L’espressione “Handmade in Italy” è comunemente riferita ad una variegata produzione di oggetti di artigianato locale e in alcuni casi la si ritrova effigiata sulla cover di qualche libro, sulle home page di siti web di piccole imprese artigianali o negozi virtuali, e su alcune pagine Facebook di community di artigiani. Difficile trovarvi segnali anche flebili che facciano pensare ad una interazione con la cultura del progetto, trattandosi, quasi sempre, di enclave autoreferenziali di artigiani. Handmade in Italy, adottato per la prima volta da Claudio Gambardella con altro significato, è invece il nome di un progetto di ricerca scientifica che mira ad altro e che scaturisce da una lunga e complessa ricercaazione iniziata nel 1990 con le mostre sul souvenir – facendo interagire artigiani campani e designer –, seguite da interventi rientranti nella “terza missione” dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, come il progetto del Sistema Museale Regionale del Design e delle Arti Applicate, del 2002, sfociato poi nel progetto del 2010 realizzato a Pompei, il “Museo delle Imprese del prodotto di eccellenza Campano”. L’intento implicito è quello di aggiungere la quinta “A”, l’Artidesign, che è anche il titolo del noto volume di Filippo Alison e Renato De Fusco, alle altre quattro “A” del Made in Italy, una produzione sinergica, cioè, di design e artigianato che esca dal suo ruolo ancillare e romantico, che faccia ricorso, senza vecchi pregiudizi, alle tecnologie avanzate e alla digital fabrication, per rientrare a pieno titolo nel “fatto e pensato in Italia”. L’appartenenza al Made in Italy di questa filiera corta e sostenibile riguarda sì aspetti strategici – future ed auspicabili ricadute di tipo economico, imprenditoriali e sociali –, ma presuppone innanzitutto il riferimento ad una cultura e ad uno stile di vita italiani, punti salienti che attraverso tre interviste contenute nel libro – al filosofo Aldo Masullo, al compositore Giorgio Battistelli e alla gallerista Lia Rumma – si è cercato di affrontare da un punto di vista “umanistico”.

Handmade in Italy

C. Gambardella
2020

Abstract

L’espressione “Handmade in Italy” è comunemente riferita ad una variegata produzione di oggetti di artigianato locale e in alcuni casi la si ritrova effigiata sulla cover di qualche libro, sulle home page di siti web di piccole imprese artigianali o negozi virtuali, e su alcune pagine Facebook di community di artigiani. Difficile trovarvi segnali anche flebili che facciano pensare ad una interazione con la cultura del progetto, trattandosi, quasi sempre, di enclave autoreferenziali di artigiani. Handmade in Italy, adottato per la prima volta da Claudio Gambardella con altro significato, è invece il nome di un progetto di ricerca scientifica che mira ad altro e che scaturisce da una lunga e complessa ricercaazione iniziata nel 1990 con le mostre sul souvenir – facendo interagire artigiani campani e designer –, seguite da interventi rientranti nella “terza missione” dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, come il progetto del Sistema Museale Regionale del Design e delle Arti Applicate, del 2002, sfociato poi nel progetto del 2010 realizzato a Pompei, il “Museo delle Imprese del prodotto di eccellenza Campano”. L’intento implicito è quello di aggiungere la quinta “A”, l’Artidesign, che è anche il titolo del noto volume di Filippo Alison e Renato De Fusco, alle altre quattro “A” del Made in Italy, una produzione sinergica, cioè, di design e artigianato che esca dal suo ruolo ancillare e romantico, che faccia ricorso, senza vecchi pregiudizi, alle tecnologie avanzate e alla digital fabrication, per rientrare a pieno titolo nel “fatto e pensato in Italia”. L’appartenenza al Made in Italy di questa filiera corta e sostenibile riguarda sì aspetti strategici – future ed auspicabili ricadute di tipo economico, imprenditoriali e sociali –, ma presuppone innanzitutto il riferimento ad una cultura e ad uno stile di vita italiani, punti salienti che attraverso tre interviste contenute nel libro – al filosofo Aldo Masullo, al compositore Giorgio Battistelli e alla gallerista Lia Rumma – si è cercato di affrontare da un punto di vista “umanistico”.
2020
978-88-94869-99-6
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