After the Second World War the cities expanded considerably due to the construction of public housing. If the periphery is often associated with marginalization and disqualification, the documents and project drawings found in the archive tell the story from a different point of view. The best architects and engineers of that time involved by INA-Casa during the first seven years (1949-1956) in fact tried, with great commitment and particular care, to imagine not only new living spaces, but also places of aggregation, to create a different townscape to live in. An unpublished picture emerges, relating to residential complexes in Naples chronologically previous to others already known, which arose in the wake of organic architecture, composed of precious pieces for the expansion of the knowledge of leading figures, but not yet sufficiently investigated, including Carlo Cocchia and Stefania Filo Speziale. The results of the collaboration also with Roman professionals, such as Mario Fiorentino, also make it possible to verify the fertile contamination of ideas in the early 1950s. The reflection conducted on the townscape aimed at avoiding the conformity of the environment triggered virtuous processes and influenced quality of social life. Therefore, a deeper knowledge of the history of these new nebouring can contribute to the construction of the identity in which a community is recognized, collaborating in its recovery.

Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione i documenti e i disegni di progetto rinvenuti in archivio ne raccontano la storia da un differente punto di vista. I migliori architetti e ingegneri dell’epoca coinvolti dall’INA-Casa durante il I settennio (1949-1956) provarono infatti, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere. Non sono mancati, negli ultimi anni, ampi studi dedicati alla residenza pubblica a Napoli, meritevoli di aver posto per primi l’accento su architetture determinanti nella configurazione della città (Stenti 1993, Pagano 2012). Tuttavia, questi stimolano ulteriori indagini delle vicende progettuali, in particolare di alcuni rioni, appena accennati all’interno di trattazioni di carattere più generale o dal taglio urbanistico e che è possibile oltre¬tutto rileggere alla “distanza storica”. D’altro canto, come è stato notato, proprio il metodo storico «sembra quello capace oggi di offrirci la verifica più sicura di qualsiasi ipotesi sulla città; la città è di per se stessa depositaria di storia» (Rossi 2011). Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi popolari a Napoli, come Bagnoli, Agnano e Soccavo, oltretutto cronologicamente precedenti ad altri più noti, come La Loggetta, sorti nel solco dell'architettura organica. Ciò consente di aggiungere tasselli preziosi per l’ampliamento della conoscenza di figure di primo piano, ma non ancora abbastanza indagate, tra cui Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale. Gli esiti della collaborazione anche con i professionisti romani, come Mario Fiorentino, rendono inoltre possibile la verifica della fertile contaminazione delle idee nei primi anni Cinquanta. La riflessione sul townscape condotta in quegli anni da Cullen, volta a evitare la conformità dell’ambiente, ha innescato processi virtuosi e influito sulla qualità della vita sociale. La ricerca della forma urbana coinvolge infatti pure il progetto dei luoghi collettivi: edifici sociali, scuole, attrezzature comuni, mercati, negozi e piazze, anche in rapporto alla sistemazione a verde, accrescendo il “capitale spaziale” (Secchi 2013). Una conoscenza più approfondita della storia di questi insediamenti, non solo della “case”, ma anche dei “luoghi”, può contribuire quindi alla costruzione dell’identità in cui si riconosce una collettività, concorrendo al suo recupero.

Case INA e luoghi urbani. Storie dell'espansione occidentale di Napoli

DE FALCO, Carolina
2018

Abstract

After the Second World War the cities expanded considerably due to the construction of public housing. If the periphery is often associated with marginalization and disqualification, the documents and project drawings found in the archive tell the story from a different point of view. The best architects and engineers of that time involved by INA-Casa during the first seven years (1949-1956) in fact tried, with great commitment and particular care, to imagine not only new living spaces, but also places of aggregation, to create a different townscape to live in. An unpublished picture emerges, relating to residential complexes in Naples chronologically previous to others already known, which arose in the wake of organic architecture, composed of precious pieces for the expansion of the knowledge of leading figures, but not yet sufficiently investigated, including Carlo Cocchia and Stefania Filo Speziale. The results of the collaboration also with Roman professionals, such as Mario Fiorentino, also make it possible to verify the fertile contamination of ideas in the early 1950s. The reflection conducted on the townscape aimed at avoiding the conformity of the environment triggered virtuous processes and influenced quality of social life. Therefore, a deeper knowledge of the history of these new nebouring can contribute to the construction of the identity in which a community is recognized, collaborating in its recovery.
2018
978-88-8497-657-4
Nel secondo dopoguerra la città si amplia notevolmente per la costruzione delle case popolari. Se la periferia è spesso associata a emarginazione e dequalificazione i documenti e i disegni di progetto rinvenuti in archivio ne raccontano la storia da un differente punto di vista. I migliori architetti e ingegneri dell’epoca coinvolti dall’INA-Casa durante il I settennio (1949-1956) provarono infatti, con grande impegno e particolare cura, a immaginare non solo nuovi spazi abitativi, ma anche luoghi di aggregazione, per creare un diverso paesaggio urbano in cui vivere. Non sono mancati, negli ultimi anni, ampi studi dedicati alla residenza pubblica a Napoli, meritevoli di aver posto per primi l’accento su architetture determinanti nella configurazione della città (Stenti 1993, Pagano 2012). Tuttavia, questi stimolano ulteriori indagini delle vicende progettuali, in particolare di alcuni rioni, appena accennati all’interno di trattazioni di carattere più generale o dal taglio urbanistico e che è possibile oltre¬tutto rileggere alla “distanza storica”. D’altro canto, come è stato notato, proprio il metodo storico «sembra quello capace oggi di offrirci la verifica più sicura di qualsiasi ipotesi sulla città; la città è di per se stessa depositaria di storia» (Rossi 2011). Ne emerge un quadro inedito, relativo ad alcuni complessi popolari a Napoli, come Bagnoli, Agnano e Soccavo, oltretutto cronologicamente precedenti ad altri più noti, come La Loggetta, sorti nel solco dell'architettura organica. Ciò consente di aggiungere tasselli preziosi per l’ampliamento della conoscenza di figure di primo piano, ma non ancora abbastanza indagate, tra cui Carlo Cocchia e Stefania Filo Speziale. Gli esiti della collaborazione anche con i professionisti romani, come Mario Fiorentino, rendono inoltre possibile la verifica della fertile contaminazione delle idee nei primi anni Cinquanta. La riflessione sul townscape condotta in quegli anni da Cullen, volta a evitare la conformità dell’ambiente, ha innescato processi virtuosi e influito sulla qualità della vita sociale. La ricerca della forma urbana coinvolge infatti pure il progetto dei luoghi collettivi: edifici sociali, scuole, attrezzature comuni, mercati, negozi e piazze, anche in rapporto alla sistemazione a verde, accrescendo il “capitale spaziale” (Secchi 2013). Una conoscenza più approfondita della storia di questi insediamenti, non solo della “case”, ma anche dei “luoghi”, può contribuire quindi alla costruzione dell’identità in cui si riconosce una collettività, concorrendo al suo recupero.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/376132
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