Indagare un territorio, misurarne le sue componenti, ricercare le tracce della sua evoluzione, analizzarne gli elementi costitutivi sono momenti che costituiscono la lettura di un paesaggio. Il paesaggio, infatti, “è scrittura, ovvero impasto di parole, idee, immagini, nel quale il sistema della ragione è costretto a sciogliere le sue rigidità per aderire elasticamente alla complessità del problema” . È una stratificazione di segni e di contaminazioni che il tempo dinamicamente ha sovrapposto e contrapposto per declinarne un frammento, un testo scritto, una possibile rappresentazione di fenomeni antropici e naturali. Quest’accezione semantica traccia due aspetti fondamentali del paesaggio: “una dimensione soggettiva come percezione personale derivata dalla frequentazione di un luogo, e una dimensione oggettiva, fatta di cose, di fenomeni, presenti nello spazio geografico. La polisemia insita nel concetto di paesaggio deriva dal fatto che il termine indica sia la rappresentazione dell’oggetto, sia l’oggetto stesso” . Questa ambivalenza induce a interpretare e ad estendere l’accezione di paesaggio come scrittura; la scrittura, infatti, “non consiste in oggetti, ma in segni su oggetti” ; il paesaggio quindi non è meramente una scrittura ma anche i segni che determinano la scrittura e quindi il paesaggio stesso. Una rinnovata accezione che ci induce a pensare ai segni del Mediterraneo in una maniera più fluida e instabile, come un continuo mescolarsi di correnti culturali e storiche, dove i confini relativamente inalterabili del mare, della linea costiera, delle pianure, dei delta, dei fiumi, delle vallate e delle catene montuose hanno offerto ospitalità a processi storici spesso imprevedibili e a formazioni culturali estremamente variegate; “in quanto luogo preciso, il Mediterraneo richiama un intricarsi infinito di radici e diramazioni; nella sua longue durée si fa molteplici sedimentazioni e disseminazioni”.

Indagare il Limite Complesso del Paesaggio Costiero Mediterraneo: Processi di Conoscenza Multiscalare/Multidimensionale

CONVERTI, Fabio
;
PISACANE, Nicola
2015

Abstract

Indagare un territorio, misurarne le sue componenti, ricercare le tracce della sua evoluzione, analizzarne gli elementi costitutivi sono momenti che costituiscono la lettura di un paesaggio. Il paesaggio, infatti, “è scrittura, ovvero impasto di parole, idee, immagini, nel quale il sistema della ragione è costretto a sciogliere le sue rigidità per aderire elasticamente alla complessità del problema” . È una stratificazione di segni e di contaminazioni che il tempo dinamicamente ha sovrapposto e contrapposto per declinarne un frammento, un testo scritto, una possibile rappresentazione di fenomeni antropici e naturali. Quest’accezione semantica traccia due aspetti fondamentali del paesaggio: “una dimensione soggettiva come percezione personale derivata dalla frequentazione di un luogo, e una dimensione oggettiva, fatta di cose, di fenomeni, presenti nello spazio geografico. La polisemia insita nel concetto di paesaggio deriva dal fatto che il termine indica sia la rappresentazione dell’oggetto, sia l’oggetto stesso” . Questa ambivalenza induce a interpretare e ad estendere l’accezione di paesaggio come scrittura; la scrittura, infatti, “non consiste in oggetti, ma in segni su oggetti” ; il paesaggio quindi non è meramente una scrittura ma anche i segni che determinano la scrittura e quindi il paesaggio stesso. Una rinnovata accezione che ci induce a pensare ai segni del Mediterraneo in una maniera più fluida e instabile, come un continuo mescolarsi di correnti culturali e storiche, dove i confini relativamente inalterabili del mare, della linea costiera, delle pianure, dei delta, dei fiumi, delle vallate e delle catene montuose hanno offerto ospitalità a processi storici spesso imprevedibili e a formazioni culturali estremamente variegate; “in quanto luogo preciso, il Mediterraneo richiama un intricarsi infinito di radici e diramazioni; nella sua longue durée si fa molteplici sedimentazioni e disseminazioni”.
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