La complessità della città contemporanea è resa inestricabile ancor più dal fatto che le istituzioni democratiche hanno perso la forma come veicolo di significato. Pianificazione ed economia non ragionano sulla natura dello spazio, unico terreno dell’architettura e della città. Non si è persa l’attitudine a progettare, ma la coscienza che lo spazio abbia una sua ragione ed una sua possibile configurazione in ogni dove, che va indagata e sperimentata per dar evidenza ad una forma adatta all’essenza dell’istituzione che rappresenta. “Uno dei caratteri della schizofrenia collettiva dell’architettura contemporanea è la rinuncia alla relazione con il suolo come antropogeografia e come storia di sistemi insediativi” (V. Gregotti, 2010). La relazione con il suolo richiama non solo ad un concetto di radicamento e fondazione ma anche ad un sistema di rapporti spaziali che, dalla realtà al sito, interpreti l’invenzione dello spazio che le è propria. Le città si costruiscono su una dialettica a distanza a partire da relazioni complesse: nel tempo cronologico dei luoghi si articolano tempi storici differenti come differenti classi formali. Così città nascoste e architetture di pietra, gesti reali e analogici riaffiorano nel tempo presente costruendo relazioni e geografiche reali. Affiorano urbitextures, come sinopie impresse sul terreno, nuovi spiccati, composizioni di forme. Alcune configurazioni arcaiche con elementi autonomi, separati dai tessuti compatti, innestano complessità sul sito che svela il sistema di rapporti plastici e diventa architettura.

Per un'Archeologia Futura

di domenico corrado
2019

Abstract

La complessità della città contemporanea è resa inestricabile ancor più dal fatto che le istituzioni democratiche hanno perso la forma come veicolo di significato. Pianificazione ed economia non ragionano sulla natura dello spazio, unico terreno dell’architettura e della città. Non si è persa l’attitudine a progettare, ma la coscienza che lo spazio abbia una sua ragione ed una sua possibile configurazione in ogni dove, che va indagata e sperimentata per dar evidenza ad una forma adatta all’essenza dell’istituzione che rappresenta. “Uno dei caratteri della schizofrenia collettiva dell’architettura contemporanea è la rinuncia alla relazione con il suolo come antropogeografia e come storia di sistemi insediativi” (V. Gregotti, 2010). La relazione con il suolo richiama non solo ad un concetto di radicamento e fondazione ma anche ad un sistema di rapporti spaziali che, dalla realtà al sito, interpreti l’invenzione dello spazio che le è propria. Le città si costruiscono su una dialettica a distanza a partire da relazioni complesse: nel tempo cronologico dei luoghi si articolano tempi storici differenti come differenti classi formali. Così città nascoste e architetture di pietra, gesti reali e analogici riaffiorano nel tempo presente costruendo relazioni e geografiche reali. Affiorano urbitextures, come sinopie impresse sul terreno, nuovi spiccati, composizioni di forme. Alcune configurazioni arcaiche con elementi autonomi, separati dai tessuti compatti, innestano complessità sul sito che svela il sistema di rapporti plastici e diventa architettura.
2019
978-88-909054-9-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/419471
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