Questo contributo analizza l’utilizzo di tecnologie non invasive per il rilievo dei beni culturali. Si tratta di strumenti in grado di entrare nel corpo dell’architettura e dell’ambiente, nelle pareti murarie, nel suolo, per evidenziare oggetti nascosti, cavità, fenomeni di degrado. Questa problematica risulta particolarmente delicata quando si opera in contesti storici di grande valore, nei quali è impensabile adoperare strumentazioni invasive, ma è necessario conoscere a fondo le condizioni dell’opera per programmarne la conservazione; o in tutti quei casi in cui lo studio delle fonti documentarie lascia supporre l’esistenza di spazi o materiali al di là di quelli visibili. Si presentano due applicazioni in contesti di enorme valenza storica. Nel primo caso di studio, relativo alla basilica di Santa Cecilia a Roma, è stato eseguito il monitoraggio delle condizioni degli affreschi, interessati da fenomeni di degrado dovuti all’umidità, adoperando un sistema termografico di acquisizione nella banda lunga dell’infrarosso, al fine di rilevare le differenze di temperatura all’interno del corpo murario. Il secondo esempio riguarda l’analisi non invasiva, eseguita con tecnologia georadar, del sottosuolo della piazza antistante la basilica di San Lorenzo a Firenze, al fine di localizzare anomalie o discontinuità riconducibili morfologicamente alla colonna che Michelangelo Buonarroti fece realizzare per il progetto della facciata e che, secondo le testimonianze documentarie, fu interrata dopo il 1568 per volere del regnante.

TECNOLOGIE NON INVASIVE PER IL RILIEVO DEI BENI CULTURALI

PISCITELLI, Manuela;GAMBARDELLA, Carmine
2010

Abstract

Questo contributo analizza l’utilizzo di tecnologie non invasive per il rilievo dei beni culturali. Si tratta di strumenti in grado di entrare nel corpo dell’architettura e dell’ambiente, nelle pareti murarie, nel suolo, per evidenziare oggetti nascosti, cavità, fenomeni di degrado. Questa problematica risulta particolarmente delicata quando si opera in contesti storici di grande valore, nei quali è impensabile adoperare strumentazioni invasive, ma è necessario conoscere a fondo le condizioni dell’opera per programmarne la conservazione; o in tutti quei casi in cui lo studio delle fonti documentarie lascia supporre l’esistenza di spazi o materiali al di là di quelli visibili. Si presentano due applicazioni in contesti di enorme valenza storica. Nel primo caso di studio, relativo alla basilica di Santa Cecilia a Roma, è stato eseguito il monitoraggio delle condizioni degli affreschi, interessati da fenomeni di degrado dovuti all’umidità, adoperando un sistema termografico di acquisizione nella banda lunga dell’infrarosso, al fine di rilevare le differenze di temperatura all’interno del corpo murario. Il secondo esempio riguarda l’analisi non invasiva, eseguita con tecnologia georadar, del sottosuolo della piazza antistante la basilica di San Lorenzo a Firenze, al fine di localizzare anomalie o discontinuità riconducibili morfologicamente alla colonna che Michelangelo Buonarroti fece realizzare per il progetto della facciata e che, secondo le testimonianze documentarie, fu interrata dopo il 1568 per volere del regnante.
2010
978-84-268-1528-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/173044
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