Artista, espone a Parigi nel 1969 con Lucio Fontana e Pablo Picasso; prima matematico poi architetto, caposcuola della esperienza museografica italiana che negli anni cinquanta avvia il riuso degli spazi storico-architettonici in spazi espositivi. De Felice analizza il mondo delle cose che già esistono con il fare dell’archeologo che ricerca tracce, frammenti, spie, radici di un paradigma indiziario . Osserva con “onnivora curiosità”, disegna il paesaggio, i ruderi, i volti, gli insetti, con accuratezza; raccoglie e custodisce ogni pezzo di cultura materiale. Lo scasso è il suo luogo privilegiato dal quale recupera rottami, pezzi meccanici, ingranaggi, ruote dentate, guarnizioni, pezzi nati per usi resi obsoleti, li inchiostra e li stampa sotto la pressa. I monotipi sono un’estensione del ciclo di vita di parti strutturali di oggetti distrutti dall’incuria e mortificati dall‘abbandono. Gli spazzoloni delle lucidatrici, che i soldati americani portano in Italia, sono riutilizzati in combinazioni nuove, sperimentando nuovi possibili impieghi; inoltre, recupera dai cantieri navali della penisola sorrentina le tavole di legno non utilizzabili per il fasciame delle imbarcazioni; questa prima sezione tranciata dai tronchi provenienti dall’Africa con un lato concavo viene assemblata alle spazzole della lucidatrice per comporre un sistema mobile divisorio: la “foresta“ conformata dai totem in legno accoglie - circoscrivendolo - un tavolo tondo, il suo “pensatoio“, lo spazio dell’anima, nello studio laboratorio sperimentale di Palazzo Donn’Anna.
Ezio Bruno De Felice Designer_Palazzo Donn'Anna, Napoli 27 ottobre
Martusciello, Sabina;Serraglio, Riccardo;
2017
Abstract
Artista, espone a Parigi nel 1969 con Lucio Fontana e Pablo Picasso; prima matematico poi architetto, caposcuola della esperienza museografica italiana che negli anni cinquanta avvia il riuso degli spazi storico-architettonici in spazi espositivi. De Felice analizza il mondo delle cose che già esistono con il fare dell’archeologo che ricerca tracce, frammenti, spie, radici di un paradigma indiziario . Osserva con “onnivora curiosità”, disegna il paesaggio, i ruderi, i volti, gli insetti, con accuratezza; raccoglie e custodisce ogni pezzo di cultura materiale. Lo scasso è il suo luogo privilegiato dal quale recupera rottami, pezzi meccanici, ingranaggi, ruote dentate, guarnizioni, pezzi nati per usi resi obsoleti, li inchiostra e li stampa sotto la pressa. I monotipi sono un’estensione del ciclo di vita di parti strutturali di oggetti distrutti dall’incuria e mortificati dall‘abbandono. Gli spazzoloni delle lucidatrici, che i soldati americani portano in Italia, sono riutilizzati in combinazioni nuove, sperimentando nuovi possibili impieghi; inoltre, recupera dai cantieri navali della penisola sorrentina le tavole di legno non utilizzabili per il fasciame delle imbarcazioni; questa prima sezione tranciata dai tronchi provenienti dall’Africa con un lato concavo viene assemblata alle spazzole della lucidatrice per comporre un sistema mobile divisorio: la “foresta“ conformata dai totem in legno accoglie - circoscrivendolo - un tavolo tondo, il suo “pensatoio“, lo spazio dell’anima, nello studio laboratorio sperimentale di Palazzo Donn’Anna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.