Per anni non ho fatto che sfogliare le necessarie parole per esprimere il mio habitus nella triplice accezione nota, di comportamento, abito, ambiente, cercando i vocaboli e il loro significato essenziale “segno indelebile che lasciano nella nostra mente”. Parole forti, vere che ci mettono a “nudo” dalle quali ripartire con forza, de-costruendole per ri-costruirci. L’aggettivo greco étymos significa vero, reale, da qui etimologia: pensare per capire, poi dire esattamente per raccontare realmente. L’incipit fornito agli studenti del Laboratorio di Design per la Moda 2, arricchito da numerosi contributi sul tema è stato “intimamente mediterraneo”. Sono nate 12 micro-collezioni, 12 risposte per essere etimi delle nostre vite, per svelare il nostro intimo, dal latino intĭmus, «in dentro» che è il più interno, che si trova più addentro, unito, congiunto strettamente, nel profondo dell’animo. Il percorso di design from hearth ha avuto inizio nell’antica città di Ercolano, una struttura urbana nascosta per millenni, posta al di sotto, all’interno di una città recente, che la rende proprio, per la sua posizione intima, bellissima, integra; una città dove il tessuto urbano, le tessiture murarie, le tessere dei mosaici danno lezioni di ecologia, economia, composizione, colore. Qui il tema del colore locale, che non è solo quello naturale è chiaro, lampante, toni, non colori legati a gradazione di luce, a riflessi, cromie che rivivono anche nell’etimo delle parole. Questo scendere nel profondo, questa esplorazione (vs ispirazione) è stata riproposta nelle esercitazioni individuali dove dal disegno della propria sagoma e dell’abito più caro, che non è il più costoso, ma è quello che pur non utilizzandolo ha il valore del ricordo, di un’emozione, sono scaturite parole chiave che hanno costituito la tavola di emozioni (vs moodboard): contrasto, profondità, anima, corpo, nudo, paradosso, riflesso, maschera, essenza, equilibrio, trasparenza, difetto; al di sopra di tutte è emersa il lemma ansia, agitazione, forte apprensione, dovuto al timore, all’incertezza, all’attesa di qualcosa. Ho cercato di far conferire a questo vocabolo l’altra sua defini- zione, desiderio ardente ma controllato dalla mente e nel corpo con il seminario “Io abito io sono” pratiche di rilassamento su abiti-cuscini trasformabili per sperimentare appieno che le soluzioni per le cose, le vicende, sono molteplici, morbide, elastiche, mai drastiche. La parola abito si è poi arricchita degli aggettivi unico, prezioso, insostituibile partecipando ad incontri sul gioiello, artefatti preziosi, cose uniche, persone insostituibili che restano nel cuore sempre, imparando che “la cecità del vedere” è di chi vede benissimo ogni giorno. Non potevo pertanto, non far dare grande valore al tatto: toccare le differenti finiture dei tessuti di canapa, comprendere la grande varietà dei suoi usi, la possibilità di utilizzare tutte le sue parti, arrivando al suo intimo che è in questo caso oggettivamente il suo etimo: un capo in canapa fa respirare e sa far star bene il più grande organo del nostro corpo, la pelle. Per concludere questo intenso percorso allora ho fatto ascoltare il design of hearth al fine di comprendere che gli abiti, le etichette, i ruoli cuciti addosso sono davvero stretti e che è possibile vestirci liberamente comunicando le nostre emozioni: questo è l’habitus ci rende speciali, comodi, veri, felici. Tutto questo è in IN’TRINSEKO abiti strutture che comunicano emozioni; in CONTROVERSIA attraverso l’opera di Marcel Duchamp, ciò che si indossa ha un’identità diversa da quella apparente; in IMMERSUS EMERGO vestiti pesanti e leggeri allo stesso tempo, comunicano che pur andando giù si può risalire; in DOMUS sette colori dell’arcobaleno e dei Chakra vestono l’anima così come il corpo, la sua casa; in AL NATURALE abiti double-face, dal doppio volto, così come le forme del corpo femminile si contrappongono ai fondi di stampe e colori rappresentate da Edgar Degas.; in BLU coperture paradosso nati dallo studio dei dipinti “Le Bagnanti” di Pablo Picasso; in SPLĒN-d’OR giacche trasformabili, riflesse, nascono dall’analisi del tramonto associato ad un periodo di debolezza della vita; in ENDOSKOPISI maschere-vestiti richiamano l’Etna nei suoi colori, nella sua forma e nella volontà di tirare fuori qualcosa rinchiuso da tempo; in ESSENTIA citazioni aristoteliche si conformano in abiti semplici; in ANEMOS la contrapposizione tra anima e corpo in equilibrio, seguendo la filosofia di Platone veste i semplicemente corpi; in SPECULUM forme pure trasparenti mostrano la nostra parte variopinta e colorata come le murrine Murano e in SCOPERTE abiti che scoprono difetti, o per meglio le caratteristiche che ci rendono unici, facendoli apparire punti di forza. I servizi fotografici (vs shooting) sono stati effettuati in luoghi differenti, rispondenti alle caratteristiche della collezione: dal Parco Archeologico di Ercolano all’Anfiteatro Campano, dal Palazzo Solimene a Vietri alle fabbriche dismesse del nostro territorio, senza l’ausilio di modelle e modelli professionisti al fine di interpretare al meglio i dettagli, parti più intime degli abiti

INTIMAMENTE MEDITERRANEO

Maria Dolores Morelli
Project Administration
2021

Abstract

Per anni non ho fatto che sfogliare le necessarie parole per esprimere il mio habitus nella triplice accezione nota, di comportamento, abito, ambiente, cercando i vocaboli e il loro significato essenziale “segno indelebile che lasciano nella nostra mente”. Parole forti, vere che ci mettono a “nudo” dalle quali ripartire con forza, de-costruendole per ri-costruirci. L’aggettivo greco étymos significa vero, reale, da qui etimologia: pensare per capire, poi dire esattamente per raccontare realmente. L’incipit fornito agli studenti del Laboratorio di Design per la Moda 2, arricchito da numerosi contributi sul tema è stato “intimamente mediterraneo”. Sono nate 12 micro-collezioni, 12 risposte per essere etimi delle nostre vite, per svelare il nostro intimo, dal latino intĭmus, «in dentro» che è il più interno, che si trova più addentro, unito, congiunto strettamente, nel profondo dell’animo. Il percorso di design from hearth ha avuto inizio nell’antica città di Ercolano, una struttura urbana nascosta per millenni, posta al di sotto, all’interno di una città recente, che la rende proprio, per la sua posizione intima, bellissima, integra; una città dove il tessuto urbano, le tessiture murarie, le tessere dei mosaici danno lezioni di ecologia, economia, composizione, colore. Qui il tema del colore locale, che non è solo quello naturale è chiaro, lampante, toni, non colori legati a gradazione di luce, a riflessi, cromie che rivivono anche nell’etimo delle parole. Questo scendere nel profondo, questa esplorazione (vs ispirazione) è stata riproposta nelle esercitazioni individuali dove dal disegno della propria sagoma e dell’abito più caro, che non è il più costoso, ma è quello che pur non utilizzandolo ha il valore del ricordo, di un’emozione, sono scaturite parole chiave che hanno costituito la tavola di emozioni (vs moodboard): contrasto, profondità, anima, corpo, nudo, paradosso, riflesso, maschera, essenza, equilibrio, trasparenza, difetto; al di sopra di tutte è emersa il lemma ansia, agitazione, forte apprensione, dovuto al timore, all’incertezza, all’attesa di qualcosa. Ho cercato di far conferire a questo vocabolo l’altra sua defini- zione, desiderio ardente ma controllato dalla mente e nel corpo con il seminario “Io abito io sono” pratiche di rilassamento su abiti-cuscini trasformabili per sperimentare appieno che le soluzioni per le cose, le vicende, sono molteplici, morbide, elastiche, mai drastiche. La parola abito si è poi arricchita degli aggettivi unico, prezioso, insostituibile partecipando ad incontri sul gioiello, artefatti preziosi, cose uniche, persone insostituibili che restano nel cuore sempre, imparando che “la cecità del vedere” è di chi vede benissimo ogni giorno. Non potevo pertanto, non far dare grande valore al tatto: toccare le differenti finiture dei tessuti di canapa, comprendere la grande varietà dei suoi usi, la possibilità di utilizzare tutte le sue parti, arrivando al suo intimo che è in questo caso oggettivamente il suo etimo: un capo in canapa fa respirare e sa far star bene il più grande organo del nostro corpo, la pelle. Per concludere questo intenso percorso allora ho fatto ascoltare il design of hearth al fine di comprendere che gli abiti, le etichette, i ruoli cuciti addosso sono davvero stretti e che è possibile vestirci liberamente comunicando le nostre emozioni: questo è l’habitus ci rende speciali, comodi, veri, felici. Tutto questo è in IN’TRINSEKO abiti strutture che comunicano emozioni; in CONTROVERSIA attraverso l’opera di Marcel Duchamp, ciò che si indossa ha un’identità diversa da quella apparente; in IMMERSUS EMERGO vestiti pesanti e leggeri allo stesso tempo, comunicano che pur andando giù si può risalire; in DOMUS sette colori dell’arcobaleno e dei Chakra vestono l’anima così come il corpo, la sua casa; in AL NATURALE abiti double-face, dal doppio volto, così come le forme del corpo femminile si contrappongono ai fondi di stampe e colori rappresentate da Edgar Degas.; in BLU coperture paradosso nati dallo studio dei dipinti “Le Bagnanti” di Pablo Picasso; in SPLĒN-d’OR giacche trasformabili, riflesse, nascono dall’analisi del tramonto associato ad un periodo di debolezza della vita; in ENDOSKOPISI maschere-vestiti richiamano l’Etna nei suoi colori, nella sua forma e nella volontà di tirare fuori qualcosa rinchiuso da tempo; in ESSENTIA citazioni aristoteliche si conformano in abiti semplici; in ANEMOS la contrapposizione tra anima e corpo in equilibrio, seguendo la filosofia di Platone veste i semplicemente corpi; in SPECULUM forme pure trasparenti mostrano la nostra parte variopinta e colorata come le murrine Murano e in SCOPERTE abiti che scoprono difetti, o per meglio le caratteristiche che ci rendono unici, facendoli apparire punti di forza. I servizi fotografici (vs shooting) sono stati effettuati in luoghi differenti, rispondenti alle caratteristiche della collezione: dal Parco Archeologico di Ercolano all’Anfiteatro Campano, dal Palazzo Solimene a Vietri alle fabbriche dismesse del nostro territorio, senza l’ausilio di modelle e modelli professionisti al fine di interpretare al meglio i dettagli, parti più intime degli abiti
2021
978-88-85556-12-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/459894
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