La terapia genica delle distrofie retiniche ereditarie, è stata per la prima volta effettuata nel 2008 nell’Amaurosi Congenita di Leber in tre differenti trials (NCT00516477, NCT00481546 e NCT00643747), mostrando non solo promettenti risultati di sicurezza, ma anche di efficacia. La copia normale del gene RPE65 veicolata da un virus adeno-associato (AAV2) è stata introdotta nell’epitelio pigmentato retinico e nei fotorecettori di 9 pazienti affetti attraverso un’iniezione sottoretinica con ago 32 gauge dopo vitrectomia via pars plana 20 gauge. Lo scopo del nostro studio è stato dimostrare, in animali da esperimento, l’espressione e la tossicità di differenti vettori AAV contenenti geni per proteine marcatori o terapeutiche, verificando anche varianti di tecnica chirurgica, come presupposto preclinico per la terapia nell’uomo. Settantadue occhi di trentasei maiali sono stati sottoposti ad iniezione sottoretinica di AAV in un volume di100 ml. L’iniezione è stata effettuata attraverso la determinazione di due brecce sclerali con tecnica 23 gauge, senza l’asportazione del vitreo e con un ago 41 gauge introdotto temporalmente al disco ottico. Gli animali sono stati sottoposti a controlli prima e dopo 1, 7, 14 e 30 giorni dall’intervento. Dopo trenta giorni dall’iniezione gli animali sono stati sacrificati ed è stata prelevata la retina per la determinazione dell’espressione e della tossicità del gene iniettato. I settantadue occhi trattati durante l’intervento ed ai successivi controlli postoperatori, a parte che per un distacco di retina trazionale e per lievi segni di infiammazione presenti nelle due settimane successive all’intervento, non presentavano complicanze. La caratterizzazione della trasduzione retinica da parte dei vettori iniettati dimostra efficiente espressione dei geni esogeni. I risultati del nostro studio, se pur preliminari, sembrano mostrare che l’iniezione sottoretinica di materiale genetico attraverso la tecnica 23 gauge, senza l’asportazione del vitreo e con un ago 41 gauge non determina importanti complicanze intra- e post-operatorie. La possibilità di iniettare la copia corretta del gene causa malattia, senza vitrectomia aumenta la sicurezza e la standardizzazione dell'atto chirurgico e dimostra l’efficacia della trasduzione retinica.

Strategie chirurgiche nella terapia genica

ROSSI, Settimio;TESTA, Francesco;
2009

Abstract

La terapia genica delle distrofie retiniche ereditarie, è stata per la prima volta effettuata nel 2008 nell’Amaurosi Congenita di Leber in tre differenti trials (NCT00516477, NCT00481546 e NCT00643747), mostrando non solo promettenti risultati di sicurezza, ma anche di efficacia. La copia normale del gene RPE65 veicolata da un virus adeno-associato (AAV2) è stata introdotta nell’epitelio pigmentato retinico e nei fotorecettori di 9 pazienti affetti attraverso un’iniezione sottoretinica con ago 32 gauge dopo vitrectomia via pars plana 20 gauge. Lo scopo del nostro studio è stato dimostrare, in animali da esperimento, l’espressione e la tossicità di differenti vettori AAV contenenti geni per proteine marcatori o terapeutiche, verificando anche varianti di tecnica chirurgica, come presupposto preclinico per la terapia nell’uomo. Settantadue occhi di trentasei maiali sono stati sottoposti ad iniezione sottoretinica di AAV in un volume di100 ml. L’iniezione è stata effettuata attraverso la determinazione di due brecce sclerali con tecnica 23 gauge, senza l’asportazione del vitreo e con un ago 41 gauge introdotto temporalmente al disco ottico. Gli animali sono stati sottoposti a controlli prima e dopo 1, 7, 14 e 30 giorni dall’intervento. Dopo trenta giorni dall’iniezione gli animali sono stati sacrificati ed è stata prelevata la retina per la determinazione dell’espressione e della tossicità del gene iniettato. I settantadue occhi trattati durante l’intervento ed ai successivi controlli postoperatori, a parte che per un distacco di retina trazionale e per lievi segni di infiammazione presenti nelle due settimane successive all’intervento, non presentavano complicanze. La caratterizzazione della trasduzione retinica da parte dei vettori iniettati dimostra efficiente espressione dei geni esogeni. I risultati del nostro studio, se pur preliminari, sembrano mostrare che l’iniezione sottoretinica di materiale genetico attraverso la tecnica 23 gauge, senza l’asportazione del vitreo e con un ago 41 gauge non determina importanti complicanze intra- e post-operatorie. La possibilità di iniettare la copia corretta del gene causa malattia, senza vitrectomia aumenta la sicurezza e la standardizzazione dell'atto chirurgico e dimostra l’efficacia della trasduzione retinica.
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