Considerato da Argan «il migliore architetto toscano del nostro secolo per la genialità, la novità e il rigore della sola ricerca», e nonostante gli ulteriori riconoscimenti da parte di Portoghesi e di Zevi nell’ambito della storiografia architettonica, Leonardo Savioli resta ancora in gran parte in ombra. Allievo di Michelucci e maestro di Natalini, primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile (1953) con una giuria composta da Rogers, Le Corbusier e Sert, e primo premio al concorso a Cannes (1971), giudicato, tra gli altri, da Bakema e Kahn, Savioli rappresenta, all’interno del quadro storico poliedrico e complesso che va dalla ricostruzione postbellica alla fine degli anni settanta, un architetto di respiro internazionale. Il volume propone un’attenta rilettura critica della sua opera, condotta sugli oltre cento progetti del fondo conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, nel doppio ambito, fortemente intrecciato, dell’edilizia residenziale e del contesto urbano, senza trascurare la scala del design. Dalla scomposizione neoplastica degli elementi all’autonomia delle cellule spaziali, attraverso il montaggio brutalista di “pezzi” prefabbricati al fine di favorire l’autonomo intervento compositivo dell’utente, la ricerca di Savioli interseca movimenti e tendenze dell’architettura del Novecento, proponendo quel tema della centralità dello spazio “vissuto” dall’uomo tornato oggi, nella società globalizzata, di flagrante attualità.
Leonardo Savioli (1917-1982) Ipotesi di spazio: dalla “casa abitata” al “frammento di città”
DE FALCO, Carolina
2012
Abstract
Considerato da Argan «il migliore architetto toscano del nostro secolo per la genialità, la novità e il rigore della sola ricerca», e nonostante gli ulteriori riconoscimenti da parte di Portoghesi e di Zevi nell’ambito della storiografia architettonica, Leonardo Savioli resta ancora in gran parte in ombra. Allievo di Michelucci e maestro di Natalini, primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile (1953) con una giuria composta da Rogers, Le Corbusier e Sert, e primo premio al concorso a Cannes (1971), giudicato, tra gli altri, da Bakema e Kahn, Savioli rappresenta, all’interno del quadro storico poliedrico e complesso che va dalla ricostruzione postbellica alla fine degli anni settanta, un architetto di respiro internazionale. Il volume propone un’attenta rilettura critica della sua opera, condotta sugli oltre cento progetti del fondo conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, nel doppio ambito, fortemente intrecciato, dell’edilizia residenziale e del contesto urbano, senza trascurare la scala del design. Dalla scomposizione neoplastica degli elementi all’autonomia delle cellule spaziali, attraverso il montaggio brutalista di “pezzi” prefabbricati al fine di favorire l’autonomo intervento compositivo dell’utente, la ricerca di Savioli interseca movimenti e tendenze dell’architettura del Novecento, proponendo quel tema della centralità dello spazio “vissuto” dall’uomo tornato oggi, nella società globalizzata, di flagrante attualità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.