Lo studio dell’istituto della riserva di legge occupa, da sempre, un posto centrale nelle riflessioni sul sistema delle fonti del diritto, come del resto documentato dalla vasta e autorevole produzione dottrinale. Un’indagine sul tema, particolarmente attenta ad esaltare la valenza democratico-garantista dell’istituto, consente di mettere in luce non solo le regole sulla produzione giuridica, quanto e soprattutto i valori sottesi alla consacrazione di quelle stesse regole nella Carta costituzionale. In quest’ottica, è stata più volte denunciata la profonda crisi che attraversa l’istituto in esame, riconducibile al concomitante operare di più fenomeni , i quali si consumano sia all’interno che all’esterno dell’ordinamento nazionale. L’indifferenza per la ratio dell’istituto, la sottovalutazione della sua componente ideologica e della sua valenza politica hanno finito per accentuarne l’aspetto organizzativo e, cioè, il suo porsi quale strumento (formale) di regolazione del rapporto tra fonti primarie e secondarie. L’indagine sui profili evolutivi della riserva di legge è stata condotta tenuto conto di una delle più rilevanti caratteristiche dell’attuale sistema delle fonti del diritto, ovvero il suo porsi quale sistema “policentrico” o “multilivello”, contraddistinto da un accentuato pluralismo delle fonti di produzione normativa di provenienza statale, sopranazionale e sub-statale. Specie su quest’ultimo versante, gli scenari aperti dalla riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione lasciano intravedere nuovi percorsi di attuazione dei valori costituzionali, rispetto ai quali soprattutto le Regioni possono assumere un ruolo fondamentale, certo non perfettamente identico a quello rivestito dallo Stato, ma comunque rispondente alla fondamentale esigenza democratica di realizzazione del pluralismo istituzionale. Sul versante sovranazionale, l’accettazione della sostituibilità della fonte comunitaria a quella legislativa, anche ai fini del soddisfacimento delle riserve di legge costituzionalmente previste, può essere ricondotta al più ampio fenomeno dell’erosione degli spazi occupati dalla legge parlamentare. I rilievi critici avanzati riguardo alla piena sostituibilità della legalità interna a quella comunitaria, lungi dal costituire un tentativo di arresto del processo di integrazione sopranazionale, mirano, invece, ad incentivare il lungo e tortuoso processo di democratizzazione dell’ordinamento comunitario e a non sottovalutare i poteri spettanti agli organi rappresentativi nazionali e territoriali.

La riserva di legge nelle dinamiche di trasformazione dell'ordinamento interno e comunitario

IADICICCO, Maria Pia
2007

Abstract

Lo studio dell’istituto della riserva di legge occupa, da sempre, un posto centrale nelle riflessioni sul sistema delle fonti del diritto, come del resto documentato dalla vasta e autorevole produzione dottrinale. Un’indagine sul tema, particolarmente attenta ad esaltare la valenza democratico-garantista dell’istituto, consente di mettere in luce non solo le regole sulla produzione giuridica, quanto e soprattutto i valori sottesi alla consacrazione di quelle stesse regole nella Carta costituzionale. In quest’ottica, è stata più volte denunciata la profonda crisi che attraversa l’istituto in esame, riconducibile al concomitante operare di più fenomeni , i quali si consumano sia all’interno che all’esterno dell’ordinamento nazionale. L’indifferenza per la ratio dell’istituto, la sottovalutazione della sua componente ideologica e della sua valenza politica hanno finito per accentuarne l’aspetto organizzativo e, cioè, il suo porsi quale strumento (formale) di regolazione del rapporto tra fonti primarie e secondarie. L’indagine sui profili evolutivi della riserva di legge è stata condotta tenuto conto di una delle più rilevanti caratteristiche dell’attuale sistema delle fonti del diritto, ovvero il suo porsi quale sistema “policentrico” o “multilivello”, contraddistinto da un accentuato pluralismo delle fonti di produzione normativa di provenienza statale, sopranazionale e sub-statale. Specie su quest’ultimo versante, gli scenari aperti dalla riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione lasciano intravedere nuovi percorsi di attuazione dei valori costituzionali, rispetto ai quali soprattutto le Regioni possono assumere un ruolo fondamentale, certo non perfettamente identico a quello rivestito dallo Stato, ma comunque rispondente alla fondamentale esigenza democratica di realizzazione del pluralismo istituzionale. Sul versante sovranazionale, l’accettazione della sostituibilità della fonte comunitaria a quella legislativa, anche ai fini del soddisfacimento delle riserve di legge costituzionalmente previste, può essere ricondotta al più ampio fenomeno dell’erosione degli spazi occupati dalla legge parlamentare. I rilievi critici avanzati riguardo alla piena sostituibilità della legalità interna a quella comunitaria, lungi dal costituire un tentativo di arresto del processo di integrazione sopranazionale, mirano, invece, ad incentivare il lungo e tortuoso processo di democratizzazione dell’ordinamento comunitario e a non sottovalutare i poteri spettanti agli organi rappresentativi nazionali e territoriali.
2007
9788834874868
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/161655
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