne sensibilmente ampliato e raggiunse le dimensioni che po i mantenne fino all’epoca moderna. La dipendenza dal monastero avellinese terminò nel 1479, quando aveva già avuto inizio il declino che avrebbe rapidamente portato ad una condizione di semiabbandono dell’edificio religioso che fu ancora menziona - to negli atti di una visita apostolica del 1581; ma da tempo il complesso cenobitico era stato aggregato alla mensa del capitolo metropolitano in forza dei provvedimenti di papa Eugenio IV del 1° gennaio 1443 e di Giulio II del 1504. All’inizio del XVIII secolo la chiesa risultava sconsacrata e trasformata in casa c olo - nica e solo nella seconda metà del XX secolo è diventata oggetto di studio e di attività di restauro.
2022
9791259950024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/473413
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