Il binomio che funge da titolo al volume, oltre a richiamare il poetico incipit del Liber Augustalis (Post mundi machinam), la singolare raccolta delle Constitutiones Regni Siciliae, intende anche evocare i due estremi, natura (mundus) e artificio (machina), dello spettro semantico lungo il quale si è consumata l’esuberante esperienza umana, culturale e politica del sovrano svevo. La poliedrica personalità di Federico II, stupor mundi e preambulum Antichristi, incise profondamente sulla sua epoca (la prima metà del XIII secolo), rispetto alla quale assunse caratteri che non è azzardato definire costitutivi e speculari. Inoltre, per il carattere enantiodromico e ambivalente di ogni sua azione, sempre traboccante di vitalità e carica di energie patiche, l’opera federiciana ben si presta ad essere inquadrata negli ambiti propri della ricerca simbolico-politica. Se sull’uomo e sul mito che da secoli l’accompagna ben difficilmente si può avere l’ambizione di dire cose del tutto nuove, innovativa può essere, invece, la prospettiva d’indagine. Di qui il meditato uso della parola “incursione” come tentativo di approccio al complesso mondo dell’ars federiciana. Essa vuole trasmettere al lettore l’idea della singolarità di un percorso filosofico-politico che attraversa, insieme, territori contigui (filosofia e storia del diritto e delle istituzioni) e, anche, – apparentemente – lontani (arte figurativa, poesia, numismatica): munera aliena rispetto ai quali la fertile multidisciplinarietà degli studi di simbolica consente di non ridursi ad un superficiale, quanto avvilente, silenzio. A ben vedere, è forse questo il miglior approccio ermeneutico per comprendere la ricchezza di significati sottesa al concetto di Kunstwerk, che, com’è noto, Jacob Burckhardt coniò per l’ambigua costruzione politica federiciana, sintesi polisemica di calcolo e di artificio ma, anche, di genio e sregolatezza.

Machina Mundi. Incursioni simbolico-politiche nell'arte federiciana

CESARO, Antimo
2012

Abstract

Il binomio che funge da titolo al volume, oltre a richiamare il poetico incipit del Liber Augustalis (Post mundi machinam), la singolare raccolta delle Constitutiones Regni Siciliae, intende anche evocare i due estremi, natura (mundus) e artificio (machina), dello spettro semantico lungo il quale si è consumata l’esuberante esperienza umana, culturale e politica del sovrano svevo. La poliedrica personalità di Federico II, stupor mundi e preambulum Antichristi, incise profondamente sulla sua epoca (la prima metà del XIII secolo), rispetto alla quale assunse caratteri che non è azzardato definire costitutivi e speculari. Inoltre, per il carattere enantiodromico e ambivalente di ogni sua azione, sempre traboccante di vitalità e carica di energie patiche, l’opera federiciana ben si presta ad essere inquadrata negli ambiti propri della ricerca simbolico-politica. Se sull’uomo e sul mito che da secoli l’accompagna ben difficilmente si può avere l’ambizione di dire cose del tutto nuove, innovativa può essere, invece, la prospettiva d’indagine. Di qui il meditato uso della parola “incursione” come tentativo di approccio al complesso mondo dell’ars federiciana. Essa vuole trasmettere al lettore l’idea della singolarità di un percorso filosofico-politico che attraversa, insieme, territori contigui (filosofia e storia del diritto e delle istituzioni) e, anche, – apparentemente – lontani (arte figurativa, poesia, numismatica): munera aliena rispetto ai quali la fertile multidisciplinarietà degli studi di simbolica consente di non ridursi ad un superficiale, quanto avvilente, silenzio. A ben vedere, è forse questo il miglior approccio ermeneutico per comprendere la ricchezza di significati sottesa al concetto di Kunstwerk, che, com’è noto, Jacob Burckhardt coniò per l’ambigua costruzione politica federiciana, sintesi polisemica di calcolo e di artificio ma, anche, di genio e sregolatezza.
2012
978-88-204-0379-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/161676
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