Ezio De Felice è un entomologo sui generis - dialoga in versi vernacolari con luoghi, persone e anemalucce, cerca di leggerli con modalità differenti, studia l’organizzazione perfetta di questi organismi elementari che “a torme stanno nel mondo insieme a noi” . ‘’Forse una delle motivazioni che lo spinge a tanto è per lui, maestro di Restauri (e dunque aduso alle grandi come alle piccole misure), il fascino che esprime il minuscolo, l’infinitamente piccolo, al quale questa volta egli accosta con goloso interesse la sua lente di ingrandimento […] De Felice etnomorfizza il lettore, lo costringe ad osservare il brulicante micromondo oggetto delle sue acute osservazioni poetiche dall’angolazione dell’oggetto stesso” (Santanelli M.,1999). De Felice cuce pietre dure e rottami li compone, li assembla, disegna, fino a quando nel 1969 viene invitato a Parigi a esporre queste sue strane composizioni ad una mostra collettiva con Lucio Fontana e Picasso. I volti tracciati nei disegni preparatori di questi gioielli non sono più mortificati dalla guerra, ma diventano delle facce ironiche, smorfie, caricature nelle quali gli occhi sono perline, la bocca una spilla. Nel grande Teatro dello studio di Palazzo Donn'Anna è accolta temporaneamente anche la collezione di circa 600 monili in tartaruga, acquistata dai coniugi De Felice Sbriziolo dalla vedova di un insigne corallaro. Pettini, pettinesse, ornamenti sono custoditi insieme ai fogli di carta velina sagome dei merletti e dei trafori, fino alla successiva donazione dell’ampia raccolta al Museo Duca di Martina.

Ezio De Felice, dal disegno di oggetti al design del gioiello, 12 marzo

Martusciello, Sabina;
2018

Abstract

Ezio De Felice è un entomologo sui generis - dialoga in versi vernacolari con luoghi, persone e anemalucce, cerca di leggerli con modalità differenti, studia l’organizzazione perfetta di questi organismi elementari che “a torme stanno nel mondo insieme a noi” . ‘’Forse una delle motivazioni che lo spinge a tanto è per lui, maestro di Restauri (e dunque aduso alle grandi come alle piccole misure), il fascino che esprime il minuscolo, l’infinitamente piccolo, al quale questa volta egli accosta con goloso interesse la sua lente di ingrandimento […] De Felice etnomorfizza il lettore, lo costringe ad osservare il brulicante micromondo oggetto delle sue acute osservazioni poetiche dall’angolazione dell’oggetto stesso” (Santanelli M.,1999). De Felice cuce pietre dure e rottami li compone, li assembla, disegna, fino a quando nel 1969 viene invitato a Parigi a esporre queste sue strane composizioni ad una mostra collettiva con Lucio Fontana e Picasso. I volti tracciati nei disegni preparatori di questi gioielli non sono più mortificati dalla guerra, ma diventano delle facce ironiche, smorfie, caricature nelle quali gli occhi sono perline, la bocca una spilla. Nel grande Teatro dello studio di Palazzo Donn'Anna è accolta temporaneamente anche la collezione di circa 600 monili in tartaruga, acquistata dai coniugi De Felice Sbriziolo dalla vedova di un insigne corallaro. Pettini, pettinesse, ornamenti sono custoditi insieme ai fogli di carta velina sagome dei merletti e dei trafori, fino alla successiva donazione dell’ampia raccolta al Museo Duca di Martina.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/390954
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