Ormai più di 150 anni fa, le Memorie del sottosuolo hanno segnato l’ingresso del risentimento sulla scena del pensiero europeo: un oggetto filosofico ‘basso’, abietto, con cui Dostoevskij ha rielaborato in modo geniale l’antica metafora infera della psiche, cristallizzando in incubo il magma dell’interiorità soggettiva e facendovi affondare il tipo umano ‘reattivo’ di cui Nietzsche avrebbe tratteggiato l’affermazione nella genealogia dell’Occidente. E oggi? qual è il sottosuolo reale e ideale dei nostri modi di essere soggetti contemporanei? Come si presenta e/o si districa, in un’epoca problematicamente post-freudiana, l’intreccio non solo metaforico tra il sottosuolo dell’anima e quello materiale, tra il sottosuolo come spazio e il sottosuolo come tempo? E soprattutto, quali sono gli effetti estetici e politici delle nuove forme del risentimento? Questo libro s’interroga sulle trasformazioni della (in)coscienza del risentimento nelle democrazie moderne – nelle quali, al di là del tocquevilliano amore per l’uguaglianza, il sottosuolo è divenuto il luogo del rancore sociale e la passione del confronto regna sovrana – ma anche sulla storia del concetto di sottosuolo e sulle sue più inquietanti implicazioni, sulla sua metafora gravida di potenza espressiva, capace di indicare le stratificazioni nascoste delle superfici più disparate: da quella giuridica a quella religiosa, da quella psicopatologica a quella letteraria, da quella cinematografica a quella informatico-digitale.

Sottosuoli. Annuario Kaiak 1

BRINDISI, Gianvito;
2016

Abstract

Ormai più di 150 anni fa, le Memorie del sottosuolo hanno segnato l’ingresso del risentimento sulla scena del pensiero europeo: un oggetto filosofico ‘basso’, abietto, con cui Dostoevskij ha rielaborato in modo geniale l’antica metafora infera della psiche, cristallizzando in incubo il magma dell’interiorità soggettiva e facendovi affondare il tipo umano ‘reattivo’ di cui Nietzsche avrebbe tratteggiato l’affermazione nella genealogia dell’Occidente. E oggi? qual è il sottosuolo reale e ideale dei nostri modi di essere soggetti contemporanei? Come si presenta e/o si districa, in un’epoca problematicamente post-freudiana, l’intreccio non solo metaforico tra il sottosuolo dell’anima e quello materiale, tra il sottosuolo come spazio e il sottosuolo come tempo? E soprattutto, quali sono gli effetti estetici e politici delle nuove forme del risentimento? Questo libro s’interroga sulle trasformazioni della (in)coscienza del risentimento nelle democrazie moderne – nelle quali, al di là del tocquevilliano amore per l’uguaglianza, il sottosuolo è divenuto il luogo del rancore sociale e la passione del confronto regna sovrana – ma anche sulla storia del concetto di sottosuolo e sulle sue più inquietanti implicazioni, sulla sua metafora gravida di potenza espressiva, capace di indicare le stratificazioni nascoste delle superfici più disparate: da quella giuridica a quella religiosa, da quella psicopatologica a quella letteraria, da quella cinematografica a quella informatico-digitale.
2016
978-88-5753-644-6
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