Se il Regno di Napoli ha conosciuto un nuovo tipo di amministrazione che consentisse, pur con tutti i limiti di un sistema ancora giovane, un controllo pieno del territorio, ciò è avvenuto durante quel corso di tempo denominato Decennio francese. Tra il 1806 ed il 1815 assistiamo al passaggio dal vecchio al nuovo regime, alla realizzazione, in certi limiti, degli ideali del ‘99. I profondi mutamenti istituzionali, la promulgazione dei codici, l’esperienza di una nuova classe dirigente, rappresentano un panorama in evoluzione, che tende verso il rinnovamento della società meriodionale. L’importazione delle strutture amministrative francesi, e la loro lenta applicazione, consentì al Regno, pur non sensa traumi, un indiscutibile progresso che continuò a prudurre i sui effetti anche dopo la caduta dei napoleonidi. Protagonisti di quest’epoca furono i ceti che, rimasti in parte neutrali durante la rivoluzione del ‘99, ne avevano condiviso gli stimoli e le ragioni, per le quali già da tempo si battevano anche se sul terreno meno cruento delle idee. In questa prospettiva, dunque, è la preparazione delle riforme che viene ad assumere una fondamentale importanza, oltre la loro stessa realizzazione. Preparazione intesa come spinta al rinnovamento da parte di uomini che lentamente assumevano un ruolo sempre più importante nella vita politica del Regno, e che in seguito furono largamente utilizzati nel governo francese di Napoli. Si è più volte notato come la necessità di porre mano a radicali riforme nell’amministrazione e nella società meriodionale era fortemente sentita già da tempo, ben prima, appunto, del Decennio. Questa necessità, però, se da un lato trova le sue basi nelle spinte di ceti intellettualmente vicini alle idee dell’illuminismo francese che lentamente si diffondono in Euroropa durante il XVIII secolo, specialmente nella seconda metà di esso, a Napoli è fatta propria da quel nascente gruppo che si riunirà sotto la guida di Filangieri e che troverà un punto di aggregazione nella condivisione della fede massonica.

L’amministrazione produttiva. Crisi dell’amministrazione togata e nuovi compiti dello Stato nell’opera di Giuseppe Zurlo 1759-1821.

D'IPPOLITO, Francesco Eriberto
2004

Abstract

Se il Regno di Napoli ha conosciuto un nuovo tipo di amministrazione che consentisse, pur con tutti i limiti di un sistema ancora giovane, un controllo pieno del territorio, ciò è avvenuto durante quel corso di tempo denominato Decennio francese. Tra il 1806 ed il 1815 assistiamo al passaggio dal vecchio al nuovo regime, alla realizzazione, in certi limiti, degli ideali del ‘99. I profondi mutamenti istituzionali, la promulgazione dei codici, l’esperienza di una nuova classe dirigente, rappresentano un panorama in evoluzione, che tende verso il rinnovamento della società meriodionale. L’importazione delle strutture amministrative francesi, e la loro lenta applicazione, consentì al Regno, pur non sensa traumi, un indiscutibile progresso che continuò a prudurre i sui effetti anche dopo la caduta dei napoleonidi. Protagonisti di quest’epoca furono i ceti che, rimasti in parte neutrali durante la rivoluzione del ‘99, ne avevano condiviso gli stimoli e le ragioni, per le quali già da tempo si battevano anche se sul terreno meno cruento delle idee. In questa prospettiva, dunque, è la preparazione delle riforme che viene ad assumere una fondamentale importanza, oltre la loro stessa realizzazione. Preparazione intesa come spinta al rinnovamento da parte di uomini che lentamente assumevano un ruolo sempre più importante nella vita politica del Regno, e che in seguito furono largamente utilizzati nel governo francese di Napoli. Si è più volte notato come la necessità di porre mano a radicali riforme nell’amministrazione e nella società meriodionale era fortemente sentita già da tempo, ben prima, appunto, del Decennio. Questa necessità, però, se da un lato trova le sue basi nelle spinte di ceti intellettualmente vicini alle idee dell’illuminismo francese che lentamente si diffondono in Euroropa durante il XVIII secolo, specialmente nella seconda metà di esso, a Napoli è fatta propria da quel nascente gruppo che si riunirà sotto la guida di Filangieri e che troverà un punto di aggregazione nella condivisione della fede massonica.
2004
88-243-1514-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/161784
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