Quasi sempre, oggi, i valori vengono presentati come atti di libera scelta. E quasi sempre, d’altra parte, questa libera scelta viene pre-compresa come arbitraria scelta. Arbitraria perché considerata non riconducibile a una ragione capace di conoscere quei valori. Si tratta di quell’atteggiamento teorico che alcuni denominano “noncognitivismo etico”. È, d’altra parte, noto che al “noncognitivismo etico” si contrappone il “cognitivismo etico”, inteso come concezione secondo cui la ragione può – invece – conoscere i valori. Questa seconda concezione, però, trova nel mondo contemporaneo sempre più diffusi avversari, sulla base dell’argomentata insostenibilità di una conoscenza oggettiva dei valori, capace – in quanto tale – di imporsi indiscutibilmente a tutti. In questo libro si mostra come è possibile, oggi, un itinerario critico che vada oltre il dilemma tra cognitivismo etico e noncognitivismo etico. Il valore non può non essere soggettivo – in quanto è legato a una scelta di libertà – e non può non essere oggettivo, in quanto deve muoversi all’interno di limiti invalicabili, segnati dal mondo della vita (umana) di cui fa parte. L’atto di libertà che si sostanzia nel valore circola – e non può non circolare – all’interno del mondo della vita di cui fa parte e della linea di catastrofe che oggettivamente ne segna inviolabili confini. In questo senso, la catastrofe è orizzonte del valore. Ne è occasione strutturale di percettibilità. Allo stesso modo, l’orizzonte fa percepire l’emergere del cielo dalla linea ultima che lo circoscrive. Di questa percezione della catastrofe come orizzonte del valore possono cogliersi nel tempo moderno notevoli tracce, non sempre percepite come tali, di cui in questo itinerario si presentano alcune figure. Figure da intendere come luoghi della crisi. Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva.

La catastrofe come orizzonte del valore

LIMONE, Giuseppe
2014

Abstract

Quasi sempre, oggi, i valori vengono presentati come atti di libera scelta. E quasi sempre, d’altra parte, questa libera scelta viene pre-compresa come arbitraria scelta. Arbitraria perché considerata non riconducibile a una ragione capace di conoscere quei valori. Si tratta di quell’atteggiamento teorico che alcuni denominano “noncognitivismo etico”. È, d’altra parte, noto che al “noncognitivismo etico” si contrappone il “cognitivismo etico”, inteso come concezione secondo cui la ragione può – invece – conoscere i valori. Questa seconda concezione, però, trova nel mondo contemporaneo sempre più diffusi avversari, sulla base dell’argomentata insostenibilità di una conoscenza oggettiva dei valori, capace – in quanto tale – di imporsi indiscutibilmente a tutti. In questo libro si mostra come è possibile, oggi, un itinerario critico che vada oltre il dilemma tra cognitivismo etico e noncognitivismo etico. Il valore non può non essere soggettivo – in quanto è legato a una scelta di libertà – e non può non essere oggettivo, in quanto deve muoversi all’interno di limiti invalicabili, segnati dal mondo della vita (umana) di cui fa parte. L’atto di libertà che si sostanzia nel valore circola – e non può non circolare – all’interno del mondo della vita di cui fa parte e della linea di catastrofe che oggettivamente ne segna inviolabili confini. In questo senso, la catastrofe è orizzonte del valore. Ne è occasione strutturale di percettibilità. Allo stesso modo, l’orizzonte fa percepire l’emergere del cielo dalla linea ultima che lo circoscrive. Di questa percezione della catastrofe come orizzonte del valore possono cogliersi nel tempo moderno notevoli tracce, non sempre percepite come tali, di cui in questo itinerario si presentano alcune figure. Figure da intendere come luoghi della crisi. Là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva.
2014
9788865210789
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/334301
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact