Mostre, negozi, film, manifesti, prodotti e persone delle grande avventura olivettiana sono i protagonisti di questo volume che, attraverso l'analisi del patrimonio archivistico e bibliografico dell'Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, propone una interpretazione dello Stile Olivetti, palesandone la matrice di un pensiero unitario dal quale nascono Congegni sapienti che conducono il lettore dagli aspetti legati all'uso e alla funzione verso la scoperta dell'identità culturale della Olivetti che rappresenta, per molti versi, quello straordinario laboratorio che è la realtà italiana.La pubblicazione propone un'originale interpretazione dello Stile Olivetti, attraverso lo studio di documenti – testi, immagini, filmati – selezionati in modo da raccontare "il paesaggio dei prodotti" Olivetti (composto da sistemi di scrittura e di calcolo, mostre, allestimenti, arredi, spazi di vendita, comunicazioni pubblicitarie, ...) come un insieme di espressioni e soluzioni inerenti sia alle tematiche del design di prodotto – quali l'uso, l'ergonomia, le esperienze di acquisto, la comunicazione visiva e pubblicitaria –, sia agli ambiti propri di uno stile industriale, quali il rapporto tra impresa e territorio, arte e tecnica, produzione e ricerca. Una riflessione sullo Stile Olivetti è attuale, sia per dirimere l'equivoco che, a volte, ricorre tra i segni identitari e lo stile di un'azienda; sia perché nello studio delle componenti dello Stile Olivetti e, ancora di più, nella definizione delle categorie per la sua interpretazione si ritrovano gli elementi denotativi della personalità dell'impresa, insieme alla descrizione degli esiti di una attività che, la Olivetti ha esercitato nell'arco di, almeno, ottanta anni, che è stata orientata da una consapevolezza condivisa dei suoi protagonisti nell'esecuzione di compiti di differente natura, ma tutti destinati ad affermare che l'unitarietà di stile è una pratica di pensiero e di azione che – sebbene si traduca nella costante ricerca di aderenza a una contemporaneità nel fabbricare, nel vendere e nel ricercare – costituisce l'espressione di una comunanza di intenti che, attraverso le espressioni formali, vuole raccontare del ruolo sociale dell'impresa, come dell'appartenenza a correnti di pensiero che fanno del design la loro partecipazione attiva alla vita degli uomini. sintesi dei contenuti della pubblicazione: Ricercare intorno allo Stile Olivetti significa occuparsi di differenti aspetti della produzione olivettiana (infatti, oggetto di ricerca sono stati i negozi, le mostre, i film, i prodotti e gli artefatti comunicativi), ma, soprattutto, riportare al lettore i collegamenti e le tangenze tra i vari aspetti della produzione; l'articolazione della pubblicazione segue proprio questa intenzione. Con il capitolo 01 (Stile Olivetti) la pubblicazione propone una lettura e una interpretazione dello Stile Olivetti identificando, nei concetti di innovazione e di precisione e nello specialissimo rapporto che la Olivetti ha avuto con l'arte, le chiavi per accedere al significato che lo stile d'impresa ha avuto per i protagonisti della storia olivettiana e nell'ambito dei movimenti culturali del Novecento. In questo capitolo vengono esaminati progetti olivettiani relativi a pubblicazioni, mostre film e negozi. Riguardo ai negozi e agli spazi che vengono trattati nella parte intitolata Tra cielo e mare, questa ne è una sintesi: negozio Olivetti a Dusseldorf (Ignazio Gardella e Andrea Cascella); palazzo Clerici a Milano, (Marcello Nizzoli e Paul Klee); negozio Olivetti a New York,(BBPR e Costantino Nivola); negozio Olivetti a Parigi, (Franco Albini e Franca Helg e le esposizioni d'arte); negozio Olivetti a Parigi (Gae Aulenti e la Piazza Italia); negozio Olivetti a Buenos Aires, (Gae Aulenti); negozio Olivetti a Roma (Renato Guttuso, Ugo Sissa, Pericle Fazzini); negozio Olivetti a Chicago e a San Francisco (Leo Lionni, la continuità esterno interno, la flessibilità degli spazi); negozio Olivetti a Napoli (Jenni Wiegmann Mucchi e Egidio Bonfante); negozio Olivetti a Torino, 1935 di Xanti Schawinsky e soluzione successiva. Nel capitolo 02 (Convivium olivettiano), intorno a un tavolo di lavoro, si trovano riuniti Renzo Zorzi, Leonardo Sinisgalli, Franco Lattes Fortini, Giovanni Giudici, Costantino Nivola, Libero Bigiaretti, Marcello Nizzoli, Edoardo Persico, Roberto Olivetti, Ignazio Weiss e Giorgio Soavi, per confrontare le loro opinioni sullo Stile Olivetti. La struttura narrativa di questo capitolo è una concessione che, in apparenza, potrebbe suscitare perplessità, in quanto si configura come un dialogo, o meglio, come il testo di una rappresentazione che vede riuniti, intorno a un tavolo, alcuni protagonisti della storia olivettiana, mentre confrontano le loro opinioni sul senso e sui contenuti dello Stile Olivetti. L'espediente narrativo del convivium è di certo un esperimento, ma l'esigenza di questa forma narrativa deriva dalla volontà di rendere manifesta la continuità del tema attraverso la storia olivettiana, insieme alla consapevolezza dei suoi protagonisti, in modo da rafforzare quanto espresso nel primo capitolo (Stile Olivetti) della pubblicazione, ovvero che lo Stile Olivetti è collegato alla pratica del fabbricare e del ricercare, diventa la definizione di un modo di fare che appartiene all’ambito progettuale che  rientra nello specifico del design di prodotto e di comunicazione, coinvolgendo i processi, i materiali e il mercato; rendendosi palese attraverso la relazione tra la forma e la funzione, come tra le forme espressive e i contenuti. Se si parte, dunque, dal presupposto che intento e pratica sono le componenti della progettazione; nelle parole del convivium si ritrovano i contenuti della poetica olivettiana che è orientata alla trasformazione politica e sociale, ovvero, culturale: attraverso le opinioni dei protagonisti della storia olivettiana, sulla unitarietà di forma tra le espressioni dell'impresa, sono raccontati i contenuti dell'Olivettismo – corrente di pensiero, senza la quale non vi sarebbero stati gli esiti che compongono le varie espressioni dello Stile Olivetti. Accanto a ciò, è da sottolineare che la forma del convivium è l'espressione della denotazione comunitaria della Olivetti che, innegabilmente, ha costituito intento e pratica; proprio in tal senso un tavolo di lavoro, intorno al quale "vive" un dibattito, diventa esso stesso metafora delle relazioni tra i protagonisti della Olivetti, persone che, comunitariamente, hanno formato e ribadito uno stile, quale espressione estetica del fare e del fabbricare. La struttura del capitolo 02 ha, inoltre, lo scopo di rendere attuale e, forse, vivace la lettura di parole che provengono da un discorso che attraversa il tempo, in modo che continuino a risuonare in altri, che conducano ad altre parole, ad altri pensieri; infatti l'uso dei documenti in forma di rappresentazione è un medium adatto a invitare il lettore verso la consultazione delle fonti originarie. Nel capitolo 03 (Congegni Sapienti) si propone un'indagine e una riflessione sulla costruzione e sulla durata dello Stile Olivetti; si afferma e si dimostra che nel raccontare dello Stile Olivetti si rende necessario partire dai prodotti e non dalle biografie, sia perché questo rende più chiare le relazioni tra i vari progettisti, sia perché attraverso lo studio dei prodotti o degli artefatti comunicativi le singole biografie degli autori si articolano al punto da rivelare intrecci e connessioni, interne quanto esterne alla storia dell’impresa. La scelta di dare un ruolo da protagonista ai prodotti olivettiani deriva dalla convinzione che vede i prodotti e i progetti – nella loro totalità – quali elementi centrali nella costruzione e nella definizione dello stile dell'impresa. Difatti, per quanto nella costruzione dello Stile Olivetti siano determinati i contributi dei singoli autori – soprattutto, ove si voglia riconnettere la loro formazione e produzione all'interno dell'azienda con i loro mondi di provenienza; oppure ove l'obiettivo sia di definire delle mappature che restituiscano le connessioni e i collegamenti con i mondi culturali a latere della produzione aziendale (quali quello artistico, letterario, cinematografico) – all'interno di questa articolata e, a volte, complessa confluenza tra le biografie dei progettisti e le tangenze con movimenti culturali, sono, sempre, i prodotti e i progetti, nella loro totalità, a rimanere centrali nella definizione dello Stile, perché è intorno ai progetti che si ritrova la compresenza di più professionalità, quindi di quell’insieme di competenze che è alla base del lavoro comunitario e dello Stile dell’impresa. Il