Il legame Designed & Made in Italy analizzato dal nume- ro 9 della rivista MD Journal è contrassegnato da approcci e contenuti articolati, tesi a ribadirne/ridefinirne/rifondarne i caratteri attuali rispetto al passato, richiamando la sostanza delle origini e la profonda stratificazione di valori interconnessi che nel nostro paese uniscono da sempre cultura progettuale, costruttiva, di vendita e utilizzo dei pro- dotti in un rapporto di reciproca alimentazione. In Italia – dove sono perlopiù mancati investimenti ingenti e continuativi di grandi imprese industriali, nonché committenze unitarie, vaste e strutturate – l’osservazione del nesso tra design e manifattura ha dovuto includere storicamente il fattore «gusto», inteso come fenomeno culturale complesso e ricco di sfumature che ha incorporato valenze semantiche, formali, di qualità esecutiva e commerciali del tutto peculiari e riconoscibili (De Fusco, 2007, p. VIII). Il destino del Made in Italy, da quanto rilevato, appare ancor più ancorato alla rifondazione dei presupposti sui quali si è concretizzato il valore originario, esso rispecchia dinamiche progettuali, sociali e produttive inclusive e spesso avanguardistiche. Le espressioni delle forme del fare, tangibili e intangibili, affermano e contribuiscono al riconosci- mento, nei modi di agire, del legame profondo esistente tra la cultura e l’identità dei luoghi, generatori del cosiddetto “stile italiano”. Sebbene, la tradizione indichi spesso la direzione da seguire, valori rinnovati appaiono nella società, innestandosi in quelli resistenti, viceversa, sostituendosi a ciò che oramai logoro non è più aderente alla dinamica sociale (Hildreth, Kimble, 2004, p. 75).

DESIGNED & MADE IN ITALY

Maria Antonietta, Sbordone
;
2020

Abstract

Il legame Designed & Made in Italy analizzato dal nume- ro 9 della rivista MD Journal è contrassegnato da approcci e contenuti articolati, tesi a ribadirne/ridefinirne/rifondarne i caratteri attuali rispetto al passato, richiamando la sostanza delle origini e la profonda stratificazione di valori interconnessi che nel nostro paese uniscono da sempre cultura progettuale, costruttiva, di vendita e utilizzo dei pro- dotti in un rapporto di reciproca alimentazione. In Italia – dove sono perlopiù mancati investimenti ingenti e continuativi di grandi imprese industriali, nonché committenze unitarie, vaste e strutturate – l’osservazione del nesso tra design e manifattura ha dovuto includere storicamente il fattore «gusto», inteso come fenomeno culturale complesso e ricco di sfumature che ha incorporato valenze semantiche, formali, di qualità esecutiva e commerciali del tutto peculiari e riconoscibili (De Fusco, 2007, p. VIII). Il destino del Made in Italy, da quanto rilevato, appare ancor più ancorato alla rifondazione dei presupposti sui quali si è concretizzato il valore originario, esso rispecchia dinamiche progettuali, sociali e produttive inclusive e spesso avanguardistiche. Le espressioni delle forme del fare, tangibili e intangibili, affermano e contribuiscono al riconosci- mento, nei modi di agire, del legame profondo esistente tra la cultura e l’identità dei luoghi, generatori del cosiddetto “stile italiano”. Sebbene, la tradizione indichi spesso la direzione da seguire, valori rinnovati appaiono nella società, innestandosi in quelli resistenti, viceversa, sostituendosi a ciò che oramai logoro non è più aderente alla dinamica sociale (Hildreth, Kimble, 2004, p. 75).
2020
978-88-85885-07-3
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