“Communicating" and "valorising" are two operations that merge in the promotion of archaeological heritage. These are actions that fall within the concept of cultural accessibility, understood as a process of comprehension that allows the public to create a relationship with discovery, which in reality takes the form of a 'blank’ whose appearance is often manifested shapeless and devoid of the third dimension. Restoring densities of meaning to such perceptive and cognitive experiences is the task of the communication project. A useful tool in this sense is the reconstruction of the original image through virtual and analogical representation systems, which reveal the meaning of pre-existence through the reconfiguration of the entire architectural apparatus and through the reproduction of points of view and spatiality capable of recalling the complexity of ancient architecture to understand its spatial as well as its historical and social value. This aspect has already been highlighted by Giovanni Carbonara, who has underlined the need of recovering the third dimension and identifies, among possible ways of approaching design, the "restoration of image" based on interpretation and design philology.1 The restoration of the ancient architectural image is in fact a useful tool to entrust with the task of activating a process that re-elaborates the memory of a lost spatiality, merging with the perception of the present space. Knowledge, as the ultimate aim in the valorisation process of archaeological heritage, can therefore make use of the reconstruction of the image as an instrument of experience and promotion of cognitive and imaginative processes. The contribution intends to propose the first results of a research work starting from a filing of philological restoration interventions, realized through architectural works or visual devices aimed at recomposing the ancient spatial volumes; it has the objective of investigating and suggesting possible approaches to the communicative project.

“Comunicare” e “valorizzare” sono due operazioni che nell’ambito della promozione dei beni archeologici si fondono. Sono azioni che rientrano nel concetto dell’accessibilità culturale, intesa come processo di comprensione che consente al pubblico di creare una relazione con il ritrovamento, che nella realtà si concretizza in una ‘lacuna’ la cui apparenza si manifesta spesso informe e priva della terza dimensione. Restituire densità di significato a simili esperienze percettive e cognitive è compito del progetto di comunicazione. Uno strumento utile in tal senso è la ricostruzione dell’immagine originaria tramite sistemi di rappresentazione, virtuali e analogici, che rivelino il significato della preesistenza attraverso la riconfigurazione dell’intero apparato architettonico e grazie alla riproduzione di punti di vista e spazialità capaci di rievocare la complessità delle antiche architetture per comprenderne il valore spaziale oltre che storico e sociale. Questo aspetto è già messo in luce da Giovanni Carbonara, che sottolinea la necessità di recuperare la terza dimensione e individua, tra le possibili modalità di approccio progettuale, la “reintegrazione dell’immagine” basata sull’interpretazione e sulla filologia progettuale.1 La reintegrazione dell’immagine dell’architettura antica è infatti uno strumento utile a cui affidare il compito di attivare un processo che rielabori la memoria di una spazialità perduta, per fondersi con la percezione dello spazio presente. La conoscenza, fine ultimo dei processi di valorizzazione del patrimonio archeologico, può avvalersi quindi della ricomposizione dell’immagine come strumento dell’esperienza e della promozione di processi cognitivi e di immaginazione. Il contributo intende proporre i primi esiti di un lavoro di ricerca che partire da una schedatura di interventi di ripristino filologico, realizzati attraverso opere architettoniche o dispositivi visivi finalizzati alla ricomposizione delle antiche volumetrie, ha l’obiettivo di indagare e prospettare i possibili approcci al progetto comunicativo.

Lacune apparenti. La ‘reintegrazione dell’immagine’ nella esperienza del patrimonio archeologico. Apparent blanks. 'Image reintegration’ in the experience of the archaeological heritage

A. Cirafici
;
A. Palmieri
2018

Abstract

“Communicating" and "valorising" are two operations that merge in the promotion of archaeological heritage. These are actions that fall within the concept of cultural accessibility, understood as a process of comprehension that allows the public to create a relationship with discovery, which in reality takes the form of a 'blank’ whose appearance is often manifested shapeless and devoid of the third dimension. Restoring densities of meaning to such perceptive and cognitive experiences is the task of the communication project. A useful tool in this sense is the reconstruction of the original image through virtual and analogical representation systems, which reveal the meaning of pre-existence through the reconfiguration of the entire architectural apparatus and through the reproduction of points of view and spatiality capable of recalling the complexity of ancient architecture to understand its spatial as well as its historical and social value. This aspect has already been highlighted by Giovanni Carbonara, who has underlined the need of recovering the third dimension and identifies, among possible ways of approaching design, the "restoration of image" based on interpretation and design philology.1 The restoration of the ancient architectural image is in fact a useful tool to entrust with the task of activating a process that re-elaborates the memory of a lost spatiality, merging with the perception of the present space. Knowledge, as the ultimate aim in the valorisation process of archaeological heritage, can therefore make use of the reconstruction of the image as an instrument of experience and promotion of cognitive and imaginative processes. The contribution intends to propose the first results of a research work starting from a filing of philological restoration interventions, realized through architectural works or visual devices aimed at recomposing the ancient spatial volumes; it has the objective of investigating and suggesting possible approaches to the communicative project.
2018
978-88-492-3651-4
“Comunicare” e “valorizzare” sono due operazioni che nell’ambito della promozione dei beni archeologici si fondono. Sono azioni che rientrano nel concetto dell’accessibilità culturale, intesa come processo di comprensione che consente al pubblico di creare una relazione con il ritrovamento, che nella realtà si concretizza in una ‘lacuna’ la cui apparenza si manifesta spesso informe e priva della terza dimensione. Restituire densità di significato a simili esperienze percettive e cognitive è compito del progetto di comunicazione. Uno strumento utile in tal senso è la ricostruzione dell’immagine originaria tramite sistemi di rappresentazione, virtuali e analogici, che rivelino il significato della preesistenza attraverso la riconfigurazione dell’intero apparato architettonico e grazie alla riproduzione di punti di vista e spazialità capaci di rievocare la complessità delle antiche architetture per comprenderne il valore spaziale oltre che storico e sociale. Questo aspetto è già messo in luce da Giovanni Carbonara, che sottolinea la necessità di recuperare la terza dimensione e individua, tra le possibili modalità di approccio progettuale, la “reintegrazione dell’immagine” basata sull’interpretazione e sulla filologia progettuale.1 La reintegrazione dell’immagine dell’architettura antica è infatti uno strumento utile a cui affidare il compito di attivare un processo che rielabori la memoria di una spazialità perduta, per fondersi con la percezione dello spazio presente. La conoscenza, fine ultimo dei processi di valorizzazione del patrimonio archeologico, può avvalersi quindi della ricomposizione dell’immagine come strumento dell’esperienza e della promozione di processi cognitivi e di immaginazione. Il contributo intende proporre i primi esiti di un lavoro di ricerca che partire da una schedatura di interventi di ripristino filologico, realizzati attraverso opere architettoniche o dispositivi visivi finalizzati alla ricomposizione delle antiche volumetrie, ha l’obiettivo di indagare e prospettare i possibili approcci al progetto comunicativo.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/398141
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact