L’attenzione ormai consolidata alla questione ambientale ha affermato l’esigenza della compatibilità tra intervento dell’uomo e gli equilibri ambientali. La pianificazione territoriale/urbanistica tradizionale, che inseguiva faticosamente i bisogni con interventi additivi, ha ceduto il passo alla pianificazione ambientale, parte di un processo di Piano più articolato e complesso, attento al costruito e all’interazione sistema-ambiente. Le possibilità di intervento sull’ambiente devono derivare dalla sua trasformabilità, cioè dalla sua suscettività al cambiamento, che può essere concepita in senso evolutivo ovvero nel senso del ripristino. Nel primo caso si deve intervenire sugli equilibri alterati, così da attivare dinamiche di riequilibrio, avendo ben presente che in un sistema complesso il rapporto causa effetto non è sempre prevedibile in modo diretto. Nel secondo caso si deve indurre il regresso delle cause dirette e indirette che hanno prodotto il degrado (restauro paesistico e ambientale). L'espansione delle periferie urbane delle piane campane e, più in generale, delle regioni costiere del Mezzogiorno, è avvenuta negli ultimi quattro decenni in assenza di discipline in grado di garantire un razionale consumo di suolo ed è avvenuta per buona parte in modo del tutto spontaneo, sia in mancanza di piani urbanistici sia per effetto di una cultura individualistica che non riconosce gli strumenti di governo del territorio. Il problema del trattamento di questo patrimonio, che conta ormai centinaia di migliaia di vani è nodale per le sue dimensioni e per il modo in cui condiziona la vivibilità e la qualità ambientale dell'intera conurbazione centrale campana. I nuovi assiomi della pianificazione fisica si spostano pertanto da una visione urbano-centrica (espansione additiva) e della quantità (crescita senza sviluppo), verso l’integrazione tra città costruita e natura; essi puntano alla riduzione del consumo di suolo, alla progettazione di un sistema del verde urbano e territoriale, alla verifica del ciclo delle acque, al risanamento e alla riqualificazione dei tessuti urbani esistenti (storici e recenti) e alla tutela attiva (valorizzazione) delle risorse storico-architettoniche e paesaggistico-ambientali, delineando così gli obiettivi principali della pianificazione della qualità. L’iniziativa si svolgerà attraverso una presentazione visiva commentata a più voci ed intende approfondire il rapporto tra ambiente, abusivismo urbanistico-edilizio e sostenibilità, temi nodali per il futuro degli insediamenti umani dei nostri territori, vuole, inoltre, sensibilizzare e sollecitare una cittadinanza attiva nei giovani delle scuole e negli specialisti chiamati, a vario titolo, ad intervenire sulle trasformazioni del territorio antropizzato.

VERSO LA CITTÀ SOSTENIBILE NELLA PROVINCIA DI CASERTA. Presentazione visiva commentata a più voci che intende approfondire il rapporto tra ambiente, abusivismo urbanistico‐edilizio e sostenibilità.

Losco S.
;
de Biase C.;Forte F.
2015

Abstract

L’attenzione ormai consolidata alla questione ambientale ha affermato l’esigenza della compatibilità tra intervento dell’uomo e gli equilibri ambientali. La pianificazione territoriale/urbanistica tradizionale, che inseguiva faticosamente i bisogni con interventi additivi, ha ceduto il passo alla pianificazione ambientale, parte di un processo di Piano più articolato e complesso, attento al costruito e all’interazione sistema-ambiente. Le possibilità di intervento sull’ambiente devono derivare dalla sua trasformabilità, cioè dalla sua suscettività al cambiamento, che può essere concepita in senso evolutivo ovvero nel senso del ripristino. Nel primo caso si deve intervenire sugli equilibri alterati, così da attivare dinamiche di riequilibrio, avendo ben presente che in un sistema complesso il rapporto causa effetto non è sempre prevedibile in modo diretto. Nel secondo caso si deve indurre il regresso delle cause dirette e indirette che hanno prodotto il degrado (restauro paesistico e ambientale). L'espansione delle periferie urbane delle piane campane e, più in generale, delle regioni costiere del Mezzogiorno, è avvenuta negli ultimi quattro decenni in assenza di discipline in grado di garantire un razionale consumo di suolo ed è avvenuta per buona parte in modo del tutto spontaneo, sia in mancanza di piani urbanistici sia per effetto di una cultura individualistica che non riconosce gli strumenti di governo del territorio. Il problema del trattamento di questo patrimonio, che conta ormai centinaia di migliaia di vani è nodale per le sue dimensioni e per il modo in cui condiziona la vivibilità e la qualità ambientale dell'intera conurbazione centrale campana. I nuovi assiomi della pianificazione fisica si spostano pertanto da una visione urbano-centrica (espansione additiva) e della quantità (crescita senza sviluppo), verso l’integrazione tra città costruita e natura; essi puntano alla riduzione del consumo di suolo, alla progettazione di un sistema del verde urbano e territoriale, alla verifica del ciclo delle acque, al risanamento e alla riqualificazione dei tessuti urbani esistenti (storici e recenti) e alla tutela attiva (valorizzazione) delle risorse storico-architettoniche e paesaggistico-ambientali, delineando così gli obiettivi principali della pianificazione della qualità. L’iniziativa si svolgerà attraverso una presentazione visiva commentata a più voci ed intende approfondire il rapporto tra ambiente, abusivismo urbanistico-edilizio e sostenibilità, temi nodali per il futuro degli insediamenti umani dei nostri territori, vuole, inoltre, sensibilizzare e sollecitare una cittadinanza attiva nei giovani delle scuole e negli specialisti chiamati, a vario titolo, ad intervenire sulle trasformazioni del territorio antropizzato.
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