Si potrebbe dire che la Geografia è la scienza dei confini. Le linee disegnate sulle mappe non sono altro che confini. Rappresentazioni di discontinuità. Discretizzazione del continuum della superficie della Terra. Il territorio, quindi, non è pensato come il luogo circoscritto e statico delle immobilizzazioni culturali, né come una semplice declinazione dell’abitare e dell’appartenere, ma corrisponde piuttosto ad una geografia dai confini mobili, che vengono costantemente attraversati e ridefiniti. La città, memoria storica vivente in rapporto con la natura e continuamente protesa verso il futuro, è l’espressione più evidente delle comunità umane contemporanee e costituisce il paesaggio antropico per eccellenza. Nell’analisi del paesaggio contemporaneo il confine più importante non è quello tra la terra e il mare o tra la piana e i monti, ma piuttosto tra il limite dello lo spazio interno e il limite dello spazio esterno, cioè tra la città e la campagna. È ormai la città l’incontrastata modellatrice del paesaggio. È la sua dispersione pervasiva, che non sembra fermarsi di fronte ad alcuna asperità naturale, il fenomeno più macroscopico della mutazione del paesaggio. Al punto che il confine tra città e campagna sembra ormai irrintracciabile.
Paesaggi di Transizione:Costruire la Connessione Attraverso Microinterventi.
CONVERTI, Fabio
2010
Abstract
Si potrebbe dire che la Geografia è la scienza dei confini. Le linee disegnate sulle mappe non sono altro che confini. Rappresentazioni di discontinuità. Discretizzazione del continuum della superficie della Terra. Il territorio, quindi, non è pensato come il luogo circoscritto e statico delle immobilizzazioni culturali, né come una semplice declinazione dell’abitare e dell’appartenere, ma corrisponde piuttosto ad una geografia dai confini mobili, che vengono costantemente attraversati e ridefiniti. La città, memoria storica vivente in rapporto con la natura e continuamente protesa verso il futuro, è l’espressione più evidente delle comunità umane contemporanee e costituisce il paesaggio antropico per eccellenza. Nell’analisi del paesaggio contemporaneo il confine più importante non è quello tra la terra e il mare o tra la piana e i monti, ma piuttosto tra il limite dello lo spazio interno e il limite dello spazio esterno, cioè tra la città e la campagna. È ormai la città l’incontrastata modellatrice del paesaggio. È la sua dispersione pervasiva, che non sembra fermarsi di fronte ad alcuna asperità naturale, il fenomeno più macroscopico della mutazione del paesaggio. Al punto che il confine tra città e campagna sembra ormai irrintracciabile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.