La persona, come la singolarità e la sua idea, è un Everest filosofico. È un’idea complessa a più tornanti le cui componenti possono essere considerate insieme e separatamente. Ognuno dei tornanti si presenta come uno specifico paradosso. In una prima approssimazione diremmo che il significato della persona si delinea all’interno di una costellazione in cui essa è realtà singolare e la sua idea; è prospettiva ontologica sussistente e la sua verità; è la parte di un tutto che solo in parte è parte, perché in altra parte si presenta come un tutto, in quanto è irriducibile al tutto e indivisibile in sé; è l’eccezione istituente una regola che riesce e non riesce a farsene istituire; è l’idea di qualcosa che resiste alla possibilità di essere ricondotta a un’idea. In questo orizzonte, che mette in rapporto la persona con un qualsiasi ordine concettuale, essa si configura come invenzione teorica, come paradosso logico e come misura epistemologica. La persona è la nuova misura. Essa è l’esistenza concreta, guardata come l’atto di esistere unico, nuovo, relazionato e profondo: la nuova e permanente misura elevata da ognuno nei confronti di ogni sistema (concettuale,etico, politico) che si arroghi come chiuso. Dicendo le coordinate essenziali di questa persona (unicità, relazionalità, profondità), in realtà, si sta parlando di un atto di esistere di cui non si dettano essenze, ma si assume l’esistenza. Le cui coordinate, pertanto, non dicono semplicemente ciò che essa è, ma, piuttosto, che cosa essa non è. Si tratta di coordinate, infatti, che non dicono un catalogo di essenze, ma solo parametri dell’ex-sistenza. La persona si rivela, pertanto, un mancare radicale e al tempo stesso, lungo il movimento del suo mancare, un eccedere. La persona, rivolgendosi a un qualsiasi potere o sistema che pretenda classificarla riducendola alla sua classificazione, potrebbe esprimersi con un noto aforisma di Groucho Marx: «Non posso accettare il vostro invito a entrare nella vostra Associazione, perché non posso accettare di far parte di un’Associazione che mi accetti come suo associato».
Che cos'è il giuspersonalismo? Il diritto di esistere come fondamento dell'esistere del diritto.
LIMONE, Giuseppe
2015
Abstract
La persona, come la singolarità e la sua idea, è un Everest filosofico. È un’idea complessa a più tornanti le cui componenti possono essere considerate insieme e separatamente. Ognuno dei tornanti si presenta come uno specifico paradosso. In una prima approssimazione diremmo che il significato della persona si delinea all’interno di una costellazione in cui essa è realtà singolare e la sua idea; è prospettiva ontologica sussistente e la sua verità; è la parte di un tutto che solo in parte è parte, perché in altra parte si presenta come un tutto, in quanto è irriducibile al tutto e indivisibile in sé; è l’eccezione istituente una regola che riesce e non riesce a farsene istituire; è l’idea di qualcosa che resiste alla possibilità di essere ricondotta a un’idea. In questo orizzonte, che mette in rapporto la persona con un qualsiasi ordine concettuale, essa si configura come invenzione teorica, come paradosso logico e come misura epistemologica. La persona è la nuova misura. Essa è l’esistenza concreta, guardata come l’atto di esistere unico, nuovo, relazionato e profondo: la nuova e permanente misura elevata da ognuno nei confronti di ogni sistema (concettuale,etico, politico) che si arroghi come chiuso. Dicendo le coordinate essenziali di questa persona (unicità, relazionalità, profondità), in realtà, si sta parlando di un atto di esistere di cui non si dettano essenze, ma si assume l’esistenza. Le cui coordinate, pertanto, non dicono semplicemente ciò che essa è, ma, piuttosto, che cosa essa non è. Si tratta di coordinate, infatti, che non dicono un catalogo di essenze, ma solo parametri dell’ex-sistenza. La persona si rivela, pertanto, un mancare radicale e al tempo stesso, lungo il movimento del suo mancare, un eccedere. La persona, rivolgendosi a un qualsiasi potere o sistema che pretenda classificarla riducendola alla sua classificazione, potrebbe esprimersi con un noto aforisma di Groucho Marx: «Non posso accettare il vostro invito a entrare nella vostra Associazione, perché non posso accettare di far parte di un’Associazione che mi accetti come suo associato».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.