Con l’anno accademico 2019/2020 l’iniziativa editoriale #ONELOOK raggiunge la sua quarta edizione e si conferma come occasione consolidata di riflessione e ‘messa a sistema’ dell’esperienza sviluppata all’interno delle intenzioni di progetto dei laboratori di Design del Corso di Laurea in Design per la Moda dell’Università Vanvitelli. A riguardarli nel loro insieme i volumi curati dai docenti responsabili dei laboratori con la partecipazione attiva degli allievi dei corsi, forniscono uno spaccato interessante del lavoro svolto e svelano indicazioni preziose per comprendere gli itinerari di riflessione e di ricerca che il corso di laurea in questi anni ha saputo individuare e perseguire con convinzione . La moda è oggi un universo complesso, un sistema globale di prodotti, immaginari, servizi, in cui le fasi dell’ideazione, del consumo si intrecciano costantemente. E’ evidente oramai che al di là degli aspetti legati alle logiche della costruzione/decostruzione dei manufatti che compongono l’abbigliamento, e degli aspetti concettuali del processo progettuale, il design della moda non può sottrarsi dal riflettere su altre questioni che segnano profondamente il nostro tempo e ne definiscono le traiettorie culturali: questioni che riguardano la consapevolezza dei processi, la sostenibilità delle produzioni, i temi etici del rispetto per le persone e per i luoghi le questioni identitarie, quelle di genere, le questioni della comunicazione e della ‘new fashion narratives, i nuovi modelli di business. Il progetto di moda oggi appare dunque come un luogo in cui la questione della creatività può confrontarsi con altri e più ampi scenari che devono essere un grado di delineare un ripensamento profondo del nostro rapporto con le cose e con il mondo che ci circonda. Tra le questioni che più di altre occupano il territorio del dibattito contemporaneo c‘è sicuramente quella del rapporto tra moda design e sostenibilità. L’impegno del design ad occuparsi dei temi della sostenibilità nella moda si è sviluppato in un contesto culturale nel quale la moda rappresenta “gran parte di ciò che è considerato distruttivo e moralmente spregiudicato nel modello moderno e globalizzato di consumo e di produzione in serie” ( Fletcher, 2018,p. 12). In principio il dibattito si è concentrato su aspetti pratici e tecnici relativi alle fibre alla scelta delle lavorazioni dei tessuti, alla fase terminale della gerarchia dello scarto, al riciclo, alla gestione della catena degli approvvigionamenti. Questioni certamente rilevanti ma che tuttavia sembrano più finalizzate a dare ‘una patina ecologica alla materialità del capo di abbigliamento’ che non ad incidere significativamente su un sistema di valori, percezioni, abitudini, processi mentali di una industria e soprattutto di una classe di consumatori che sono i veri attori del sistema del consumo e della produzione di moda. Eppure sono proprio i valori e le abitudini mentali legate al modello esistente la causa fondamentale della insostenibilità della moda ( Ehrenfeld, 2008). Se non si riuscirà a modificare il modo in cui si pensa alla moda, sia come settore nel suo insieme che come pratiche individuale, difficilmente si riuscirà ad incidere sugli aspetti che sono alla base della insostenibilità del settore. Generare la consapevolezza della necessità di promuovere un modo nuovo di pensare al rapporto tra moda e sostenibilità e di creare nuove narrative capaci di proporre storie di possibilità diverse è preciso compito delle Università intese come il luogo in cui è non solo possibile ma doveroso proporre percorsi di ricerca sui modelli di pensiero e sui paradigmi che ne conseguono. E’ l’Università il luogo i cui gli elementi di conoscenza che dal pensiero sistemico traggono linfa vitale possono produrre qual significativo passaggio dal un approccio riduzionista ai temi della sostenibilità ad un approccio volto complessivamente alla moda come sistema complesso. E’ l’Università il luogo in cui definizioni come Slow Fashion, Co- design, progettazione No-plan possono e devono conquistare il loro reale significato in un contesto di rifilessione volto a ripensare i valori di una generazione di designer/consumatori a cui sarà affidato il compito di individuare nuovi paradigmi capaci di produrre un movimento di cambiamento sociale di portata epocale. Una generazione di giovani designer capace interpretare e di vivere il cambiamento come grande opportunità e come orizzonte di futuro possibile. Questo è il valore reale della sperimentazione GRETA che questo numero Special di #LOOK4 racconta: interpretare la sfida intellettuale che la questione della sostenibilità sta portando avanti non limitandosi a promuovere lo sviluppo di prodotti ecosostenibili nel senso della rispondenza a criteri di ottimizzazione della produzione, ma spingendosi in un territorio in cui la sostenibilità è nuova relisienza, è bellezza, è valore. Perché “la sostenibilità nella moda non rappresenta più una modalità di risposta, ma una modalità basata sull’ingegno”. (Fletcher, 2018 p.32)
#4Look special, Greta: slow fashion researches
roberto liberti
2020
Abstract
Con l’anno accademico 2019/2020 l’iniziativa editoriale #ONELOOK raggiunge la sua quarta edizione e si conferma come occasione consolidata di riflessione e ‘messa a sistema’ dell’esperienza sviluppata all’interno delle intenzioni di progetto dei laboratori di Design del Corso di Laurea in Design per la Moda dell’Università Vanvitelli. A riguardarli nel loro insieme i volumi curati dai docenti responsabili dei laboratori con la partecipazione attiva degli allievi dei corsi, forniscono uno spaccato interessante del lavoro svolto e svelano indicazioni preziose per comprendere gli itinerari di riflessione e di ricerca che il corso di laurea in questi anni ha saputo individuare e perseguire con convinzione . La moda è oggi un universo complesso, un sistema globale di prodotti, immaginari, servizi, in cui le fasi dell’ideazione, del consumo si intrecciano costantemente. E’ evidente oramai che al di là degli aspetti legati alle logiche della costruzione/decostruzione dei manufatti che compongono l’abbigliamento, e degli aspetti concettuali del processo progettuale, il design della moda non può sottrarsi dal riflettere su altre questioni che segnano profondamente il nostro tempo e ne definiscono le traiettorie culturali: questioni che riguardano la consapevolezza dei processi, la sostenibilità delle produzioni, i temi etici del rispetto per le persone e per i luoghi le questioni identitarie, quelle di genere, le questioni della comunicazione e della ‘new fashion narratives, i nuovi modelli di business. Il progetto di moda oggi appare dunque come un luogo in cui la questione della creatività può confrontarsi con altri e più ampi scenari che devono essere un grado di delineare un ripensamento profondo del nostro rapporto con le cose e con il mondo che ci circonda. Tra le questioni che più di altre occupano il territorio del dibattito contemporaneo c‘è sicuramente quella del rapporto tra moda design e sostenibilità. L’impegno del design ad occuparsi dei temi della sostenibilità nella moda si è sviluppato in un contesto culturale nel quale la moda rappresenta “gran parte di ciò che è considerato distruttivo e moralmente spregiudicato nel modello moderno e globalizzato di consumo e di produzione in serie” ( Fletcher, 2018,p. 12). In principio il dibattito si è concentrato su aspetti pratici e tecnici relativi alle fibre alla scelta delle lavorazioni dei tessuti, alla fase terminale della gerarchia dello scarto, al riciclo, alla gestione della catena degli approvvigionamenti. Questioni certamente rilevanti ma che tuttavia sembrano più finalizzate a dare ‘una patina ecologica alla materialità del capo di abbigliamento’ che non ad incidere significativamente su un sistema di valori, percezioni, abitudini, processi mentali di una industria e soprattutto di una classe di consumatori che sono i veri attori del sistema del consumo e della produzione di moda. Eppure sono proprio i valori e le abitudini mentali legate al modello esistente la causa fondamentale della insostenibilità della moda ( Ehrenfeld, 2008). Se non si riuscirà a modificare il modo in cui si pensa alla moda, sia come settore nel suo insieme che come pratiche individuale, difficilmente si riuscirà ad incidere sugli aspetti che sono alla base della insostenibilità del settore. Generare la consapevolezza della necessità di promuovere un modo nuovo di pensare al rapporto tra moda e sostenibilità e di creare nuove narrative capaci di proporre storie di possibilità diverse è preciso compito delle Università intese come il luogo in cui è non solo possibile ma doveroso proporre percorsi di ricerca sui modelli di pensiero e sui paradigmi che ne conseguono. E’ l’Università il luogo i cui gli elementi di conoscenza che dal pensiero sistemico traggono linfa vitale possono produrre qual significativo passaggio dal un approccio riduzionista ai temi della sostenibilità ad un approccio volto complessivamente alla moda come sistema complesso. E’ l’Università il luogo in cui definizioni come Slow Fashion, Co- design, progettazione No-plan possono e devono conquistare il loro reale significato in un contesto di rifilessione volto a ripensare i valori di una generazione di designer/consumatori a cui sarà affidato il compito di individuare nuovi paradigmi capaci di produrre un movimento di cambiamento sociale di portata epocale. Una generazione di giovani designer capace interpretare e di vivere il cambiamento come grande opportunità e come orizzonte di futuro possibile. Questo è il valore reale della sperimentazione GRETA che questo numero Special di #LOOK4 racconta: interpretare la sfida intellettuale che la questione della sostenibilità sta portando avanti non limitandosi a promuovere lo sviluppo di prodotti ecosostenibili nel senso della rispondenza a criteri di ottimizzazione della produzione, ma spingendosi in un territorio in cui la sostenibilità è nuova relisienza, è bellezza, è valore. Perché “la sostenibilità nella moda non rappresenta più una modalità di risposta, ma una modalità basata sull’ingegno”. (Fletcher, 2018 p.32)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.