L’importanza e l’evoluzione dell’impresa familiare nel tessuto socioeconomico europeo, come dimostra la proposta di Risoluzione del Parlamento UE dell’8 settembre 2015, fanno parlare di capitalismo familiare. Nell’ordinamento italiano, la disciplina dell’impresa familiare è contenuta nell’art. 230-bis c.c., introdotto con la riforma del diritto di famiglia del 1975 per dare tutela giuridica al lavoro dei collaboratori familiari, in posizione debole o servente rispetto all’imprenditore. Ma ragioni di natura socioeconomica (quale l’industrializzazione avanzata, la civiltà urbana) e culturale (quale il declino dei valori religiosi tradizionali, la coesistenza tra culture diverse) hanno profondamente trasformato la famiglia contemporanea, mettendo in crisi il modello della famiglia considerato, nell’impresa familiare, quale società naturale (ex art. 29 Cost.). Come conciliare la natura giuridica dell’impresa familiare, la rilevanza del rapporto personale, la qualificazione e il regime della prestazione del familiare con la crisi della famiglia? A fronte del silenzio del Legislatore, non rimane che affidare all’interprete il compito di regolare i rapporti interni ed esterni all’impresa familiare con gli accordi negoziali, valorizzando il ruolo dell’autonomia privata in considerazione di una nuova concezione “funzionale” della famiglia, espressa anche dalla giurisprudenza europea, essenzialmente centrata sul c.d. primato del rapporto. D’altra parte, il Legislatore italiano già nella disciplina della crisi d’impresa propende a consentire l’utilizzazione ponderata degli strumenti negoziali ordinari, al fine di garantire il mantenimento degli standard occupazionali e la tutela delle professionalità acquisite, con il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione dei debiti ex artt. 160 ss. l. fall..
Impresa familiare e crisi della famiglia
Alessia Mignozzi
2016
Abstract
L’importanza e l’evoluzione dell’impresa familiare nel tessuto socioeconomico europeo, come dimostra la proposta di Risoluzione del Parlamento UE dell’8 settembre 2015, fanno parlare di capitalismo familiare. Nell’ordinamento italiano, la disciplina dell’impresa familiare è contenuta nell’art. 230-bis c.c., introdotto con la riforma del diritto di famiglia del 1975 per dare tutela giuridica al lavoro dei collaboratori familiari, in posizione debole o servente rispetto all’imprenditore. Ma ragioni di natura socioeconomica (quale l’industrializzazione avanzata, la civiltà urbana) e culturale (quale il declino dei valori religiosi tradizionali, la coesistenza tra culture diverse) hanno profondamente trasformato la famiglia contemporanea, mettendo in crisi il modello della famiglia considerato, nell’impresa familiare, quale società naturale (ex art. 29 Cost.). Come conciliare la natura giuridica dell’impresa familiare, la rilevanza del rapporto personale, la qualificazione e il regime della prestazione del familiare con la crisi della famiglia? A fronte del silenzio del Legislatore, non rimane che affidare all’interprete il compito di regolare i rapporti interni ed esterni all’impresa familiare con gli accordi negoziali, valorizzando il ruolo dell’autonomia privata in considerazione di una nuova concezione “funzionale” della famiglia, espressa anche dalla giurisprudenza europea, essenzialmente centrata sul c.d. primato del rapporto. D’altra parte, il Legislatore italiano già nella disciplina della crisi d’impresa propende a consentire l’utilizzazione ponderata degli strumenti negoziali ordinari, al fine di garantire il mantenimento degli standard occupazionali e la tutela delle professionalità acquisite, con il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione dei debiti ex artt. 160 ss. l. fall..I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.