capitolo 03 procede attraverso 3 storie, ognuna delle quali parte da un prodotto della Olivetti, e dai suoi collegamenti con la produzione cinematografica e i progettisti. I titoli delle quattro storie sono: Come un beauty‐case; Me stesso sulla terra; Homo faber. In grande sintesi: la prima storia è dedicata alle portatili della Olivetti; la seconda storia ai rapporti tra l'impresa, la letteratura e la cinematografia; la terza storia è dedicata ai processi progettuali e costruttivi come al rapporto tra il design e le esigenze della meccanica. Sul banco di montaggio è l’ultimo capitolo, in cui l'attualità di una riflessione sullo Stile Olivetti e la ricca attività cinematografica dell'impresa forniscono la possibilità di collegare i filmati, gli argomenti e le tematiche olivettiane alla produzione cinematografica esterna alla Olivetti; ad esempio, si pensi a tantissimi film che hanno come protagoniste le segretarie o a quelle opere, universalmente conosciute e  riconosciute per il loro valore, come Tempi Moderni di Chaplin o come Metropolis di Fitz Lang; o ancora, alle tangenze tra la realizzazione dei documentari di fabbrica e gli esiti del neorealismo italiano; accanto a ciò si  possono affiancare riflessioni su l'uso del  mezzo cinematografico quale strumento di interpretazione e di diffusione della vita negli spazi costruiti, come, ad esempio, è accaduto per l'uso della cinematografia alle esposizioni storiche della Triennale di Milano. Quindi, attraverso un lavoro di montaggio testuale e iconografico, il capitolo descrive i collegamenti tra alcuni protagonisti e alcune opere della storia olivettiana, mettendo in evidenza connessioni e tangenze inaspettate, che evidenziano una continuità tra le vite e le poetiche degli autori olivettiani, sia per quanto attiene alle loro relazioni personali, sia per il confronto su temi comuni. Continuità che permette di tracciare una narrazione che investe tali spazi e luoghi da comporre un itinerario che dall’Europa, passando dall’Italia, va negli Stati Uniti e ne fa ritorno.

Congegni sapienti.Stile Olivetti: il pensiero che realizza

FIORENTINO, Caterina Cristina
2016

Abstract

Mostre, negozi, film, manifesti, prodotti e persone delle grande avventura olivettiana sono i protagonisti di questo volume che, attraverso l'analisi del patrimonio archivistico e bibliografico dell'Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, propone una interpretazione dello Stile Olivetti, palesandone la matrice di un pensiero unitario dal quale nascono Congegni sapienti che conducono il lettore dagli aspetti legati all'uso e alla funzione verso la scoperta dell'identità culturale della Olivetti che rappresenta, per molti versi, quello straordinario laboratorio che è la realtà italiana.La pubblicazione propone un'originale interpretazione dello Stile Olivetti, attraverso lo studio di documenti – testi, immagini, filmati – selezionati in modo da raccontare "il paesaggio dei prodotti" Olivetti (composto da sistemi di scrittura e di calcolo, mostre, allestimenti, arredi, spazi di vendita, comunicazioni pubblicitarie, ...) come un insieme di espressioni e soluzioni inerenti sia alle tematiche del design di prodotto – quali l'uso, l'ergonomia, le esperienze di acquisto, la comunicazione visiva e pubblicitaria –, sia agli ambiti propri di uno stile industriale, quali il rapporto tra impresa e territorio, arte e tecnica, produzione e ricerca. Una riflessione sullo Stile Olivetti è attuale, sia per dirimere l'equivoco che, a volte, ricorre tra i segni identitari e lo stile di un'azienda; sia perché nello studio delle componenti dello Stile Olivetti e, ancora di più, nella definizione delle categorie per la sua interpretazione si ritrovano gli elementi denotativi della personalità dell'impresa, insieme alla descrizione degli esiti di una attività che, la Olivetti ha esercitato nell'arco di, almeno, ottanta anni, che è stata orientata da una consapevolezza condivisa dei suoi protagonisti nell'esecuzione di compiti di differente natura, ma tutti destinati ad affermare che l'unitarietà di stile è una pratica di pensiero e di azione che – sebbene si traduca nella costante ricerca di aderenza a una contemporaneità nel fabbricare, nel vendere e nel ricercare – costituisce l'espressione di una comunanza di intenti che, attraverso le espressioni formali, vuole