The strategic role of brownfields in current development dynamics of European city has been extensively explored during the last 20 years through theories, projects and realizations. In this scenario, the contribution wants to deal with the re-conversion of abandoned productive artifacts in terms of architectural project. Confronting with the pre-existence, the project should have the capacity to assume what exists as an archaeological trace, a recognizable element that, through active participation in new building’s life, put up the diachrony of architectural fact, to be intended as a superposition of signs coming from different times. Productive buildings are often related, from the typological point of view, to the archetype of the hypostyle hall, characterized by ordered recurrence of punctual structural elements, or of the big hall, characterized by minimization of vertical supports and large free spans. Through a non-exhaustive catalogue of paradigmatic projects we can identify key modification strategies. We distinguish two very general categories of intervention: the first one provides for the intervention within the existing perimeter with minimal alterations of external shape (example: project by Bolles+Wilson for U-boat Halle in Hanover); the second intervention possibility provides for the aggression of the building from the outside, by setting up new volumes to increase existing surfaces (example: project by Arm Architectures for Friche Belle de Mai in Marseille).

Il ruolo strategico delle brownfields, ossia i siti industriali dismessi, nelle attuali dinamiche di sviluppo della città europea è stato ampiamente esplorato durante gli ultimi venti anni attraverso teorie, progetti e realizzazioni. Soprattutto l’attuale localizzazione di queste aree, che un tempo erano esterne alla città e che attualmente risultano circondate o lambite dalla recente urbanizzazione, fa di loro dei luoghi elettivi per l’applicazione delle strategie di crescita per densificazione della città contemporanea. All’interno di questo scenario, il contributo intende occuparsi del tema della riconversione dei manufatti produttivi dismessi dal punto di vista del progetto di architettura. Quest’ultimo, confrontandosi con la pre-esistenza, dovrebbe avere la capacità di assumere ciò che esiste come traccia archeologica, elemento riconoscibile che, partecipando attivamente alla vita del nuovo edificio, metta in scena la diacronia del fatto architettonico, da intendere in questo caso come sovrapposizione di segni differiti nel tempo. Gli edifici produttivi sono spesso riconducibili, dal punto di vista tipologico, all’archetipo della sala ipostila, caratterizzata dalla ricorrenza di elementi strutturali puntuali, o dell’ aula, caratterizzata dalla minimizzazione dei sostegni verticali (sovente disposti lungo il perimetro) e dalle grandi luci libere. Attraverso un repertorio di progetti e realizzazioni paradigmatiche (che definisce una casistica non esaustiva) è possibile individuare le principali strategie di modificazione per questi edifici. Distinguiamo due categorie molto generali di intervento: la prima prevede di intervenire all’interno del perimetro del manufatto esistente alterando solo parzialmente sull’involucro (vedi figura, progetto di Bolles e Wilson per l’U-boat Halle ad Hannover); la seconda possibilità di intervento prevede l’aggressione dell’edificio dall’esterno, attraverso la predisposizione di nuove volumetrie ad incremento delle superfici esistenti (vedi figura, progetto di Arm Architectures per la Friche de Belle de Mai a Marsiglia).

Building in / Building on. Composition strategies for re-conversion of productive buildings.

OLIVA G
2015

Abstract

The strategic role of brownfields in current development dynamics of European city has been extensively explored during the last 20 years through theories, projects and realizations. In this scenario, the contribution wants to deal with the re-conversion of abandoned productive artifacts in terms of architectural project. Confronting with the pre-existence, the project should have the capacity to assume what exists as an archaeological trace, a recognizable element that, through active participation in new building’s life, put up the diachrony of architectural fact, to be intended as a superposition of signs coming from different times. Productive buildings are often related, from the typological point of view, to the archetype of the hypostyle hall, characterized by ordered recurrence of punctual structural elements, or of the big hall, characterized by minimization of vertical supports and large free spans. Through a non-exhaustive catalogue of paradigmatic projects we can identify key modification strategies. We distinguish two very general categories of intervention: the first one provides for the intervention within the existing perimeter with minimal alterations of external shape (example: project by Bolles+Wilson for U-boat Halle in Hanover); the second intervention possibility provides for the aggression of the building from the outside, by setting up new volumes to increase existing surfaces (example: project by Arm Architectures for Friche Belle de Mai in Marseille).
2015
978-88-6542-416-2
Il ruolo strategico delle brownfields, ossia i siti industriali dismessi, nelle attuali dinamiche di sviluppo della città europea è stato ampiamente esplorato durante gli ultimi venti anni attraverso teorie, progetti e realizzazioni. Soprattutto l’attuale localizzazione di queste aree, che un tempo erano esterne alla città e che attualmente risultano circondate o lambite dalla recente urbanizzazione, fa di loro dei luoghi elettivi per l’applicazione delle strategie di crescita per densificazione della città contemporanea. All’interno di questo scenario, il contributo intende occuparsi del tema della riconversione dei manufatti produttivi dismessi dal punto di vista del progetto di architettura. Quest’ultimo, confrontandosi con la pre-esistenza, dovrebbe avere la capacità di assumere ciò che esiste come traccia archeologica, elemento riconoscibile che, partecipando attivamente alla vita del nuovo edificio, metta in scena la diacronia del fatto architettonico, da intendere in questo caso come sovrapposizione di segni differiti nel tempo. Gli edifici produttivi sono spesso riconducibili, dal punto di vista tipologico, all’archetipo della sala ipostila, caratterizzata dalla ricorrenza di elementi strutturali puntuali, o dell’ aula, caratterizzata dalla minimizzazione dei sostegni verticali (sovente disposti lungo il perimetro) e dalle grandi luci libere. Attraverso un repertorio di progetti e realizzazioni paradigmatiche (che definisce una casistica non esaustiva) è possibile individuare le principali strategie di modificazione per questi edifici. Distinguiamo due categorie molto generali di intervento: la prima prevede di intervenire all’interno del perimetro del manufatto esistente alterando solo parzialmente sull’involucro (vedi figura, progetto di Bolles e Wilson per l’U-boat Halle ad Hannover); la seconda possibilità di intervento prevede l’aggressione dell’edificio dall’esterno, attraverso la predisposizione di nuove volumetrie ad incremento delle superfici esistenti (vedi figura, progetto di Arm Architectures per la Friche de Belle de Mai a Marsiglia).
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