La Relazione su invito esposta al Seminario Internazionale di Zidine sull’esperienza mistica della contemporaneità è stata l’occasione per proporre una riflessione maggiormente meditata circa le implicazioni spirituali e le loro ricadute nei prodotti di architettura in vista della documentazione dei valori materiali e ‘immateriali’ che compongono l’edificio di culto –considerato, nell’occidente cristiano, il 'monumento' per antonomasia- sia in ragione del progetto del nuovo che dei condizionamenti posti dal rinnovamento della liturgia. La medesima liturgia, in quanto ‘funzione’ è da riconoscere come lo strumento privilegiato per la conservazione del manufatto architettonico e il suo valore operativo è, evidentemente, assoluto, per cui ragionare di espressività artistica o di lettura critica degli interventi di restauro sulle preesistenze nei luoghi di culto, non considerando la liturgia, è come porre ogni ragionamento storico-critico su un binario morto. Per questa ragione, facendo perno sull’esperienza italiana, paradigmatica per la determinante presenza della Curia Romana e dell’accentratore suo orientamento conservativo, è stata letta, anche con riferimento alle istanze innovative rappresentate dalla più lata sensibilità della letteratura contemporanea, la vicenda della ricostruzione di chiese a seguito del secondo conflitto mondiale. Emerge, per questa via, un interessante e articolatissimo scenario che mette in essere i problemi della conservazione figurale delle architetture; le difficoltà ad esplicitare i materiali della modernità nella loro valenza espressiva autonoma; il rifiuto per una rappresentazione sacrale pittorica e scultorea non figurale; la difficile metabolizzazione di spazi architettonici non più inclini all’ammiccante cifra stilistica o figuratività eclettica: un passaggio, dunque difficile, un vero e proprio 'nostos' spirituale.
The Carpet of Daniel. Mystical Dimension of Contemporary Art
CARILLO, Saverio;
2009
Abstract
La Relazione su invito esposta al Seminario Internazionale di Zidine sull’esperienza mistica della contemporaneità è stata l’occasione per proporre una riflessione maggiormente meditata circa le implicazioni spirituali e le loro ricadute nei prodotti di architettura in vista della documentazione dei valori materiali e ‘immateriali’ che compongono l’edificio di culto –considerato, nell’occidente cristiano, il 'monumento' per antonomasia- sia in ragione del progetto del nuovo che dei condizionamenti posti dal rinnovamento della liturgia. La medesima liturgia, in quanto ‘funzione’ è da riconoscere come lo strumento privilegiato per la conservazione del manufatto architettonico e il suo valore operativo è, evidentemente, assoluto, per cui ragionare di espressività artistica o di lettura critica degli interventi di restauro sulle preesistenze nei luoghi di culto, non considerando la liturgia, è come porre ogni ragionamento storico-critico su un binario morto. Per questa ragione, facendo perno sull’esperienza italiana, paradigmatica per la determinante presenza della Curia Romana e dell’accentratore suo orientamento conservativo, è stata letta, anche con riferimento alle istanze innovative rappresentate dalla più lata sensibilità della letteratura contemporanea, la vicenda della ricostruzione di chiese a seguito del secondo conflitto mondiale. Emerge, per questa via, un interessante e articolatissimo scenario che mette in essere i problemi della conservazione figurale delle architetture; le difficoltà ad esplicitare i materiali della modernità nella loro valenza espressiva autonoma; il rifiuto per una rappresentazione sacrale pittorica e scultorea non figurale; la difficile metabolizzazione di spazi architettonici non più inclini all’ammiccante cifra stilistica o figuratività eclettica: un passaggio, dunque difficile, un vero e proprio 'nostos' spirituale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.