La pubblicazione è l’esito di ricerche su fonti documentarie, anche inedite, condotte presso l’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea che ne ha curato anche l’edizione. Il titolo proviene dal primo film della Olivetti, 1949, sceneggiatura di Leonardo Sinisgalli. Il volume esamina gli elaborati della grafica olivettiana come episodi di una narrazione unitaria in cui è protagonista la vita di fabbrica. Al repertorio visivo – realizzato da grafici, designer, pittori e scultori – si aggiungono forme e contenuti che provengono dai letterati e dagli intellettuali di fabbrica. Quindi, parole e immagini per raccontare come i temi del lavoro manuale, della tecnica e della produzione, si traducono in un codice visivo, in cui la presenza di segni ricorrenti – figure femminili, mani, parti meccaniche, elementi naturali e alfabeti – rende la comunicazione pubblicitaria indipendente, anche se non autonoma, dal prodotto per ribadire il pensiero etico e ragionato dell’integralità tra uomo, tecnologia e territorio; in sintesi, per confermare la responsabilità dell’industria quale valore costitutivo e costruttivo della società, come chiaramente espresso dai testi e dalle azioni di Adriano Olivetti. Il volume parte dal racconto di come l’esperienza di fabbrica sia diventata patrimonio culturale comune, attraverso l’opera degli intellettuali olivettiani, per procedere con quattro storie di disegno industriale che sono la premessa alla decodifica dei segni delle espressioni visive della Olivetti. Quindi, a una lettura e a una interpretazione dei manifesti e delle pubblicità condotta attraverso la disanima delle invarianti che interpretano l’esigenza di un sistema di pensiero che tende sempre all’integrazione, vista come antitesi attiva all’egemonia, alla sopraffazione. Difatti, le presentazioni e la comunicazione dei prodotti olivettiani sono, intenzionalmente, predisposte, nelle forme come nei contenuti, per essere interpretate collegandole a significati che superino l’identità aziendale e collochino la Olivetti tra i movimenti culturali. L’ultimo capitolo è dedicato al senso della storia che deriva dall’interpretazione delle relazioni tra gli artefatti comunicativi e la poetica delle espressioni olivettiane: alla Olivetti, il rapporto con la storia è dato dall’interazione tra la selezione degli avvenimenti passati e le possibilità trasformative da ricondurre e attuare nel presente, in questa linea interpretativa La Rosa nel Calamaio è il manifesto che, meglio di tutti gli altri, racconta del ruolo culturale della Olivetti, perché quest’immagine amplifica e sostiene le intenzioni e i ragionamenti degli intellettuali quotidianamente impegnati nelle azioni di progresso comunitario.

Millesimo di millimetro. I segni del codice visivo Olivetti 1908-1978

FIORENTINO, Caterina Cristina
2014

Abstract

La pubblicazione è l’esito di ricerche su fonti documentarie, anche inedite, condotte presso l’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea che ne ha curato anche l’edizione. Il titolo proviene dal primo film della Olivetti, 1949, sceneggiatura di Leonardo Sinisgalli. Il volume esamina gli elaborati della grafica olivettiana come episodi di una narrazione unitaria in cui è protagonista la vita di fabbrica. Al repertorio visivo – realizzato da grafici, designer, pittori e scultori – si aggiungono forme e contenuti che provengono dai letterati e dagli intellettuali di fabbrica. Quindi, parole e immagini per raccontare come i temi del lavoro manuale, della tecnica e della produzione, si traducono in un codice visivo, in cui la presenza di segni ricorrenti – figure femminili, mani, parti meccaniche, elementi naturali e alfabeti – rende la comunicazione pubblicitaria indipendente, anche se non autonoma, dal prodotto per ribadire il pensiero etico e ragionato dell’integralità tra uomo, tecnologia e territorio; in sintesi, per confermare la responsabilità dell’industria quale valore costitutivo e costruttivo della società, come chiaramente espresso dai testi e dalle azioni di Adriano Olivetti. Il volume parte dal racconto di come l’esperienza di fabbrica sia diventata patrimonio culturale comune, attraverso l’opera degli intellettuali olivettiani, per procedere con quattro storie di disegno industriale che sono la premessa alla decodifica dei segni delle espressioni visive della Olivetti. Quindi, a una lettura e a una interpretazione dei manifesti e delle pubblicità condotta attraverso la disanima delle invarianti che interpretano l’esigenza di un sistema di pensiero che tende sempre all’integrazione, vista come antitesi attiva all’egemonia, alla sopraffazione. Difatti, le presentazioni e la comunicazione dei prodotti olivettiani sono, intenzionalmente, predisposte, nelle forme come nei contenuti, per essere interpretate collegandole a significati che superino l’identità aziendale e collochino la Olivetti tra i movimenti culturali. L’ultimo capitolo è dedicato al senso della storia che deriva dall’interpretazione delle relazioni tra gli artefatti comunicativi e la poetica delle espressioni olivettiane: alla Olivetti, il rapporto con la storia è dato dall’interazione tra la selezione degli avvenimenti passati e le possibilità trasformative da ricondurre e attuare nel presente, in questa linea interpretativa La Rosa nel Calamaio è il manifesto che, meglio di tutti gli altri, racconta del ruolo culturale della Olivetti, perché quest’immagine amplifica e sostiene le intenzioni e i ragionamenti degli intellettuali quotidianamente impegnati nelle azioni di progresso comunitario.
2014
9788815251978
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/161018
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