raccontare del ruolo sociale dell'impresa, come dell'appartenenza a correnti di pensiero che fanno del design la loro partecipazione attiva alla vita degli uomini. sintesi dei contenuti della pubblicazione: Ricercare intorno allo Stile Olivetti significa occuparsi di differenti aspetti della produzione olivettiana (infatti, oggetto di ricerca sono stati i negozi, le mostre, i film, i prodotti e gli artefatti comunicativi), ma, soprattutto, riportare al lettore i collegamenti e le tangenze tra i vari aspetti della produzione; l'articolazione della pubblicazione segue proprio questa intenzione. Con il capitolo 01 (Stile Olivetti) la pubblicazione propone una lettura e una interpretazione dello Stile Olivetti identificando, nei concetti di innovazione e di precisione e nello specialissimo rapporto che la Olivetti ha avuto con l'arte, le chiavi per accedere al significato che lo stile d'impresa ha avuto per i protagonisti della storia olivettiana e nell'ambito dei movimenti culturali del Novecento. In questo capitolo vengono esaminati progetti olivettiani relativi a pubblicazioni, mostre film e negozi. Riguardo ai negozi e agli spazi che vengono trattati nella parte intitolata Tra cielo e mare, questa ne è una sintesi: negozio Olivetti a Dusseldorf (Ignazio Gardella e Andrea Cascella); palazzo Clerici a Milano, (Marcello Nizzoli e Paul Klee); negozio Olivetti a New York,(BBPR e Costantino Nivola); negozio Olivetti a Parigi, (Franco Albini e Franca Helg e le esposizioni d'arte); negozio Olivetti a Parigi (Gae Aulenti e la Piazza Italia); negozio Olivetti a Buenos Aires, (Gae Aulenti); negozio Olivetti a Roma (Renato Guttuso, Ugo Sissa, Pericle Fazzini); negozio Olivetti a Chicago e a San Francisco (Leo Lionni, la continuità esterno interno, la flessibilità degli spazi); negozio Olivetti a Napoli (Jenni Wiegmann Mucchi e Egidio Bonfante); negozio Olivetti a Torino, 1935 di Xanti Schawinsky e soluzione successiva. Nel capitolo 02 (Convivium olivettiano), intorno a un tavolo di lavoro, si trovano riuniti Renzo Zorzi, Leonardo Sinisgalli, Franco Lattes Fortini, Giovanni Giudici, Costantino Nivola, Libero Bigiaretti, Marcello Nizzoli, Edoardo Persico, Roberto Olivetti, Ignazio Weiss e Giorgio Soavi, per confrontare le loro opinioni sullo Stile Olivetti. La struttura narrativa di questo capitolo è una concessione che, in apparenza, potrebbe suscitare perplessità, in quanto si configura come un dialogo, o meglio, come il testo di una rappresentazione che vede riuniti, intorno a un tavolo, alcuni protagonisti della storia olivettiana, mentre confrontano le loro opinioni sul senso e sui contenuti dello Stile Olivetti. L'espediente narrativo del convivium è di certo un esperimento, ma l'esigenza di questa forma narrativa deriva dalla volontà di rendere manifesta la continuità del tema attraverso la storia olivettiana, insieme alla consapevolezza dei suoi protagonisti, in modo da rafforzare quanto espresso nel primo capitolo (Stile Olivetti) della pubblicazione, ovvero che lo Stile Olivetti è collegato alla pratica del fabbricare e del ricercare, diventa la definizione di un modo di fare che appartiene all’ambito progettuale che  rientra nello specifico del design di prodotto e di comunicazione, coinvolgendo i processi, i materiali e il mercato; rendendosi palese attraverso la relazione tra la forma e la funzione, come tra le forme espressive e i contenuti. Se si parte, dunque, dal presupposto che intento e pratica sono le componenti della progettazione; nelle parole del convivium si ritrovano i contenuti della poetica olivettiana che è orientata alla trasformazione politica e sociale, ovvero, culturale: attraverso le opinioni dei protagonisti della storia olivettiana, sulla unitarietà di forma tra le espressioni dell'impresa, sono raccontati i contenuti dell'Olivettismo – corrente di pensiero, senza la quale non vi sarebbero stati gli esiti che compongono le varie espressioni dello Stile Olivetti. Accanto a ciò, è da sottolineare che la forma del convivium è l'espressione della denotazione comunitaria della Olivetti che, innegabilmente, ha costituito intento e pratica; proprio in tal senso un tavolo di lavoro, intorno al quale "vive" un dibattito, diventa esso stesso metafora delle relazioni tra i protagonisti della Olivetti, persone che, comunitariamente, hanno formato e ribadito