Molti dei farmaci antineoplastici utilizzati nelle terapie oncologiche mostrano cancerogenicità, mutagenicità o teratogenicità verso l'uomo. Dal momento che la gran parte dei citostatici non presenta un meccanismo di azione selettivo nei confronti delle sole cellule tumorali, il loro utilizzo è correlato all'insorgenza di tumori primari nei lavoratori preposti alla loro manipolazione, rischio professionale che va tutelato. Uno strumento imprescindibile per la riduzione del rischio di assorbimento dei chemioterapici antiblastici in ambito lavorativo è rappresentato dal Monitoraggio Ambientale, in grado di delineare in maniera puntuale il livello d'inquinamento presente nei locali preposti alla manipolazione/somministrazioneai pazienti dei preparati, ma anche di mettere in luce carenze organizzativo/strutturali critiche ai fini dell'abbattimento/riduzione dell'inquinamento. Il presente lavoro illustra i risultati di diverse campagne di Monitoraggio Ambientale condotte tra il 2004 ed il 2008 in ospedali dell’area campana. Gli analiti, scelti in base alla loro tossicità intrinseca e alla percentuale di utilizzo nelle terapie, erano ciclofosfamide (CP), ifosfamide (IF), 5-fluoruracile (5FU), doxorubicina (DOXO) ed epirubicina (EPI). Il monitoraggio ambientale è stato effettuato mediante tecnica del wipe-test; gli analiti sono stati purificati ed analizzati mediante metodi pienamente validati in accordo con le linee guida della FDA. In tutti i reparti oncologici esaminati è stata evidenziata una non aderenza alle indicazioni delle linee guida relative alla manipolazione dei chemioterapici antiblastici. Il grado di contaminazione riscontrato risultava 1000 volte superiore rispetto ai valori riportati nella letteratura internazionale. I dati suggeriscono una non adeguatezza delle modalità di lavoro e delle procedure di pulizia, evidenziando la necessità di procedere con campagne d’informazione/formazione degli addetti alla manipolazione, al fine di renderli pienamente consapevoli dei rischi connessi all’attività lavorativa. Appare, inoltre, di primaria importanza la pianificazione di campagne di monitoraggio su base annuale, quale strumento imprescindibile per verificare l’efficacia delle strategie di risk management adottate per diminuire i livelli di esposizione a chemioterapici antiblastici
Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici in ambito sanitario: considerazioni sui livelli di contaminazione degli ambienti di lavoro e strategie di minimizzazione del rischio
MIRAGLIA, Nadia;SANNOLO, Nicola;
2011
Abstract
Molti dei farmaci antineoplastici utilizzati nelle terapie oncologiche mostrano cancerogenicità, mutagenicità o teratogenicità verso l'uomo. Dal momento che la gran parte dei citostatici non presenta un meccanismo di azione selettivo nei confronti delle sole cellule tumorali, il loro utilizzo è correlato all'insorgenza di tumori primari nei lavoratori preposti alla loro manipolazione, rischio professionale che va tutelato. Uno strumento imprescindibile per la riduzione del rischio di assorbimento dei chemioterapici antiblastici in ambito lavorativo è rappresentato dal Monitoraggio Ambientale, in grado di delineare in maniera puntuale il livello d'inquinamento presente nei locali preposti alla manipolazione/somministrazioneai pazienti dei preparati, ma anche di mettere in luce carenze organizzativo/strutturali critiche ai fini dell'abbattimento/riduzione dell'inquinamento. Il presente lavoro illustra i risultati di diverse campagne di Monitoraggio Ambientale condotte tra il 2004 ed il 2008 in ospedali dell’area campana. Gli analiti, scelti in base alla loro tossicità intrinseca e alla percentuale di utilizzo nelle terapie, erano ciclofosfamide (CP), ifosfamide (IF), 5-fluoruracile (5FU), doxorubicina (DOXO) ed epirubicina (EPI). Il monitoraggio ambientale è stato effettuato mediante tecnica del wipe-test; gli analiti sono stati purificati ed analizzati mediante metodi pienamente validati in accordo con le linee guida della FDA. In tutti i reparti oncologici esaminati è stata evidenziata una non aderenza alle indicazioni delle linee guida relative alla manipolazione dei chemioterapici antiblastici. Il grado di contaminazione riscontrato risultava 1000 volte superiore rispetto ai valori riportati nella letteratura internazionale. I dati suggeriscono una non adeguatezza delle modalità di lavoro e delle procedure di pulizia, evidenziando la necessità di procedere con campagne d’informazione/formazione degli addetti alla manipolazione, al fine di renderli pienamente consapevoli dei rischi connessi all’attività lavorativa. Appare, inoltre, di primaria importanza la pianificazione di campagne di monitoraggio su base annuale, quale strumento imprescindibile per verificare l’efficacia delle strategie di risk management adottate per diminuire i livelli di esposizione a chemioterapici antiblasticiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.