uno stile, quale espressione estetica del fare e del fabbricare. La struttura del capitolo 02 ha, inoltre, lo scopo di rendere attuale e, forse, vivace la lettura di parole che provengono da un discorso che attraversa il tempo, in modo che continuino a risuonare in altri, che conducano ad altre parole, ad altri pensieri; infatti l'uso dei documenti in forma di rappresentazione è un medium adatto a invitare il lettore verso la consultazione delle fonti originarie. Nel capitolo 03 (Congegni Sapienti) si propone un'indagine e una riflessione sulla costruzione e sulla durata dello Stile Olivetti; si afferma e si dimostra che nel raccontare dello Stile Olivetti si rende necessario partire dai prodotti e non dalle biografie, sia perché questo rende più chiare le relazioni tra i vari progettisti, sia perché attraverso lo studio dei prodotti o degli artefatti comunicativi le singole biografie degli autori si articolano al punto da rivelare intrecci e connessioni, interne quanto esterne alla storia dell’impresa. La scelta di dare un ruolo da protagonista ai prodotti olivettiani deriva dalla convinzione che vede i prodotti e i progetti – nella loro totalità – quali elementi centrali nella costruzione e nella definizione dello stile dell'impresa. Difatti, per quanto nella costruzione dello Stile Olivetti siano determinati i contributi dei singoli autori – soprattutto, ove si voglia riconnettere la loro formazione e produzione all'interno dell'azienda con i loro mondi di provenienza; oppure ove l'obiettivo sia di definire delle mappature che restituiscano le connessioni e i collegamenti con i mondi culturali a latere della produzione aziendale (quali quello artistico, letterario, cinematografico) – all'interno di questa articolata e, a volte, complessa confluenza tra le biografie dei progettisti e le tangenze con movimenti culturali, sono, sempre, i prodotti e i progetti, nella loro totalità, a rimanere centrali nella definizione dello Stile, perché è intorno ai progetti che si ritrova la compresenza di più professionalità, quindi di quell’insieme di competenze che è alla base del lavoro comunitario e dello Stile dell’impresa. Il capitolo 03 procede attraverso 3 storie, ognuna delle quali parte da un prodotto della Olivetti, e dai suoi collegamenti con la produzione cinematografica e i progettisti. I titoli delle quattro storie sono: Come un beauty‐case; Me stesso sulla terra; Homo faber. In grande sintesi: la prima storia è dedicata alle portatili della Olivetti; la seconda storia ai rapporti tra l'impresa, la letteratura e la cinematografia; la terza storia è dedicata ai processi progettuali e costruttivi come al rapporto tra il design e le esigenze della meccanica. Sul banco di montaggio è l’ultimo capitolo, in cui l'attualità di una riflessione sullo Stile Olivetti e la ricca attività cinematografica dell'impresa forniscono la possibilità di collegare i filmati, gli argomenti e le tematiche olivettiane alla produzione cinematografica esterna alla Olivetti; ad esempio, si pensi a tantissimi film che hanno come protagoniste le segretarie o a quelle opere, universalmente conosciute e  riconosciute per il loro valore, come Tempi Moderni di Chaplin o come Metropolis di Fitz Lang; o ancora, alle tangenze tra la realizzazione dei documentari di fabbrica e gli esiti del neorealismo italiano; accanto a ciò si  possono affiancare riflessioni su l'uso del  mezzo cinematografico quale strumento di interpretazione e di diffusione della vita negli spazi costruiti, come, ad esempio, è accaduto per l'uso della cinematografia alle esposizioni storiche della Triennale di Milano. Quindi, attraverso un lavoro di montaggio testuale e iconografico, il capitolo descrive i collegamenti tra alcuni protagonisti e alcune opere della storia olivettiana, mettendo in evidenza connessioni e tangenze inaspettate, che evidenziano una continuità tra le vite e le poetiche degli autori olivettiani, sia per quanto attiene alle loro relazioni personali, sia per il confronto su temi comuni. Continuità che permette di tracciare una narrazione che investe tali spazi e luoghi da comporre un itinerario che dall’Europa, passando dall’Italia, va negli Stati Uniti e ne fa ritorno.
2016
978-88-88-00075-6
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/370276
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact